A scuola con il Giro d’Italia

Si parte da Sanremo il 9 maggio con la spettacolare, e inedita, frazione a cronometro a squadre disputata, per la prima volta nella storia, su una pista ciclabile, quella della Riviera dei Fiori che unisce San Lorenzo a Mare a Sanremo. Si arriva a Milano - secondo tradizione, ma anche inevitabile omaggio a Expo2015 - domenica 31, dopo aver percorso in 21 tappe 3.489 chilometri (la media è di poco più di 166 km per ogni tappa). Ventidue le squadre iscritte, ognuna con 9 ciclisti.

La novantottesima edizione del Giro d’Italia si può riassumere, anche, in questi dati numerici: cui tuttavia non si può non aggiungere, per esempio, che l’altimetria complessiva è di 43mila metri, che i “girini” avranno a disposizione una sola giornata di riposo (dopo la nona tappa, a Civitanova Marche) e che nelle 21 frazioni sono previste una tappa a cronometro individuale, una tappa a cronometro a squadre (quella iniziale cui s’è fatto cenno), 7 tappe per velocisti, 8 tappe di media montagna (ma tre di queste prevedono l’arrivo in salita), 4 tappe di alta montagna con il classico arrivo lassù in cima… Ce n’è per tutti, e per tutti i gusti, come si vede.

La rassegna ciclistica nazionale prevede naturalmente una serie di appuntamenti collaterali tra i quali merita una segnalazione particolare l’iniziativa avviata per far conoscere ai più giovani, e farlo apprezzare nella pratica, l’uso corretto della bicicletta. Si tratta di “Biciscuola” (questo il nome dell’iniziativa, voluta dalla Gazzetta dello sport che indice e organizza da sempre il Giro d’Italia) il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, dopo aver confidato di avere una bici da corsa ha sostenuto di aver sempre avuto un ottimo rapporto con il ciclismo e ritenuto che “iniziative come questa che propongono uno stile di vita sano sono sicuramente ben accette”. Il progetto educativo è stato rivelato nella sede del dicastero insieme con la partnership con il WWF e la nuova mascotte della corsa rosa, il lupo Wolfie. Un progetto educativo importante perché, come ha sottolineato il Direttore Centrale delle Specialità della Polizia di Stato Roberto Sgalla "nel 99 per cento dei casi gli incidenti che coinvolgono i ciclisti sono colpa di altri. Ma noi dobbiamo educare i ragazzi al rispetto delle regole del codice della strada".

Ricordo del Grande Torino

Giocare in casa, giocare in trasferta. Il fattore campo, in quasi tutte le discipline sportive, è sempre considerato un atout (o una briscola, o una pinella, o un jolly: il lettore adatti l’esempio al suo gioco di carte preferito). A tal punto che la stragrande maggioranza delle competizioni prevede che gli incontri abbiano una andata e un ritorno. Giocare in trasferta significa essere ospiti, significa cioè recarsi a giocare in casa d’altri. Con l’inevitabile corollario delle connesse incombenze: mezzo di trasporto, tempi, alloggio e quant’altro. Giocare in trasferta, in uno sport sempre più universale e dinamico, significa incrementare quel turismo sportivo che è una delle voci più gettonate dei bilanci familiari, sociali, statali. E che non di rado segna in negativo un club, una città, una nazione. Il 4 maggio 1949 a colpire un club, una città, una nazione fu quella che viene tout court ricordata come la tragedia di Superga, lo schianto che causò la morte dell’intera squadra di calcio del Torino, che stava rientrando da una trasferta in Portogallo. 31 le vittime, ché insieme con la squadra c’erano dirigenti e giornalisti, oltre naturalmente il personale di bordo.

Lo sport italiano contò altre vittime qualche anno dopo, il 28 gennaio 1966, quando pianse la scomparsa dell’intera nazionale di nuoto, vittima della tragedia di Brema, un altro aereo, un altro tragico schianto. A proposito di Torino, mette conto ricordare che quest’anno la città cara a Gianduja e agli Agnelli è capitale europea dello sport: il che significa una ricca e variegata serie di eventi sportivi con il coinvolgimento di molti degli impianti cittadini e alcune delle principali manifestazioni dell’anno che saranno in qualche modo collegate al tema dello sport. Torino, tuttavia, non è solo sport: fino al 24 giugno, le porte del Duomo saranno infatti aperte al pellegrinaggio dei fedeli provenienti da tutto il mondo per l’Ostensione della Sacra Sindone, programmata per il bicentenario della nascita di Don Bosco, mentre alla fine di marzo è stato inaugurato il nuovo Museo Egizio, ampliato e completamente rinnovato nelle esposizioni dopo oltre cinque anni di lavori.