Volevo Nascondermi, miglior film, Pier Francesco Favino e Valeria Bruni Tedeschi i migliori attori, doppietta dei fratelli D’Innocenzo, premio alla carriera a Sandra Milo.

Quest’anno il COVID-19 non ha permesso di svolgere il tradizionale galà durante il quale l’Associazione della Stampa Estera consegna il Globo d’Oro, uno dei premi più antichi e prestigiosi del settore (insieme ai David di Donatello e ai Nastri d’Argento), ma “a grandi mali, grandi rimedi” e così i premi sono stati consegnati direttamente ai vincitori in diversi luoghi di Roma o in altri luoghi quando è stato necessario.

Come in un film, i corrispondenti esteri hanno raccontato e presentato la maggior parte dei vincitori attraverso un viaggio nel cuore di Roma: la maggior parte dei premi, sono stati consegnati ai vincitori in alcune delle sale cinematografiche della capitale italiana, ancora chiuse a causa del Coronavirus, un’iniziativa della Stampa Estera per dare sostegno ai cinema e al Cinema in questo momento difficile.

Le premiazioni costituiscono una suggestiva carrellata di clip intime ed emozionanti, nelle quali le stelle del cinema italiano vanno oltre i canonici ringraziamenti, e riempiono i cinema vuoti delle loro parole e speranze.

È stato, in verità, un vero trionfo della tradizione favolistica e narrativa apertosi con la doppietta dei fratelli Damiano e Fabio D’Innocenzo, che con il loro Favolacce, hanno ricevuto i premi alla Migliore Sceneggiatura e alla Miglior Regia. Tra le poltrone del cinema Quattro Fontane, nell’omonima via nel cuore di Roma, i registi hanno ribadito quanto sia importante incontrarsi in un cinema in questo periodo: “Il Quattro Fontane è un cinema che amiamo tantissimo”, raccontano. “È come fosse un parente, siamo onorati di celebrarlo con questo premio. Scoprire come questo film sia stato riconosciuto da chi appartiene ad altre culture, riuscendo a connettersi con i temi in senso universale, è per noi motivo di grande soddisfazione”.

A sbancare come Miglior Attore è Pierfrancesco Favino per la stupenda interpretazione di Bettino Craxi in Hammamet: l’attore romano stringe il premio seduto su una delle poltrone del Greenwich a Testaccio, il suo quartiere. Qui lancia un messaggio perché le barriere che bloccano oggi i cinema e lavoratori dello spettacolo cadano presto: “Ricevere questo premio rappresenta un’occasione unica per me, soprattutto in questo momento in cui il cinema vive una situazione difficile”, dice l’attore. E poi aggiunge di aver scelto questo cinema “perché è il cinema del mio quartiere, non vedo l’ora che cadano queste distanze, queste barriere, e che si torni a dire “zitti!” nel buio della sala, gomito a gomito”.

Il volto femminile a vincere la statuetta come Miglior Attrice è quello di Valeria Bruni Tedeschi, protagonista di Aspromonte, la terra degli ultimi che ha salutato i giurati dalla sua casa parigina con il suo contagioso sorriso: “Questo premio è stata una bella sorpresa, il film di Mimmo Calopresti lo trovo bellissimo. La nostra amicizia è fondamentale per me e questo Globo d’Oro è come un albero sul nostro cammino. Il premio è un riconoscimento, essere premiati è come ricevere delle carezze, è come incontrarsi, e per me il cinema è prima di tutto l’incontro”.

Il premio al Miglior Film è andato a Volevo nascondermi, la storia del pittore geniale e pazzo, Antonio Ligabue diretta da Giorgio Diritti. Il regista è stato accolto tra le file del Tibur, nel quartiere di San Lorenzo, un cinema storico e di resistenza culturale nel quale il regista ha voluto ricordare proprio l’importanza di riaprire e far ripartire il cinema: “È un grande onore ricevere questo riconoscimento che ha un enorme valore nel nostro Paese e all’estero. Questo premio ha senso anche come una buona occasione per far ripartire il cinema, io lo sento come un segno per tutti quanti, che, come me amano il cinema e amano calarsi nel silenzio per condividere un sogno, un’immaginazione, un’esperienza”.

Ancora un altro premio per Volevo Nascondermi, la Miglior Fotografia, firmata da Matteo Cocco, ospitato nella sala dell’InTrastevere nel quartiere omonimo. “Sono un italiano che vive all’estero, per questo ha un grande significato per me, mi emoziona e onora ricevere questo premio proprio dall’Associazione della Stampa Estera in Italia. Ritrovarmi poi in una delle sale che più ho frequentato e scoprirla vuota è per me motivo di grande tristezza, penso che questo premio debba essere di buono auspicio per la rinascita del cinema e delle sale cinematografiche”.

Per la nuova categoria Miglior Commedia vince Tolo Tolo (già campione di incassi e critica) diretto da Luca Medici, in arte Checco Zalone. “Ricevere un premio dalla Stampa Estera in un momento difficile come questo è importante, soprattutto come segno della fiducia tra i popoli che in questo momento viene a mancare”, commenta Medici dalla sua casa, a Bari mentre molto “indaffarato” pulisce la statuetta con il gel disinfettante, riuscendo ancora una volta a regalare un momento di grande ilarità, quella stessa che lo distingue e che gli è valsa la nomina e la vittoria.

Musa e icona della storia del cinema italiano, Sandra Milo riceve negli studi di Cinecittà il premio alla Carriera: “Non voglio piangere”. ride commossa. “Un riconoscimento così bello e prestigioso mi emoziona e riempie d’orgoglio, e poi riceverlo qui, nel tempio dell’arte straordinaria che è Cinecittà”, ricordando che il “cinema ha bisogno di gente e di vita, vive sullo schermo e vive nella platea, è una delle più belle espressioni della vita”.

La categoria Giovane Promessa ha premiato Virginia Apicella, protagonista di Nevia, che ha ricevuto negli spazi del Farnese, a Campo de’ Fiori, il suo primo Globo d’Oro: “L’ultima volta che sono entrata qui è stato per la prima del film, c’era tantissima gente, mentre oggi, ecco, oggi non c’è nessuno. Vorrei che tutto tornasse a quella sera magica, e spero che tutto migliori presto”.

È stato il film Picciridda di Paolo Licata a ricevere il riconoscimento come Miglior Opera Prima, una storia su sentimenti forti e veri, su figure femminili che portano dentro di sé sofferenze, emozioni e silenzi di storie non raccontate, irraccontabili, il tutto nella magnifica cornice dei profumi, sapori e colori della Sicilia anni ‘60. Nel momento di ricevere il premio, Licata che era insieme alla protagonista del film, la piccola Marta Castiglia spiega il perché di questa scelta “anche se non sapeva parlare il dialetto e ha dovuto impararlo”, ha sottolineato.

Per questo film è andato anche il premio alla Miglior Colonna Sonora, firmata da Pericle Odierna, in quanto “ è indubbiamente tra i protagonisti del film, che ha arricchito in modo perfetto le bellissime immagini, con una musica romantica, coinvolgente, a volte struggente, a volte drammatica o tragica, sempre avvincente, anche grazie alla bellissima voce di Loredana Marino, che canta nel dialetto della sua terra” si legge nella motivazione di questo premio.

Il Gran Premio della Stampa Estera è andato al costumista di fama mondiale Carlo Poggioli il quale, con maestria certosina, grazie ai suoi costumi contribuisce a far sì che gli attori diventino personaggi, come Giulietta/Hailee Steinfeld o il Papa Pio XIII/Jude Law in The Young Pope. Lo abbiamo incontrato nella prestigiosa Costumeria Tirelli, il meraviglioso luogo dove ci immergiamo in una realtà senza tempo, tra le centinaia di vestiti di differenti epoche, tipi, generi, dove è arrivato, dalla sua Napoli natia, un giovane Carlo Poggioli con una cartella sottobraccio piena dei suoi disegni: “Non sarò mai sufficientemente grato al signor Umberto Tirelli, che mi ha dato la possibilità di fare questo lavoro”, racconta un commosso Poggioli.

Vulnerabile bellezza, di Manuele Mandolesi, che racconta la storia di una famiglia di allevatori marchigiani che hanno perso tutto dopo il terremoto è stato il migliore documentario della stagione: “Per me questo premio significa aver raggiunto l’obiettivo che mi ero prefissato, e cioè la promessa fatta a me stesso e alle persone che vivono nel territorio di continuare a parlare del sisma”.

Per i Cortometraggi ha vinto L’amore oltre il tempo, di Emanuele Pellecchia, il quale ha deciso per un ritorno al corto muto in bianco e nero, dove la mimica e la colonna sonora sono in perfetta sintonia, con risvolti sorprendenti e inaspettati e un finale bellissimo che fa onore al suo titolo, con l’amore che rimane in tutti i tempi: “Per me questo premio è un sogno che non credevo possibile”, ha detto nel momento di ricevere l’onorificenza.

Il premio per la Miglior Serie TV è andato a The New Pope di Paolo Sorrentino, “un racconto che rivela il ruolo della chiesa nel mondo moderno, il suo significato per gli eventi socio-politici e le aspettative dai leader religiosi… un bellissimo, unico, surreale trattato di fede, fanatismo, sessualità e religiosità, fragilità umana, solitudine e potenza dell’amore”, secondo le motivazioni della giuria.

Come una proiezione, questo virtuale informale gala del Globo d’Oro è stato un viaggio immaginario nel cinema di ieri e di oggi, un gesto simbolico per richiamare l’attenzione sull’importanza di dare voce e spazio al mondo dello Spettacolo, motore del cuore culturale del Paese.