L’undicesima edizione del Robot Festival ha inaugurato con una preview in uno dei luoghi da anni legati alla storia della manifestazione: Palazzo Re Enzo.

Il 12 ottobre lo storico edificio situato nel centro storico di Bologna ha ospitato il live del compositore e produttore austriaco Dorian Concept e il djset del dj e produttore australiano Francis Inferno Orchestra. Nella Sala Re Enzo invece ha avuto luogo uno speciale programma a cavallo fra cinema e musica curato da Seeyousound (Festival itinerante che vi consigliamo di seguire per la programmazione molto interessante): Soundies, 20 tra i migliori videoclip del 2018 plasmati in un unico lungometraggio, e la performance Project-To vs Avanguardie - Riccardo Mazza e Laura Pol hanno sonorizzato e rielaborato in live video alcune scene tratte da capolavori del cinema sperimentale degli anni Venti e Trenta.

Come ogni anno Robot Festival ha dedicato la sua riflessione ad un tema, e questa volta i due firmatari del manifesto, Andrea Zanni e Daniele Gambetta, si sono concentrati sulla corrente nuova era oscura (per citare James Bridle) che stiamo vivendo, #BlackBox, termine preso in prestito dalla cibernetica, è diventato la metafora del nostro rapporto quotidiano con la tecnologia: una scatola nera dai meccanismi interni opachi di cui conosciamo gli input e gli output ma non il funzionamento. Un mistero costante e affascinante. Durante i giorni del festival è stato possibile approfondire questo tema complesso grazie a diversi incontri e conferenze organizzati in collaborazione con RiFestival e AftER Festival - futuri digitali.

Robot Festival attento, non solo alla scelta musicale, ma anche a quella visiva ha ospitato una selezione curata da Quarto Mondo - studiata come una piccola oasi per il pubblico dove potersi rilassare e lasciare andare al flusso delle immagini.

Il festival da sempre rivolge la sua attenzione anche alle location, come dimostra la scelta per la preview di Palazzo Re Enzo; anche quest’anno per le due giornate del festival, le esibizioni hanno avuto luogo nelle storiche sale dell’Ex Gam nel quartiere fieristico della città, e per il closing party a Dumbo (in via Casarini, vicino al TPO) nuovo spazio espressione della rigenerazione culturale e urbana cittadina.

Come sempre, il festival ha puntato alla qualità fin dalla preview; una rassegna musicale, quella bolognese sempre connessa e attenta agli artisti nazionali e internazionali, una manifestazione prismatica, raffinata in grado di accontentare diversi tipi di pubblico dalle performance live ai djset - anche in questa undicesima edizione si sono alternati nomi di punta della scena musicale - dall’Inghilterra al Brasile, passando per l’Olanda e l’Italia.

Nella prima serata del 25 ottobre, l’apertura a cura di Corgiat, vincitore della terza edizione dello Jaeger Music Lab e Filibalou della scuderia bolognese Mint Sound, ha proseguito poi il fondatore e resident del Salon Des Amateurs, il club di Düsseldorf diventato famoso per i set assurdi e stravaganti - Tolouse Low Trax, a seguire il pazzesco duo israeliano Red Axes sempre a metà tra rock ed elettronica - nella sala Indaco, invece Moxie - una delle firme regina di NTS Radio seguita dal futuro marito Leon Vynehall - artista introspettivo ed elegante, fresco dell’uscita dell’anno scorso di un meraviglioso disco come Nothing is Still, e che ha fatto scaldare la pista con un djset caldissimo. Da tenere d’occhio Badsista, dj e produttrice di San Paolo che ha alimentato e sostenuto la scena queer brasiliana e che ha fatto impazzire la pista bolognese con sonorità dalle citazioni cinematografiche e pop.

Inutile dire che uno degli artisti più attesi, già ospite nell’ottava edizione del festival, è stato il produttore spagnolo John Talabot, uno dei maestri indiscussi nella #nightlife, che ha portato in scena un set coerente con la propria visione musicale, tra esplosioni soft mai fuori contesto.

Nella seconda serata di sabato 26 ottobre, all’Ex Gam, due spettacoli audio/visual da appuntarsi: Lei, (No) Innocence e la performance Queering the Digital Space di Guenter Råler - sempre sull’onda sound and vision, inarrivabile, e raffinato il live del bolognese Alessandro Cortini, membro dei Nine Inch Nails che ha presentato in questa occasione il suo nuovo lavoro da solista Volume Massimo uscito per l’etichetta super prestigiosa Mute Records (quella dei Depeche Mode); sempre live e indimenticabile la performance di Curses per tutti gli amanti delle sonorità post punk e dark wave - folgorante e penetrante il carisma del frontman Luca Venezia, newyorkese di stanza a Berlino, androgino e fuori dalle righe - ha mantenuto l’atmosfera bollente per il ritorno dell’amatissimo Andrew Weatherall (presente anche alla scorsa edizione) che ha fatto scatenare la pista come solo lui sa fare, da ottimo produttore poliedrico in possesso di una colta sensibilità artistica (anche lui membro della NTS radio e icona della musica made in UK). Nella sala Indaco si sono alternati altrettanti brillanti dj a colpi di beat, dalla techno ed electro afrofuturista della britannica Afrodeutsche all’eclettico, e imprevedibile Interstellar Funk diretto dall’underground olandese per finire con uno dei nomi emergenti e più interessanti, Batu.

Magica e indimenticabile la folla di persone negli immensi spazi di Dumbo per il closing party che ha visto succedersi il bolognese Dj Rou, il live a metà tra jazz ed elettronica di The Comet is Coming, e l’attesissima première nazionale in esclusiva versione live con i padri fondatori dell’acid house direttamente da Manchester - 808 State. Un momento unico, che rimarrà nella storia del festival, per l’energia, l’entusiasmo del pubblico e la mostruosa bravura degli 808 State, il duo composto da Graham Massey e Andrew Barker - tornati dopo diciassette anni con il nuovo album Trasmission Suite - ancora potenti, ancora da ascoltare e da riscoprire.

In chiusura, mentre il classico cambio di orario stagionale avveniva, il tempo è stato scandito dalla techno più acida firmata da Donato Dozzy, dj e produttore romano, storico resident del Brancaleone di Roma e nel biennio 2004-2006 del Panorama Bar di Berlino che ha onorato la fine di questa edizione tra tantissime persone con ancora la voglia di ballare sulle gambe.

Ci auguriamo che questo decennio trascorso con Robot Festival possa essere solo l’inizio di una storia infinita che abbia voglia di crescere esclusivamente grazie alla passione per la musica, per gli artisti, per le persone e la condivisione di momenti unici e irripetibili, tra tradizione ed evoluzione, tra passato e futuro, nel cuore di Bologna, in un prisma di vibes.

Come affacciarsi a un mondo che cambia così rapidamente, modificando ogni pochi mesi le forme di creazione e fruizione dell’informazione, e a cascata trasformando i processi economici, le strutture delle filiere di produzione culturale? Aprire le scatole nere della complessità è una necessità sempre più stringente, per non annegare nel caos, ma riuscire a conviverci.

(Dal Manifesto di Daniele Gambetta e Andrea Zanni - #BlackBox)