La disinvoltura nel trattare la bellezza è una delle caratteristiche italiane più chic. Ci vuole un’eleganza innata, secolare, per tenere nei sotterranei degli Uffizi capolavori da riempire un altro museo e non preoccuparsene più di tanto. O per notare all’improvviso, infischiandosene, che il tabernacolo all’angolo fra le Poste e il fruttivendolo, dai fiori finti sbiaditi, custodisce l’affresco di un maestro.

Purtroppo a oltre centocinquanta anni dall’Unità d’Italia è evidente che gli italiani non sono stati fatti e, soprattutto, che si sono perse le speranze di farli. D’Azeglio (o era Cavour?) forse oggi direbbe: “Non abbiamo fatto gli italiani, ed essi, i non fatti, stanno disfando l’Italia”. La vocazione per la bellezza va dunque affievolendosi e la nonchalance diventa incuria, sprezzo dell’amor proprio, autolesionismo: sui mosaici di Piazza Armerina una tettoia da catapecchia lascia passare gocce di pioggia rugginosa, la Domus aurea è un ricovero notturno di sciagurati.

La nostra terra, patria risulta un po’ pomposo, s’impoverisce maltrattando la sua fonte di ricchezza materiale, la cultura, la nostra terra s’imbarbarisce rinunciando alla sua fonte di ricchezza immateriale, la cultura. Difficile mantenere la calma di fronte a un tale “cattivo senso”. Non si vagheggiano governanti che vivano d’arte e d’amore, librandosi in un cielo azzurro dalle nubi rosa e spumose senza orologi d’oro e senza auto blu, ma governanti consapevoli che a forza di spappolare la cultura il paese andrà in rovina, ma in rovina sul serio, sarebbero proprio indispensabili.

Mettere a repentaglio il futuro degli Amici della Musica di Firenze, per esempio, è molto brutto. Stefano Passigli, editore, docente universitario italiano ed estero, senatore di varie legislature e altre cose ancora, presidente dell’istituzione musicale fiorentina, una delle più prestigiose d’Europa, dice con una pacatezza da oratore navigato ma, in realtà, come se gridasse: “La diminuzione delle risorse finanziarie pubbliche, e in particolare degli enti locali, è così forte da rendere incerta la sopravvivenza dell’associazione”. La prossima stagione, della quale trapela qualche attraente anticipazione, con i pianisti Grigorij Sokolov, dai numerosi, agognati bis, Murray Perahia e Daniil Trifonov, la mezzosoprano Ann Sofie von Otter di non facile ingaggio, e i fiati della Mahler Chamber Amici, “potrebbe essere l’ultima”.

"Amici senza musica", ha titolato il Corriere della Sera. Musica senza amici, almeno fra gli amministratori, si potrebbe aggiungere. Meno 15,83 per cento dagli enti pubblici, la Regione Toscana ha addirittura smesso di contribuire, meno 66,67 per cento dalle banche e dalle fondazioni bancarie, al momento poco floride e, comunque, poco vogliose di elargire, in cammino verso il secolo di attività gli Amici della Musica sono in pericolo di vita e chiedono “un contributo straordinario per le esigenze immediate; un finanziamento da parte di Regione ed enti locali adeguato; la concessione del Teatro della Pergola senza oneri; la trasformazione da associazione privata senza fini di lucro in fondazione al compimento del centesimo anno di attività , il 2019-2020”.

Gi Amici nacquero nel 1920 per volontà dell’industriale Alberto Passigli e di un gruppo di appassionati. Al principio i concerti si tennero nel salone di Palazzo Corsini, poi nella Sala Bianca di Palazzo Pitti, celebre per le sfilate di moda anni Cinquanta quando gli italiani dell’Arno sfidarono i francesi, della Senna quindi, dal ’49, alla Pergola. Leggendari i musicisti ospiti ai tempi: Arturo Toscanini, Arturo Benedetti Michelangeli, Rudolf Serkin, Arthur Rubinstein, Vittorio Gui, Mario Castelnuovo Tedesco, Wilhelm Backaus, Ildebrando Pizzetti, Alfred Cortot. Per citarne alcuni. Il primo aprile del1924 gli Amici organizzarono a Firenze la prima esecuzione italiana del Pierrot lunaire di Schönberg, diretta dal compositore. Una serata storica. Nel ’28 contribuirono alla nascita della Orchestra Stabile Fiorentina di Vittorio Gui e nel ’33 a quella del Maggio Musicale Fiorentino.

E’ l’unica associazione concertistica ad aver ricevuto il Premio Abbiati dei critici “per la coerenza e qualità nella difesa del valore della musica da camera […] e per il significativo modello per le numerose associazioni omologhe italiane per la programmazione dove emerge la frequenza dei cicli liederistici o dedicati al quartetto per archi ma attenta anche all’aspetto didattico, grazie agli incontri di studio con gli artisti ospiti, e formativo”. Nel 2008 il Fiorino d’oro di Palazzo Vecchio, somma onorificenza cittadina, perché l’associazione, “grazie alle sua attività e ai grandi contatti internazionali, ha un ruolo insostituibile nel fare di Firenze una delle massime capitali europee della musica da camera”.

Gli artisti di oggi sono, sempre per citarne alcuni, Maurizio Pollini, Victoria Mullova, Andras Schiff, Alexander Lonquich, Jordi Savall, Yo-Yo Ma, Krystian Zimerman, affiancati dai migliori giovani strumentisti vincitori dei concorsi internazionali. I programmi dei sessanta concerti a stagione spaziano dai classici della musica da camera alle partiture contemporanee e non mancano coraggiose sorprese. Dal 1986 si tengono anche cicli annuali di quindici masterclass, con allievi provenienti da undici paesi.

Gli artisti salgono lieti sul palcoscenico della Pergola, è impalpabile eppure lampante. Non certo per i cachet, uguali a quelli di Salisburgo, Berlino, Lucerna, Vienna, ma perché Firenze è Firenze, il pubblico degli Amici è attento, scevro da obblighi mondani, un pubblico davvero musicale; perché Domitilla Baldeschi, direttore artistico di lunghissima esperienza e passione, è una signora e sa come farli sentire a casa: con una combinazione rara di affettuosità e senso dell’umorismo fronteggia intemperanze e imprevisti.

Anche gli spettatori sono lieti, alcuni hanno l’impressione, specie in quella culla appartata e silenziosa che è il palco, di entrare in un mondo sospeso, creato solo per loro. Uno strano caso di privilegio abbordabile perché il costo dei biglietti è modesto. Non strano, a pensarci bene, sono i miracoli della cultura. Che gli Amici trovino nuovi amici. Se è nell’aria, la musica fa bene anche a chi non la cerca. Il ritornello lo intoni Friedrich Nietzsche, e riecheggi per l’eternità: “Senza musica la vita sarebbe un errore”.