Chi ha vissuto – e rivive – l’incanto della cinematografia di Merchant e Ivory è consapevole della loro maestria nel saper superare i romanzi da cui hanno tratto i loro film. Veri e propri gioielli cinematografici, la cui sceneggiatura è in grado di smussare i contorni, riempire gli spazi e rendere perfettamente omogenea la storia raccontata.

Fino alla scomparsa di Merchant, il titolo che meglio esemplificava questo concetto è, senza dubbio: Maurice. Sorprendentemente però, a distanza di trent’anni, Ivory ha saputo riproporre l’alchimia tra Hugh Grant e James Wilby e superarsi. Nel 2018, infatti, ha vinto il premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura Non Originale per Chiamami col tuo nome.

Tutto è già stato detto a proposito di questo prodigioso lungometraggio (tratto dall’omonimo libro di André Aciman), diretto da Luca Guadagnino ed interpretato da Timothée Chalamet ed Armie Hammer. Partendo dalle atmosfere incantate, passando per la perfezione dell’ambientazione alla bravura dei protagonisti.

Tuttavia, il pubblico italiano ha una possibilità in più ed è quella di accompagnare alla visione del film, la lettura del libro: Una sana ossessione. Tra gli eroi, i luoghi e gli incanti di “Chiamami col tuo nome” di Luca Manduca.

Splendido lavoro di ricerca che ci ha dato modo di scambiare qualche parola con lui, per mettere ulteriormente a fuoco i personaggi di Elio ed Oliver, anima e cuore di questo imprescindibile capolavoro.

Il libro ed il film presentano citazioni letterarie, perfettamente coerenti con la trama. Pensi ve ne siano anche a livello intrinseco?

Le citazioni letterarie presenti nel film e rimarcate nel mio libro hanno la funzione di evidenziare l’evoluzione della relazione tra i protagonisti che da meramente passionale si sublima in altro. Tuttavia credo siano presenti anche delle citazione intrinseche o implicite nel continuo richiamo alla cultura greca classica, per suggerire l’idea di un percorso di formazione e di crescita ben preciso, atavico e (quindi) consolidato. Ed è il percorso sul cui ciottolato si srotola la relazione tra Elio e Oliver. E non solo: tutta la natura intorno è una perenne citazione. Così come l’erba cresce in primavera e le pesche maturano in estate, altrettanto “naturali” sono la passione e il sentimento che lega i due ragazzi.

Nel tuo libro fai spesso riferimento all’importanza dell’acqua come elemento naturale dominante. Perché pensi che Guadagnino abbia voluto sottolinearne l’onnipresenza in questo modo? Quasi a voler indicare il modo in cui i protagonisti annaspino nella consapevolezza di un legame senza futuro…

Nei miei viaggi alla ricerca delle location ho avuto la conferma che Guadagnino conoscesse bene, prima ancora di girare CMBYN (N.d.R. ‘Call Me By Your Name’), il territorio coprotagonista del film. Il cremasco ha una particolarità: c’è un’acqua segreta sotto il terreno. L’acqua del cremasco si sposta inesorabilmente ma non altrettanto fragorosamente. È un’acqua discreta però, non ordinaria, quella che caratterizza (ad esempio) i fontanili di Farinate, così come discreta e non ordinaria (per il 1983) è la relazione disegnata tra Elio e Oliver. E questa relazione segue il suo andare naturale, alla stessa maniera dell’acqua che non può far a meno di scorrere nel suo letto sassoso e tra due rive che solo apparentemente la contengono.

La casa è, di fatto, uno dei personaggi principali della storia che si sviluppa sotto i nostri occhi. I luoghi sono fondamentali e so che tu hai intrapreso un vero e proprio viaggio alla loro scoperta. Com’è stato trovarti nei ‘posti di Elio e Oliver’, di persona?

Ho immaginato Villa Albergoni come un grande feudo all’interno di mura ben protette dalla società conservatrice e largamente ipocrita degli anni ‘80. La villa di Elio (come la chiamo io) è un mondo a sé e ogni fan vorrebbe varcare fisicamente il cancello che si affaccia sulla via Roma di Moscazzano, per respirare la stessa aria inalata dai propri eroi. Ho visitato tutte le location del film in un arco temporale di tre stagioni. E alcuni di questi luoghi li ho raggiunti più e più volte. A Crema sono praticamente di casa! E ogni volta che vado a trovare i miei amici della Pro Loco l’emozione si rinnova [N.d.R. La Pro Loco di Crema è sempre pronta a soddisfare qualsiasi richiesta del turista italiano ed internazionale]. Perché così tante persone sono attratte dai luoghi di CMBYN? Guadagnino è riuscito a raccontare le terre di Elio e Oliver senza utilizzare abbellimenti e fronzoli, o strategie tecniche particolari per mostrare una bellezza “superiore” rispetto alla realtà. Chi va a Crema non trova una piazza del Duomo meno monumentale di quella catturata nel film; il Torrazzo è lo stesso rispetto a quello mostrato sulla pellicola; la campagna, il fontanile, gli scorci di Bergamo o le grotte di Catullo, le cascate del Serio o il laghetto dei riflessi... sono nella realtà così come sono stati esposti nel film. Il fan che calpesta questi luoghi si ritrova a casa propria, tra angoli architettonici familiari e quella natura estiva cremasca ben impressa in mente.

Chiamami col tuo nome è un tentativo riuscito di ‘letteratura dell’intruso’: l’individuo che, con la sua sola presenza, cambia le dinamiche fino ad allora conosciute. Sei d’accordo? Pensi che Oliver sia il solo personaggio nella narrazione a poter essere considerato tale?

Oliver, lo strano ebreo venuto in Italia dal New England, certamente scuote gli ormoni “adolescenti” di Elio (e non solo di lui). Ma è davvero così che stanno le cose? Elio si aspetta l’arrivo di Oliver e deve averlo anche già visto in foto (non per intero). All’arrivo di Oliver Elio sta nella sua camera, con Marzia. Sa che ”L’Usurpateur” sta per giungere. E giunge, finalmente. Oliver più che intruso è uno scocciatore. Elio a causa dell’americano deve lasciare il suo habitat, ma trattasi di una faccenda che si ripete ogni estate ed è abituato a questa consuetudine. Allora chi è il vero intruso? Secondo me è quel “lato inaspettato” di sé che Elio scopre a causa di quell’arrivo aspettato. All’inizio Oliver si tiene apparentemente a distanza, è persino scostante con quel suo “later”. Eppure e nonostante ciò Elio gradualmente si sente gravitato sull’orbita di quel belloccio (Muvi Star) così sicuro di sé. ”Perché?” si chiede Elio. Ed è un tarlo intruso che s’infila tra i pensieri affollati del diciassettenne, sconquassandoli.

Spendiamo qualche parola sulla superba colonna sonora del film. Credi ‘aggiunga’ qualcosa alla narrazione rispetto a quanto non riesca a fare il libro di Aciman?

Questo film è un capolavoro anche grazie alla colonna sonora. Ognuno dei brani è come una freccetta che centra alla perfezione il bersaglio: lo stato malinconico della più grossa e ampia fetta di fan. Però c’è anche Sufjan Stevens, che coi suoi tre pezzi ha devastato le dighe lacrimali di ognuno di noi. CMBYN è un raro caso di film di poche (pochissime) parole che ha successo. La musica non è impiegata per riempire dei vuoti (inesistenti), ma accarezza e colora le immagini che si susseguono lungo il filo narrativo.

Concludo chiedendoti se sei già pronto per un sequel del tuo libro, in vista del futuro lavoro di Guadagnino & Co.

Amo il cinema e so che difficilmente i sequel sono in grado di perpetrare l’emozione scoccata col primo film. Il sequel, per il pubblico e gli addetti ai lavori, è sempre un azzardo, e quasi sempre è figlio di dinamiche totalmente commerciali. Appartengo a quel gruppo di fan che non vorrebbe vedere “inquinare” l’amato capolavoro. Non mi sto preparando al sequel né l’attendo, tuttavia se davvero dovesse arrivare di certo non lo scanserò né lo snobberò. A chi ci sta lavorando dico solo che le aspettative sono inimmaginabilmente alte. E i fan di solito non perdonano.

Chi non ne avesse ancora abbastanza (e, ammettiamolo: la bellezza lascia una sete insaziabile); può recarsi a Crema ed approfittare del tour guidato: Elio & Oliver Love Tour. Ore ed ore di straordinaria intensità alla scoperta dei luoghi del film. Esperienza largamente consigliata per ridedicarsi alla pellicola con occhi diversi, più consapevoli rispetto ai motivi di tanta perfezione formale.