Prende il via venerdì 25 settembre il 73° Ciclo di Spettacoli Classici al Teatro Olimpico di Vicenza, sotto la direzione artistica dello scrittore e regista Giancarlo Marinelli.

L’idea della nuova edizione è basata sul concetto di Nostos, il ritorno a casa, che diventa il titolo rivoluzionato e rivoluzionario del Ciclo dei Classici, dedicato alla struggente malinconia dell’Olimpico, del Teatro che lì vive con tutti i suoi attori, autori, tecnici, per il pubblico che non c’è stato in questi mesi. Così per non dimenticare il tempo passato nel vuoto luttuoso e dolente di uomini e donne che ci hanno lasciato; di storie che dovevano essere e non sono state.

II 73° Ciclo di Spettacoli Classici al Teatro Olimpico è promosso dal Comune di Vicenza, Assessorato alla Cultura, in collaborazione con la Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza (a cui è demandata la gestione operativa della rassegna dal 2012) e l’Accademia Olimpica; è realizzato con il sostegno della Regione del Veneto e di Confindustria Vicenza.

L’edizione 2020 come ricorda Marinelli è costruita sul racconto di personaggi del mito e della tradizione narrativa europea che ritornano alle origini, profondamente legati al mondo classico. “I protagonisti, attrici, attori e scrittori, sono lì ad incarnare il canto notturno di “pastori erranti”, eroi e sovente eroine, che invocano, vivono e muoiono nel loro rapporto con il pubblico”.

Il 73° Ciclo di Spettacoli Classici al Teatro Olimpico prevede otto titoli – di cui sei in prima nazionale - in scena dal 25 settembre al 23 ottobre, per un totale di 19 repliche.

Ad inaugurare la rassegna dei classici sarà una produzione originale, il primo adattamento teatrale rappresentato in Italia del romanzo di Virginia Woolf – “La Signora Dalloway”–, che porta la firma, come scrittura drammaturgica e regia di Giancarlo Marinelli, che ha scelto un romanzo impossibile da rappresentare, per l’uso estremo del monologo interiore e del dialogo esasperatamente intimo. Eppure la storia ha una consonanza impressionante con la nostra situazione attuale: in un mercoledì di giugno del 1923, Clarissa Dalloway si tuffa, dopo mesi di lontananza dal mondo, nelle strade di Londra per comprare dei fiori; quella sera stessa, nella sua casa borghese ed elegantissima, si celebra il ritorno alla vita di un pezzo di società e forse di un intero continente finalmente libero dal massacro della guerra e della febbre spagnola.

La stessa Clarissa è stata vittima della pandemia, ed è sopravvissuta. Nell’arco di quella giornata, una galleria variegata di personaggi, si confronta con il ritorno alla vita; la “festa privata della liberazione”, diventa così una sorta di regolamento dei conti con il proprio passato, le ipocrisie, le promesse disattese, i fantasmi personali e collettivi. Nulla sarà più come prima e nella speranza che tutto sarà meglio di prima, Clarissa e gli altri devono ripulirsi dalle scorie dei loro tormenti per presentarsi alla nuova vita in modo più puro e autentico. A portare in scena il flusso di coscienza della protagonista che si riaffaccia alla vita, è Anna Galiena, affiancata da Ivana Monti, Romina Mondello, Fabio Sartor, Ruben Rigillo e Fabrizio Bordignon. Lo spettacolo, trasposizione teatrale di uno dei più importanti romanzi della letteratura europea del Novecento -produzione Teatro Ghione - andrà in scena dal 25 al 27 settembre, e da giovedì 1 a sabato 3 ottobre alle 21.00.

Ed è invece Una lectio olimpica, in prima nazionale, di uno degli autori più celebrati della narrativa contemporanea, critico letterario e traduttore, il secondo titolo dei Classici in programma “fuorisede” (a Palazzo Cordellina della Biblioteca Bertoliana) martedì 29 settembre alle 18.00. Elena e Penelope, di e con Giorgio Montefoschi e con Romina Mondello, che racconterà la personalissima visione del “ritorno a casa” del grande romanziere, attraverso le voci di donna di due eroine, tra i miti fondativi della civiltà occidentale, solo apparentemente antitetiche: Elena la donna che seduce e tradisce il marito e Penelope, la moglie fedele che aspetta il suo ritorno. Non solo attraverso i “luoghi” omerici della loro presenza, nell’Iliade e nell’Odissea, ma anche nelle parole della tragedia Elena di Euripide, si snoderà il racconto di questa apparente diversità.

Mentre di un potente monologo al femminile tratta “Ecuba e le streghe. Castracagna la strega del Po”, di e con Ivana Monti, ( 29 settembre alle 21.00). La performance, una riscrittura per l’Olimpico, intreccia fantasia, tragedia e realtà, a partire da Euripide e Seneca, in un’indagine acuta ed appassionata che non è solo il ripercorrere le gesta di donne del mito e della storia, ma una riproposizione sempre attuale di temi come l’ingiustizia, le sofferenze, i soprusi, le pestilenze causate dalle guerre infinite.

E di un omaggio a Shakespeare tratta “Noi. Dialoghi shakespeariani” di e con Anna Galiena - che dello spettacolo firma anche la traduzione e la drammaturgia - in scena mercoledì 30 settembre. La pièce ad una voce, anche in questo caso una riscrittura per l’Olimpico, propone un gioco teatrale in versi, di rimandi e seduzione in cui gli opposti si fronteggiano in un percorso di grande fascino: amore, odio, potere, gelosia, lussuria e tutte le passioni cantate dal Bardo, sono espressione dell’ambivalenza umana. Il gioco di registri è multiforme, dai passaggi più appassionati a quelli più violenti, dall’ironia alle infinite variazioni del sentimento, per esprimere il doppio del teatro e della vita e per segnare simbolicamente il passaggio dal teatro classico (gli uomini con e contro gli dei), a quello elisabettiano, (gli uomini con e contro gli uomini). Ancora una prima nazionale con “Palladio magico” di Carlo Presotto e Davide Venturini - nuova produzione de La Piccionaia, in scena nelle domeniche di ottobre ( 4, 11, 18 alle 17.30 nel giardino dell’Olimpico). Il lavoro teatrale è una narrazione su Palladio e il Teatro Olimpico, la storia raccontata ai più piccoli dell’architetto, con il nome di un angelo, che progetta un’opera che contiene l’immagine e l’anima della città che lo ha adottato e reso famoso.

Un completo cambio di registro presenta il sesto lavoro in scena. Un originale “Il lupo e la luna” di e con Pietrangelo Buttafuoco, una ripresa teatrale del “cuntu” che lo scrittore e giornalista ha dato alle stampe nel 2011. Una prima assoluta a teatro, nella forma dell’antica narrazione orale della Sicilia, che vede protagonista il giovane Scipione Cicalazadè, comandante degli eserciti Ottomani di terra e di mare, sempre accompagnato da un lupo che ulula la sua passione per la sua dama palermitana alla luna, che è la voce dell’eroe per gridare la sua rabbia, il tradimento e l’utopia. Ma anche un ritorno alle origini da una civiltà all’altra, da quella ottomana alla cristiana, che ha il sapore di una lezione esemplare, profezia e parabola insieme, come si conviene ai cantastorie: in un’esistenza forgiata da tutti i dolori, il lupo e la luna ci racconta di quando gli uomini riuscivano ad essere fieramente consapevoli della propria anima, del proprio sangue e del proprio cuore. L’evento speciale, accompagnato dalle videoproiezioni di Francesco Lopergolo, va in scena sabato 10 ottobre alle 21.00.

E un mito rivisitato in modo rivoluzionario, sarà al centro del penultimo spettacolo, “Clitennestra. I morsi della rabbia” di e con Anna Zago - nuova produzione Theama Teatro, realizzata con la consulenza artistica e regia di Piergiorgio Piccoli.

Clitennestra è il prototipo dell’infamia femminile: crudele, violenta, adultera e assassina è l’incarnazione del male e delle scelte scellerate. Emarginata e confinata dal mito nel girone infernale dei colpevoli e dei reietti, Clitennestra rovescia questo gioco, sfrutta la nostra necessità di sentir perdonate le nostre colpe attraverso lo specchio oscuro delle sue, per spiegarci cosa l’ha condotta dentro la gabbia dell’onta e del disprezzo. Noi torniamo da Clitennestra per liberarci dal male ( venerdì 16 e sabato 17, lunedì 19 e martedì 20 ottobre alle 21.00).

E a chiudere il 73° Ciclo dei Classici è ancora una prima nazionale, sul tema fondante della nuova edizione, il ritorno a casa del più celebre eroe errante, ma anche il ritorno dell’autore alla sua infanzia. “Una Piccola Odissea” di e con Andrea Pennacchi, con le musiche di Giorgio Gobbo, eseguite dal vivo dall’autore, da Annamaria Moro e da Gianluca Segato, in programma giovedì 22 e venerdì 23 ottobre alle 21.

E sempre nel corso del 73° Ciclo di Spettacoli Classici è “La Prospettiva dei Classici”, storico approfondimento sul festival teatrale, che sarà realizzato in collaborazione con l’Accademia Olimpica e curato da Cesare Galla, accademico olimpico, giornalista, critico musicale e amico dei Classici; oltre che le presentazioni degli spettacoli, conterrà approfondimenti e contributi critici di studiosi insigni. Ma “Nostos” è in primo luogo il senso vero di un ritorno. Infatti come ricorda Marinelli: “Nostos per chiudere il viaggio, che è nostalgia, vagare alla ricerca, cercare qualcosa che sembra nuovo ma che in verità è stato perduto. E ogni viaggio è un ritorno a casa. E’ un ritorno all’Olimpico”.