È con l’immagine dei due giovani amanti addossati l’uno sull’altro, che si apre il balletto Romeo e Giulietta al Teatro Massimo di Palermo (andato in scena dal 19 al 23 dicembre 2021) con l’inconfondibile leitmotiv che è l’assoluta celebrazione dell’amore che riesce a sopravvivere al di là della morte. Sulle note celebri di Sergej Prokofiev e la coreografia contemporanea di Davide Bombana, si traduce in danza l’intramontabile storia dell’eterno amore tra i due giovani, Romeo e Giulietta, nonostante la forte rivalità tra le loro famiglie, i Montecchi e i Capuleti.

Su un allestimento spoglio, nella versione moderna del coreografo milanese, i ballerini vi danzano con estro, tale da far immergere lo spettatore in un mondo buio e spiragli di luce, che lasciano trapelare, significativi momenti di speranza della tragedia shakesperiana. Adeguato il disegno di luci di Carlo Cerri, e perfino avvolgente all’interno della scena.

Nel riadattamento di Davide Bombana, lo spettacolo, vincitore del Premio Danza&Danza come migliore produzione italiana nel 2015, prende spunto dalla tragedia dei Balcani, un fatto realmente accaduto a due fidanzati, Bosko e Admira, uccisi dai cecchini a Sarajevo nel 1993 mentre tentano di fuggire dalla città devastata dalla guerra. La coreografia di Davide Bombana, direttore del corpo di ballo del Teatro Massimo di Palermo, abbandona il periodo rinascimentale e rinnova il dramma esaltando i temi attuali, quali l’intolleranza e la discriminazione nei confronti delle differenti etnie.

Sono i talenti del corpo di ballo del Teatro Massimo, e il corpus d’orchestra diretto dal maestro israeliano, Ido Arad, a esaltare il più nobile dei sentimenti, che torna a essere il vero contenuto intorno al quale si compie il balletto. Impeccabile la performance dei giovani ballerini, che sono riusciti a schivare anche gli aspetti più infidi della tragedia shakespeariana, tramutandola in favola.

La palermitana Romina Leone, classe ‘81, nel ruolo di Giulietta, incarna perfettamente le caratteristiche di un personaggio che va dall’integrità alla più autorevole delle ribellioni per difendere i propri sentimenti. Esemplare nel ruolo di Romeo, Andrea Mocciardini, classe ‘92, pura poesia del palcoscenico, dal portamento perfetto, leggerezza nei salti e pathos non scontato.

L’immaginazione non è il solo elemento di uno scenario che, verosimilmente, prevede molta azione fisica da parte degli attori, che danno vita allo spettacolo attraverso la loro mimica e il proprio corpo. Il balletto resta fedele sulla rivalità fra due famiglie, lui serbo, lei musulmana. Romeo e la sua famiglia vengono presentati in giacca e cravatta (con i costumi di Santi Rinciari), abito simbolo della civiltà occidentale. Giulietta, da musulmana, dovrebbe indossare il velo così, come sua madre, e dovrebbe sposare un uomo non scelto da lei.

Nella versione del coreografo lombardo, i due ragazzi decidono di scappare dalla città in guerra, Sarajevo, e nella fuga verso la libertà trovano la morte. Giulietta ferita e sofferente riesce a raggiungere tuttavia Romeo, per accasciarsi sul corpo dell’amato.

Una trasposizione attuale della tragedia shakespeariana, che verrà riproposta da Davide Bombana, per il corpo di ballo del teatro dell’opera di Sarajevo nel 2022, a pochi chilometri dal luogo in cui sono stati uccisi i due innamorati.