A Firenze, fra il 2 e il 9 novembre si celebra questo compleanno importante: la sessantesima edizione del Festival dei Popoli con 109 documentari ad alto contenuto spettacolare e che affrontano temi di grande attualità. Oltre 90 gli ospiti internazionali.

Il profilo prevalente di questo glorioso Festival è antropologico e sociologico, ma nel tempo vi si sono aggiunti tutti i possibili itinerari dell’esperienza umana: la storia contemporanea, l’attualità politica, il costume, la società, l’informazione, l’architettura, l’arte contemporanea, la musica, la danza, il teatro, la riflessione sui mezzi di comunicazione, il cinema stesso.

“In occasione della 60a edizione – ha spiegato così la scelta del cartellone il direttore Alberto Lastrucci - proponiamo un’immagine che evoca il lungo percorso e l’ininterrotta attività del nostro festival che, fin dalle origini, si propone di essere un ‘testimone del suo tempo’, ma anche un avvistatore delle nuove tendenze in avvicinamento (cinematografiche, culturali, sociali, politiche, ecc.). L’immagine del manifesto, intitolato Frames, presenta la figura emblematica di un testimone che, attraverso decenni caratterizzati da strumenti tecnologici in continua evoluzione, mantiene inalterato il suo ruolo di osservatore, cronista, story-teller. Un simbolo di tutte le autrici e di tutti gli autori dei ‘racconti del mondo’ che compongono il programma”.

Il festival annuncia anche una sezione speciale chiamata "Diamonds are Forever" curata da Daniele Dottorini, che ripercorre gli ultimi sessanta anni di cinema documentario per riscoprire una costellazione di pietre preziose, di gioielli da riportare alla luce. Frutto del talento di autrici ed autori di fama internazionale, i 20 titoli che compongono questa sezione, presentati nelle passate edizioni, dal 1959 a oggi, costituiscono autentici "momenti di grande cinema". Da Titicut Follies di Frederick Wiseman a Don’t Look Back di D.A. Pennebaker entrambi del 1967; da Les Enfants Jouent à la Russie di Jean-Luc Godard a First Love di Krzysztof Kieślowski del 1974; da Sud di Chantal Akerman a Harat di Sepideh Farsi: un'occasione unica per vedere, o rivedere, opere intramontabili che hanno anticipato il cinema del futuro.

Le altre sezioni di quest’anno sono il "Concorso internazionale", il "Concorso italiano", "l’Omaggio a Sergei Loznitsa". Di Diamonds are forever abbiamo già detto. “Doc at work” sono laboratori di idee rivolti al pubblico, ai professionisti ed alle Scuole di cinema italiane. Si chiama “Popoli for kids” la sezione realizzata in collaborazione con il festival greco KinderDocs che propone una selezione di documentari rivolti a piccoli e giovani spettatori, domenica 3 novembre al Cinema Stensen. “Habitat” dà un originale contributo, fatto di 11 titoli che si propongono di raccontare passato, presente e futuro concentrati in una visione d'insieme, atta a procurarci una soluzione tecnologica di cura del pianeta Terra. “Doc Explorer” accoglie le tecnologie VR e AR e pone loro alcune domande cruciali: che sfida pongono al panorama del cinema documentario e all’umanità nel suo rapporto col reale? “Hit me with music”, infine, è la sezione che, attraversando generi, paesi, epoche, generazioni, ci fa conoscere i protagonisti della scena musicale mondiale.

Per il Concorso Internazionale sono stati selezionati 20 documentari inediti in Italia, di cui sette esaminano la condizione femminile con grande varietà di stili, cinque tratteggiano ritratti e autoritratti, e il resto ha una estrema varietà di argomenti, cosa che caratterizza il documentario contemporaneo.

Per il Concorso Italiano tutti i titoli sono in anteprima mondiale. Ci soffermiamo su alcuni girati in Toscana. La regista Laura Cini presenta Medium ambientato a Firenze, dove Tarika, una donna che ha messo a disposizione degli altri il suo talento nel comunicare con l’aldilà, fa da tramite tra la vita terrena e quella ultraterrena (2/11). Tra Lucca e Stati Uniti si sviluppa la storia di una migrazione raccontata in Mister Wonderland di Valerio Ciriaci, che racconta di Sylvester Z. Poli, un umile artigiano emigrato da Lucca in America alla fine del XIX secolo e divenuto il più grande proprietario di sale cinematografiche del suo tempo (6/11). Caterina di Francesco Corsi, traccia un emozionante ritratto dell’artista fiorentina Caterina Bueno, etnomusicologa, cantante e “raccattacanzoni” che, a partire dagli anni ‘60, portò all’attenzione del grande pubblico il preziosissimo patrimonio di canti e tradizioni musicali che raccoglieva pazientemente nelle campagne della Toscana (8/11). Anche un altro documentario va segnalato per l’interesse dell’argomento: Un uomo deve essere forte di Ilaria Ciavattini e Elsi Perino racconta di Jack e del suo percorso di transizione da femmina a maschio (5/11).

Per “l’Omaggio a Sergei Loznitsa”, regista ucraino, tra i più rigorosi e autorevoli cineasti europei in attività, scelto e premiato dai maggiori festival del mondo, il curatore della sezione Silvio Grasselli ha scelto cinque documentari e un film a soggetto, offrendoci uno sguardo trasversale sullo stile e sul metodo di lavoro del regista, che ci permette, anche grazie ad una masterclass, di approfondire il motivo della sua grandezza.

Apre questa edizione sabato 2 novembre alle 21 al Cinema della Compagnia, sede principale del Festival, Sea-Watch 3 di Jonas Schreijäg e Nadia Kailouli, in prima internazionale. Saranno presenti alla proiezione i registi. Si vede, in presa diretta, a bordo dell’omonima nave, il salvataggio di 53 persone, l’arrivo della polizia italiana, la memoria degli orrori raccapriccianti dalla Libia. Una visione del tutto nuova, che guarda dal mare verso la terra inospite.