È un gradito ritorno per il quintetto napoletano, che aveva debuttato nel 2016 con Hydrontum e che con questo secondo lavoro esplora nuove sonorità. Un'idea avvincente di etno-progressive, che prende a piene mani dal jazz, dalla world music, dal rock, con generosità anche nella memoria delle proprie radici partneopee.

Gli Araputo Zen1 sono nati fra le strade di Napoli, città ricca di stimoli e come sempre fonte di grandi ispirazioni. Dal movimento Naples Power, dal jazz, dal classic rock e dalla fusion, dalla ricerca di confronti e di crescita musicale, il quintetto ha tratto una formula fresca, suonata con entusiasmo e padronanza strumentale. Energia, grinta, creatività sono gli elementi chiave che hanno determinato lo sviluppo del quintetto da Hydrontum a Majacosajusta. Dario De Luca e Valerio Middione alle chitarre, Alfredo Pumilia al violino, Bruno Belardi al contrabbasso e Pasquale Benincasa alla batteria, percussioni e vibrafono, sprigionano un’irresistibile miscela all'insegna del crossover.

Tra mood acustico e suoni elettrici, gli Araputo Zen sfruttano egregiamente l'ampia tavolozza strumentale, dal mandolino al violino: spaziano dalla milonga rivisitata in Makipegua alla danza etnica di Vefio, dalla rilettura degli elementi progressive di Algheritmi all'ispirazione etnica di (In)Sanità, tra Masada e Zorn. Melodia, rabbia e solarità si inseguono durante l'album; l'approccio onnivoro, la ricerca incessante, la varietà delle influenze e il pizzico di magia tutta partenopea rendono Majacosajusta un lavoro imperdibile per gli amanti del prog "diverso" ed eterodosso, del rock-jazz, della fusion mediterranea.

Drummond nel vento

È il brano di apertura. Insieme a Vefio segna un periodo. Lo spartiacque tra il mood acustico dell'album di esordio Hydruntum e il suono elettrico, pur sempre utilizzando strumenti acustici.

Il mandolino si fonde con il violino nel tema, dando risalto alle percussioni in un susseguirsi di "stanze" che terminano con un'improvvisazione di suoni e colori, alla ricerca di una chiara tensione.

Drummond nel vento è un viaggio in mare aperto sotto un vento impetuoso.

Makipegua

È una milonga rivisitata che prende spunto dal genio di Astor Piazzolla. Sonorità tanghere si fondono agli archi e al contrappunto di vibrafono.

Venerdì mattina

In una piccola isola le voci e i bisbigli si susseguono durante la storica processione. Rintocchi di campane, catene che sbattono sui vasoli trascinate da figure incappucciate.

Vefio

Parla di Procida il brano che prende nome da una caratteristica costruzione isolana. Vefio racconta di come si vive su un'isola.

Parla di belle giornate passate coi piedi bagnati e tante altre scrutando l'orizzonte. Vefio é una danza etnica fatta di incontri e culture.

Algheritmi

L'ossessione e il ripetersi del tema in questo brano è la chiave di tutto. Gli Araputo Zen strizzano l'occhio al lato prog, genere sempre molto ascoltato dai membri della band. Il tema sempre presente cambia forma nel tempo e si mescola alle sonorità degli strumenti. Un brano che non lascia spazio all'improvvisazione.

(In)Sanità

Il quartiere Sanità è sempre stato per gli Araputo uno dei luoghi di maggior ispirazione. (In)Sanità si rifà alla musica dei Masada e Zorn. Il tema tipicamente di estrazione etnica è una corsa frenetica, una ricerca verso il senso delle cose.

Majacosajusta

Il brano finale del disco è un resoconto dell'esperienza e dei suoni sperimentati nel corso degli anni. Potente e melodico, dolce e tribale. Spicca per la prima volta una voce che grida e si contorce rabbiosa per poi terminare dolcemente sulle note di una Celesta.

1 Dario De Luca: chitarra elettrica, mandolino, voce; Alfredo Pumilia: violino; Valerio Middione: chitarra acustica; Pasquale Benincasa: batteria, percussioni, vibrafono; Bruno Belardi: contrabbasso.