Le regola di San Benedetto da Norcia prevedeva nell’hortus conclusus dei monasteri una zona dedicata agli orti (horti), una ai frutteti (pomaria), una ai giardini con alberi (viridaria) e una alle erbe officinali (herbaria). La mela e la melissa, insomma, verdeggiavano separate, ma entro le mura dello stesso luogo.

E così è la “regola” di Tuccio Guicciardini, regista, e Patrizia de Bari, coreografa, che per l’edizione 2021 di Orizzonti verticali a San Gimignano (20-22 agosto) non hanno voluto mirare ai singoli spettacoli, ai debutti, al sensazionale, ma a un’unica operazione artistica ispirata alla filosofia dell’hortus conclusus medievale.

“Un posto dove possa rifiorire il pensiero della cultura - spiega Guicciardini - quindi l’attenzione è puntata su un discorso globale. L’idea è quella di lasciare le performance a orari stabiliti, ma di aprire questi giardini, privati e molto piccoli, verso le sei di pomeriggio in modo che chiunque possa entrare e parlare con l’artista, fargli delle domande o soltanto guardarlo mentre prepara il suo lavoro o legge. È un’idea un po’ folle, ma ci piace molto. Non c’è una ricerca sull’evento, ma sul pensiero del nostro lavoro al quale teniamo tanto. Per questo abbiamo scelto L’ultimo nastro di Krapp di Beckett della Compagnia Krypton che è un classico del teatro contemporaneo (“Cauteruccio inquadra questi squarci di sofferenza con una nitidezza spasmodica, e una partecipazione così forte da dare quasi disagio” scrisse Renato Palazzi sul Sole 24 ore n.d.r.); Homing l’assolo della danzatrice Marta Bevilacqua che ha una sua collocazione nel giardino che parla delle migrazioni, l’Oculus con l’esperienza virtuale del Processo a Soghomon Telirian: tutte situazioni collegate, come ci fosse un coro, ma ognuna ha il proprio spazio chiuso, protetto. Molto bello sarà quello della musica. Metteremo un pianoforte gran coda nel giardino stupendo delle monache di San Girolamo e molti pianisti si alterneranno, dalle 6 di pomeriggio alle 9 di sera, decidendo che cosa suonare, un quarto d’ora, venti minuti, per uno. Come se il pianoforte fosse una pianta ancorata con le sue radici e il messaggio quello di far riecheggiare qualsiasi musica venga suonata”.

In uno dei giardini di San Gimignano il pubblico incontrerà le parole di Giuliano Scabia, il drammaturgo, scrittore, pedagogo, scomparso in maggio. A 85 anni ne dimostrava quindici di meno perciò la sua morte, la morte ci sorprende ogni volta seppure non dovrebbe sorprenderci mai, è risultata incredibile per chi lo ammirava. Guicciardini precisa che non sarà una celebrazione: “Le commemorazioni sono state già fatte, per esempio, a Castiglioncello. Noi vogliamo solo che rimanga in vita il ricordo della sua opera. Nel giardino che abbiamo individuato, piuttosto lungo e dal percorso mutevole, con vari giardini al suo interno, fra i quali uno all’italiana e uno decorato, metteremo alcuni leggii con i libri di Scabia e l’attore Annibale Pavone leggerà brani dei suoi scritti, anche su richiesta degli spettatori”.

È dall’estate scorsa che Guicciardini e de Bari, costretti dalla pandemia, hanno dovuto mettere a dimora pianticelle artistiche diverse dal solito. La loro consuetudine con l’introspezione e la memoria dell’umanità hanno favorito la reinvenzione: “Tutti gli appuntamenti saranno pensati per poche persone e avranno una suggestione particolare perché incastonati in luoghi segreti e quindi idealmente protetti da questo cambiamento repentino della nostra società che rischia di far ‘dimenticare felicemente tutto’. L’arte ha bisogno necessariamente di uno scambio umano e di una libertà di ascolto e di visione. Ricominciare dall’intimo per poter riaprire le piazze e i grandi palcoscenici”.

Orizzonti Verticali, che amplia la programmazione della gloriosa Fabbrica Europa, è un progetto condiviso con la Fondazione Fabbrica Europa per le arti contemporanee, è nato nel 2013 a San Gimignano, curato dalla Compagnia Giardino Chiuso e dalla Fondazione Fabbrica Europa, con il contributo di Ministero dei beni e delle attività culturali e Regione Toscana, il patrocinio del Comune di San Gimignano - Assessorato alla Cultura, il sostegno di Intesa Sanpaolo e la collaborazione di Vernice Progetti Culturali.

In epoca “contagiosa”- non si sa più come chiamarla visto che il linguaggio di routine è pericoloso anch’esso e gli stratagemmi per evitarlo non sempre funzionano - è intima pure l’atmosfera di Face off, il festival diffuso di danza contemporanea e hip hop sperimentale che balla tutta l’estate per l’Italia: si svolge nelle piazzette, nei chiostri, nelle corti dei musei che accolgono al massimo una cinquantina di persone invece delle abituali cento, ma il pubblico, anche se scaglionato, è fervente.

Face off è nato a Matelica (MC) nel 2014 per volontà del Comune e della Proloco, con la direzione artistica del danzatore e coreografo marchigiano Roberto Lori e la direzione organizzativa della Compagnia Simona Bucci/Compagnia degli Istanti. Il successo ottenuto negli anni per il forte impatto sulla cittadinanza ha spinto l’organizzazione ad immaginare il progetto come un festival itinerante fra Sarnano, Marano Lagunare e Grosseto. Con ritorno a Matelica in settembre.

Ce lo racconta il direttore artistico Roberto Lori, anche protagonista di Dall’Antigone, con musica dal vivo di Andrea Alessi: “Face off è dedicato alla formazione per i danzatori, dai bambini di età compresa fra i sei e i nove anni fino agli adulti. La sera ci sono degli spettacoli di danza che coinvolgono artisti a livello regionale, emergenti che magari si approcciano da poco alla coreografia e compagnie affermate a livello nazionale. La formazione è a 360 gradi: i ballerini partecipano ai laboratori coreografici in base al loro livello dal lunedì al venerdì e il sabato c’è la presentazione al pubblico negli spazi più caratteristici di ogni luogo così si crea il rapporto tra la città, il paese, il borgo e la danza. Poi la particolarità è quella che alcuni laboratori sono nelle strutture dell’ex pescheria di Marano lagunare e sia a Matelica che a Sarnano nel mercato coperto, accanto al fruttivendolo. Entriamo nel tessuto della quotidianità e quindi tutte le mattine i signori che passano sentono la musica, si fermano a guardare quello che succede e poi proseguono. Questo in tempi normali, in tempi Covid stiamo cercando di capire se è ancora fattibile nello stesso modo. C’è molta partecipazione, con spontaneità: a Sarnano siamo riusciti a coinvolgere i genitori e i nonni che erano al parco. Abbiamo la volontà di coinvolgere tutto il paese, anche le realtà associative, per esempio le bande che suonano nelle serate di spettacolo. Si creano davvero delle bellissime relazioni, delle bellissime amicizie”.

Nel cartellone di Face off è da segnalare la prestigiosa anteprima di Partie Vide, ideato da Françoise Parlanti e Eleonora Chiocchini, con Françoise Parlanti, al debutto il 25 settembre a Fabbrica Europa. Partie Vide indaga il concetto di abitare il vuoto, quest’ultimo inteso come spazio di relazione e dialogo fra un corpo femminile e tre elementi scenografici presenti sulla scena: due sedute e una cornice. È proprio la scenografia, realizzata appositamente da Paolo Morelli, che diventa un tutt’uno con il corpo che la muove e contemporaneamente architettura spaziale da esso separata.

Il vuoto, ne abbiamo sentito parlare in epoca “contagiosa” (non si sa davvero più come chiamarla).