Dopo la lunga tournée internazionale della goldoniana Trilogia della villeggiatura, e dopo aver conquistato con il suo regista icona Paolo Sorrentino il Premio Oscar per La Grande Bellezza con il suo personaggio istrionico, decadente e deliziosamente partenopeo (Jep Gambardella), Toni Servillo torna a teatro al Verdi di Padova, proprio lavorando sulla drammaturgia napoletana a dieci anni di distanza dal successo di Sabato domenica e lunedì, portando questa volta in scena Le voci di dentro del superbo Eduardo De Filippo.

E racconta: «Eduardo De Filippo è il più straordinario e forse l’ultimo rappresentante di una drammaturgia contemporanea popolare. Dopo di lui il prevalere dell’aspetto formale ha allontanato il teatro dalla dimensione popolare. È l’autore italiano che con maggior efficacia, all’interno del suo meccanismo drammaturgico, favorisce l’incontro e non la separazione tra testo e messa in scena. Affrontare le sue opere significa insinuarsi in quell’equilibrio instabile tra scrittura e oralità che rende ambiguo e sempre sorprendente il suo teatro. Seguendo il suo insegnamento cerco nel mio lavoro di non far mai prevalere il testo sull’interpretazione, l’interpretazione sul testo, la regia sul testo e sull’interpretazione. Il profondo spazio silenzioso che c’è fra il testo, gli interpreti ed il pubblico va riempito di senso sera per sera sul palcoscenico, replica dopo replica».

E infatti Le voci di dentro è la commedia dove De Filippo, mantenendo una sospensione fra realtà e illusione, rimesta con decisione e approfondimento nella cattiva coscienza dei suoi personaggi, e quindi dello stesso pubblico. «L’assassinio di un amico, sognato dal protagonista Alberto Saporito, che poi lo crede realmente commesso dalla famiglia dei suoi vicini di casa, mette in moto oscuri meccanismi di sospetti e delazioni. Si arriva ad una vera e propria “atomizzazione della coscienza sporca”, di cui Saporito si sente testimone e al tempo stesso complice, nell’impossibilità di far nulla per redimersi.

Eduardo scrive questa commedia sulle macerie della Seconda guerra mondiale, ritraendo con acutezza una caduta di valori che avrebbe contraddistinto la società italiana (e non solo) per i decenni a venire. E ancora oggi sembra che Saporito, personaggio-uomo, scenda dal palcoscenico per avvicinarsi allo spettatore dicendogli che la vicenda che si sta narrando lo riguarda, perché siamo tutti vittime, travolte dall’indifferenza, di un altro dopoguerra morale», conclude Servillo, qui regista e attore protagonista con il fratello Peppe, per la produzione di Teatri Uniti, del Piccolo Teatro di Milano - Teatro d’Europa e del Teatro di Roma.

Una commedia “nera”, in una lettura poco comica, reale e introspettiva ove il testo racconta di quel precipizio morale in cui siamo caduti e della difficoltà di orientamento in una realtà indistinta e compromessa nell’alternare sogno e realtà. Comicità agrodolce, con opportunismo spudorato e solidarietà famigliare in dubbio, in una messa in scena più che mai attuale e penetrante.

Le voci di dentro
di Eduardo De Filippo
Regia di Toni Servillo