Paese che vai, usanze che trovi - si dice. La Russia non fa eccezione. Anzi. In questi tempi quantomeno incerti, un rifugio sempre sicuro sono le tradizioni e l’inverno, che per lunghi mesi cristallizza tutto sotto la sua pesante coltre bianca, sa scaldare il cuore regalando emozioni vere, per tanti, ma non per tutti. Come il protagonista di una popolare barzelletta dei tempi sovietici, che edulcorata dei termini meno politically correct, recita più o meno così:
“Uno studente africano ritorna nella sua casa in Nigeria dopo la fine dell’università e i genitori gli chiedono: “Dicci un po' figliolo, è davvero terribile questo inverno russo? Quello verde, ancora ancora. Ma quando arriva quello bianco siamo proprio nella cacca... ”

L’inverno “verde” è l’estate, quello bianco è il momento dove il termometro scende in picchiata, il gioco si fa duro e solo i duri iniziano a giocare. O meglio, i “trichechi”, gli appassionati delle immersioni nell’acqua gelida. D’estate cadono in letargo ma poi, puntuali agli ordini del Generale Inverno, ricompaiono a mollo negli specchi d’acqua balneabili per l’incredulità delle signore impellicciate e infreddolite. Trichechi non si nasce, ma si diventa, come racconta Dimitry 55 anni, da almeno 20 dedito alle immersioni nell’acqua gelata: E’ nato tutto spontaneamente. Un anno dopo la fine dell’estate ho continuato a bagnarmi nelle acque del lago vicino alla mia dacia, fino all’inverno e da lì ho preso questa abitudine. Adesso non mi ammalo quasi più, mentre una volta ero sempre alle prese con starnuti e raffreddore.

Probabilmente, vedendo quei temerari a mollo a Capodanno il primo pensiero va alla bronchite del giorno dopo, eppure, chi l’ha provato sulla propria pelle conferma che essere “tricheco” toglie il medico di torno quasi come una mela: "Come in tutte le attività ci vogliono pazienza e costanza. Se uno dal nulla si tuffa per la prima volta nell’acqua gelata, il giorno dopo forse rimane inchiodato al letto di casa" – dice Oleg, un altro dei trichechi che si radunano ogni weekend nello specchio d’acqua del parco di Tsaritsino, già tenuta imperiale, nella zona sud-est di Mosca.

Di base ci vuole una certa pratica di attività aerobiche all’aria aperta, come la bici, e dei “bagni” introduttivi nell’acqua dolce non solo d’estate, ma dalla primavera all’autunno. Così ci si arriva a tuffare nell’acqua gelata... immergersi non è una medicina, semmai una forma di prevenzione. Non va praticata quando si è in cattiva salute, ma prima di diventarlo. Diciamo che col tempo le immersioni scacciano i malanni di stagione. I bagni nell’acqua gelata quindi rafforzano l’organismo e lo spirito, ma vanno praticate da sobri, perché l’alcool agisce sul sistema di termoregolazione corporea e bere un bicchiere di vodka e poi tuffarsi sembra la norma, ma in realtà può avere spiacevoli conseguenze. Meglio un bicchiere di tea caldo, per rifocillarsi dopo essersi tuffati. Sempre ricordando che non si tratta di un bagno come nel mare di agosto, ma di un tuffo in uno specchio d’acqua di forma rettangolare, ricavato rompendo il ghiaccio tutto intorno.

Ogni inverno la data più attesa dai trichechi russi è il 19 gennaio, in cui secondo il calendario giuliano ricorre il Battesimo di Gesù. La tradizione vuole che chiunque si ritenga un “vero” slavo ortodosso, ancor prima che tricheco, nella notte del 19 gennaio è chiamato a calarsi nell’acqua gelata, mentre il ghiaccio tutto intorno è adornato da candele.

Per coloro che prediligono un approccio più sportivo, esiste anche una Federazione Internazionale del nuoto invernale, che organizza gare e campionati proprio come avviene nelle piscine al coperto dove si sfidano le stelle del nuoto. Il prossimo Campionato Mondiale si svolgerà il 21 e 22 marzo nella città russa di Murmansk, dove i “trichechi” si tufferanno nell’acqua con una temperatura compresa tra 0° e 3°C. Chissà che anche a Federica Pellegrini non venga voglia di imitarli...