Alessandra Faiella è attrice, scrittrice e formatrice. In teatro ha lavorato, tra gli altri, con Dario Fo e Franca Rame, Serena Sinigaglia, Renato Sarti. In televisione ha preso parte ai programmi di Serena Dandini, Daria Bignardi, Piero Chiambretti, Gialappa’s band, Zelig. Ha pubblicato con Mondadori, Fazi, Garzanti, Il Sole 24 Ore. È formatrice di Human training e Smile leadership in contesti aziendali.

Col passare del tempo ho imparato a ridimensionare le grandi ambizioni e a gioire del bello che la vita ci riserva ogni giorno. Ho imparato a dire di no a ciò che non mi interessa davvero e a mettere prima il mio benessere di ciò che mi procura stress. Da ragazza il mio motto era: “Take all you can”. Adesso è: “Take it easy, and take your time”!

La sua poetica si basa sull’umorismo, che si differenzia, pirandellianamente, dal comico…

Secondo Pirandello il comico si basa sull’avvertimento del contrario, ovvero di una nota dissonante nell’insieme, che viene percepita da chi osserva, su quel contrasto tra apparenza e realtà che diventa risibile. Nell’umorismo invece interviene un elemento di riflessione, “il sentimento del contrario”, una valutazione più complessa e meno superficiale che mi fa capire che cosa c’è dietro alla dissonanza che suscita il riso.

Nella mia poetica uso entrambi gli elementi, anche se, sicuramente, cerco di colpire la testa e il cuore dello spettatore più che la pancia.

Ci può spiegare il suo laboratorio di “training umoristico”?

È un metodo per applicare l’umorismo alla vita quotidiana, alleviando lo stress e migliorando le proprie skills comunicative. Grazie a workshop intensivi nelle aziende o per gruppi di committenti, insieme ai colleghi formatori di Poliedro o da sola, spiego come applicare le tecniche umoristiche alla vita di tutti i giorni, lavorativa e privata. La risata è un collante straordinario per i team e uno strumento di crescita personale e relazionale. Saper guardare la realtà, anche e soprattutto quando è faticosa e complessa, con un certo distacco, sorridere dei nostri e degli altrui limiti, è un toccasana per il benessere. La scienza conferma e approva ciò che il comico sa da sempre!

Ha sperimentato radio, televisione, teatro cinema. Che differenti esperienze ne ha avuto?

La mia passione più grande è senza dubbio il teatro, ma amo anche tutti gli altri media, ognuno ha una forza e dei codici comunicativi diversi e affascinanti. Poterli sperimentare e alternare tutti è una grande fortuna.

Nella sua carriera ha incontrato grandissimi personaggi del mondo teatrale e dello spettacolo: chi vorrebbe ricordare?

Sicuramente Dario Fo e Franca Rame: due mostri sacri del teatro contemporaneo, grandi maestri della risata intelligente, capaci di coniugare impegno politico, cultura e divertimento.

Quali sono lo spettacolo, il libro e l’interpretazione che le hanno dato più soddisfazione?

Sicuramente La versione di Barbie, un libro da cui ho tratto un monologo comico di grande successo.

Nel 2010 ha pubblicato Il lato B, un libro “preveggente”, che ha ritratto in anticipo quel mondo di veline, ninfette, escort, nani barzotti e cene eleganti che ha inoculato nella società italiana un virus non ancora debellato…

Un virus che a mio parere ha portato malattie molto più gravi di quelle che gli si attribuiscono. Non solo degrado nella politica, ma anche nella società: abbassamento culturale e qualunquismo, prima di tutto.

In particolare, quelle “distorsioni del mondo femminile” che lei citava nel presentare il libro condizionano ancora l’immaginario e la realtà della donna del 2020?

Eccome! E sono talmente tante che se stessi qui ad elencarle non riuscirei a finire l’intervista!

Quanto l’ambiente milanese ha contribuito alla sua formazione personale e culturale?

Tanto. Adoro la mia città che da sempre è ricca di fermento culturale, di dinamismo, di apertura mentale. Ho girato tantissime città italiane e sono tutte stupende, ma solo a Milano si respira aria d’Europa. Aria inquinata ma europea!

Ci parli del “Centro Teatro Attivo”, dove è docente.

Il CTA è una grande scuola di teatro a Milano, ci sono corsi di ogni tipo, dal musical al doppiaggio. Io tengo dei workshop, a volte annuali a volte più brevi, sull’arte del comico, in particolare del monologo comico.

In che misura le sue e altre proposte di teatro impegnato e alternativo trovano spazio nella realtà filodrammatica ambrosiana?

Milano è una città piena di teatri, la vita teatrale è intensa, ci sono sale di tutti i generi, dalle più convenzionali a quelle più “alternative”. Non è più la Milano degli anni ’70-‘80 dove si faceva teatro ovunque, anche nelle cantine, ma ci sono spazi per ogni esigenza e ogni gusto. Io ho lavorato ovunque, dalle sale di periferia a quelle più prestigiose del centro.

Stereotipo e realtà della donna milanese…

Beh, dei miei amici hanno inventato il personaggio del milanese imbruttito. Io sono l’esatta versione al femminile: ho sempre fretta, sempre qualcosa da fare, mi arrabbio se uno tarda a partire col verde, metto l’articolo davanti ai nomi, e non ho amici ma “contatti”. Scherzo!!! Ma anche no.