Ha poco più di settanta anni uno spassosissimo cartone animato di Walt Disney di cui è protagonista un irresistibile Pippo alle prese con il traffico cittadino. Spassosissimo, sì, ma anche in qualche modo inquietante. Pippo impersona il signor Quattro Passi, un uomo bonario e pacifico, che uscendo di casa di buon mattino, sorride a tutti, saluta gli uccelli cinguettanti e camminando, buono e animalista com’è, evita perfino di schiacciare una formica. Poi entra in macchina e si trasforma nel truce signor Mille Miglia, proprio come accade al mite dottor Jekyll che diventa il satanico Mr. Hyde.

Al volante si fa dispettoso, prepotente, indisciplinato, a tratti addirittura feroce. Il sorriso accattivante che lo contraddistingue quando è un educato pedone, diventa ghigno truce appena si mette alla guida. Il suo sguardo si fa torvo e crudele, le mani diventano veri e propri artigli che ghermiscono bellicosamente lo sterzo come un’arma. Pigia sul clacson come se stesse dando il comando per lanciare missili micidiali. Non sono da meno gli altri automobilisti che gareggiano con lui in scorrettezze, imprudenze, pericolosissime gare di velocità in pieno centro urbano. Avventure e disavventure stradali si susseguono incalzanti in una sequenza continua di scostumatezze, violenze verbali e minacce.

Vedemmo da bambini con grande divertimento il film, sul nostro televisore allora in bianco e nero, seguendo le vicende di questo signore di mezza età, interpretato da uno strepitoso Pippo, eroe un po’ goffo e pasticcione del più amato dei nostri fumetti. Chi volesse, può ritrovare quest’avventura, Pippo e la Motor Mania, in rete, qualora se lo sia perso quando era bambino; può goderselo, con i suoi sgargianti colori, e magari suggerirlo ai nipotini, assuefatti a cartoni che sembrano avere irrimediabilmente perso quel senso di humor e di ironia che aleggiava tra i personaggi e le avventure create e disegnate dal vecchio zio Walt.

Così, proprio come si vede in questo breve film del 1950, erano di fatto il traffico e gli automobilisti di quegli anni in America, e così si avviavano ad essere anche in Italia, alla vigilia del boom economico che avrebbe dotato ogni italiano di un’utilitaria. E c’era, in quelle disavventure di Pippo, il peggio del malcostume automobilistico di tutti i tempi: insulti e sberleffi da un finestrino all’altro, gestacci osceni, sorpassi azzardati, pericolosi zig-zag nelle strade ingolfate di auto, sgommate in partenza ai semafori allo scattare del via libera, difficoltà nei parcheggi e acrobazie ineducate per soffiarsi l’uno con l’altro un posto per la sosta. Ma c’era anche, come nelle fiabe, una morale. Il signor Quattro Passi-Mille Miglia lo si vede nel finale ancora furente e violento nella sua macchina, che si muove, però, solo perché trainata da un carroattrezzi, ormai ridotta a un rottame, per l’incidente cui l’ha condotta una scriteriata e aggressiva guida. Divertimento certo, ma anche, forse, subliminale finalità pedagogica verso i più giovani.

Cosa è mutato da allora nella guida e nel rapporto uomo – automobile? Se la Walt Disney dovesse riproporre un remake di Pippo e la Motor Mania, cambierebbe molte cose.

Pippo, di nuovo nei panni del signor Mille Miglia, avrebbe, per esempio, la possibilità di appagare in maniera più soddisfacente la sua insaziabile sete di velocità e la volontà di potenza, prepotenza e di predominio non più con una vecchia e pacifica decapottabile anni Cinquanta, ma con un gigantesco SUV. E con esso intimidire e spaventare i pedoni, godere di un posto di guida più alto dal quale lanciare più efficacemente agli automobilisti con macchina più bassa le sue minacce, le sue invettive e le sue occhiatacce di fuoco. E avrebbe ancora nuove possibilità di trasgredire, invadendo aree pedonali, scavalcando dissuasori, parcheggiando in zone di divieto. E probabilmente non avrebbe alcuna pazienza con le biciclette e i monopattini che spunterebbero d’ogni lato intorno al suo veicolo. Molto sono mutate le macchine, ma per niente il traffico… e ancor meno la gagliofferia e il malcostume dei guidatori.

Nel vecchio film Pippo, quando scende per qualche momento dalla macchina, ridiventa pedone e ritorna ad essere il signor Quattro Passi, educato e garbato, rispettoso delle regole, attento e guardingo nell’attraversamento della strada. Adesso, nella nuova versione attualizzata, non potrebbe essere né attento, né guardingo perché avrebbe tra le mani e sotto gli occhi il cellulare o starebbe, distratto e sbadato, con la testa incapsulato negli auricolari, a chiacchierare o a istupidirsi di musica.

E il finale del corto del 1950 con il signor Mille Miglia ancora seduto nell’auto, trainata dal carro attrezzi? Proprio non riusciamo a figurarcelo, anche se qualcosa ci dice che potrebbe essere assai meno comico e divertente.