In queste settimane il Bercandeon, uno strumento musicale di nuova concezione, sta facendo le sue prime apparizioni in pubblico. Abbiamo intervistato uno dei suoi due creatori, Fiorenzo Bernasconi.

Che cos'è il Bercandeon e come è strutturato?
Il Bercandeon è un nuovo strumento musicale, aerofono, ad ance libere e tastiere. Il suo ascendente più diretto è la fisarmonica, con qualche traccia di Dna del bandoneon, ma le differenze con questi strumenti sono rilevanti. È dotato di tastiere di tipo pianistico, una a destra e l'altra a sinistra, e di un doppio mantice separato da una cornice centrale. L'inedita inclinazione dei tasti elimina la piegatura del polso e permette alle mani di muoversi con grande libertà perché non sono vincolate da manali. I mantici sono mossi dalla gambe (che nella fisarmonica hanno un ruolo marginale) e tutto è studiato in base a un assoluto principio di simmetria: lo strumento e il musicista sono idealmente tagliati da un asse verticale. Insomma: ciò che c'è a destra c'è anche a sinistra, con ottima ripartizione dei pesi e interessante soluzione estetica.

Da cosa deriva questo nome?
Nasce dalla fusione della prima parte del mio cognome (Ber-) con quella dell'altro ideatore, il pianista e compositore Stefano Caniato (-can) con l'aggiunta del suffisso -deon, come in alcuni strumenti consimili.

Le origini di questo strumento prima che musicali sono letterarie, non è vero?
Nel 2009 è uscito Amarissimo. Romanzo di de-formazione, scritto a quattro mani con Irmangelo Casagrande, un po' come si suona in una jam session, ossia su un canovaccio, sul filo di una libertà che può portare ovunque. È la storia di un giovane che a metà anni Settanta lascia la famiglia per motivi di studio; trabocca di buone intenzioni ma queste, con il passare degli anni, inaridiscono. Nell'ultima parte del romanzo il protagonista è alle prese con la realizzazione del Torcandeon, uno strumento che anticipa il Bercandeon in termini estremamente grotteschi.

Quanti modelli ad oggi esistono dello strumento e come è stato modificato nel tempo?
Ne esistono tre, differenti per il numero delle voci (in quarta, in terza e in seconda) e per alcune varianti come l'introduzione, nel modello intermedio, di un impianto microfonico incorporato. È appena cominciata la costruzione di un esemplare in quarta che riunisce tutte le migliorie sperimentate e che quindi potrà essere considerato definitivo. Gli attuali strumenti sono dei prototipi sui quali si è operato a vario livello. In particolare si sono sperimentati vari tipi di manali per poi giungere alla loro eliminazione, lasciando alle gambe il movimento del mantice. Si è pure ricercata un'emissione del suono più equilibrata perché nel Bercandeon, a differenza della fisarmonica, la parte di sinistra tende ad essere piuttosto “presente”.

In quali spettacoli è già stato suonato e che tipo di riscontro avete avuto?
Lo strumento, per chi già sappia suonare il pianoforte, l'organo o la fisarmonica, è di uso piuttosto intuitivo, ma non immediato. Per questo i primi brani sono stati eseguiti in sala di registrazione, in particolare per sonorizzare Como una lucecita e Con correnti e buche, miei cortometraggi presentati in due edizioni del festival internazionale di cinema Other Movie; un Bercandeon è stato inoltre acquistato da Marco Zappa, storico cantautore della Svizzera Italiana, che l'ha usato nel suo ultimo CD. Le prime apparizioni live sono recentissime e riguardano il giovanissimo Alberto Bazzoli che con un quartetto propone un repertorio che spazia dai classici standard statunitensi alla musica da ballo di Secondo Casadei... Nell'ultimo concerto fatto a Lavena Ponte Tresa, sul confine svizzero, la sala era strapiena e il pubblico, eterogeneo per età e formazione, era entusiasta.

Che tipo di suono produce e con quali altri strumenti si accompagna meglio?
Il Bercandeon è molto flessibile perché ha la stessa polifonia del pianoforte, ossia può eseguire dieci note contemporaneamente. Per questo è in grado di suonare da solo o assieme ad altri strumenti, ma dire quali mi risulta difficile. Un aspetto stimolante è la mancanza di un repertorio ad hoc e ciò lascia una grande libertà compositiva e interpretativa: non ci sono modelli da seguire e ciò è di grande stimolo per la creatività. Il suono che più gli assomiglia è quello della fisarmonica, ma l'orecchio attento sa riconoscere le particolarità timbriche e armoniche (possibilità di eseguire accordi molto complessi e liberi).

Come si inventa uno strumento musicale, quali competenze bisogna avere e come si costruisce materialmente?
Mi avvicino spesso ai miei vari interessi con una specie di analfabetismo culturale. Mi spiego. Dimenticare o a volte non conoscere i precursori permette di battere percorsi atipici: come narratore, escogitando una inedita forma distributiva, ho visto i miei due libri esauriti in pochi mesi; come produttore discografico ho fatto cantare Luciano Lutring, il leggendario “Solista del mitra” dei primi anni Sessanta; come regista ho realizzato cortometraggi a costo zero presentati in rassegne internazionali... Ho disegnato il Bercandeon alla vecchia maniera, con la matita e il tecnigrafo, e ho realizzato in legno il prototipo della meccanica e della scocca, con tecniche da modellista navale. Tutto ciò è piaciuto a Teknofisa, un laboratorio artigiano di Vercelli in cui si costruiscono e riparano fisarmoniche che ha deciso di metterci mano. La costruzione è opera da certosino, considerando che gli unici pezzi reperibili pronti sul mercato sono i tasti e le voci! Tutto il resto viene realizzato e assemblato in esclusiva, rispettando i desideri del committente e senza pensare al tempo necessario (le targhette in ottone vengono traforate a mano, levigate e poi cromate; la colla deve maturare settimane prima di sopportare la lucidatura della celluloide; l'accordatura delle ance è personalizzata ed eseguita a mano...).

Che tipo di soddisfazione è vedere il prodotto finito e sentirlo suonare?
Un po' come vedere e sentire i primi vagiti di un figlio. Ma le soddisfazioni sono state precedenti. Io professionalmente insegno Italiano e Storia in una scuola di Lugano, in Svizzera; appartengo quindi a una categoria di persone che tradizionalmente è ritenuta lontana da cosa manuali. Per questo, quando gli artigiani vercellesi hanno accettato il mio progetto, mi sono sentito con grande soddisfazione “promosso” e una simile sensazione l'ho avuta quando i curatori della Stearns Collection of Musical Instruments dell'Università del Michigan mi hanno richiesto copia autografa del progetto per i loro archivi.

Progetti per il futuro del Bercandeon?
B.B. È qualcosa di criptico, che forse fa pensare a Brigitte Bardot, ma è una traccia fuorviante, perché è il titolo di un brano che ho appena composto con l'amico Vito Maniscalco, e che si scioglie in Bercandeon Borgato. Bisogna sapere che Luigi Borgato è il costruttore del piano doppio, uno splendido strumento realizzato in pochissimi esemplari, e ho fantasticato che un giorno i due strumenti così diversi, ma anche così vicini, possano incontrarsi per suonare assieme. Non so se ciò sarà possibile, ma intanto un brano è pronto...