Gianni Infantino, 46 anni, avvocato svizzero di origine italiana, ex segretario generale della UEFA, 115 voti alla seconda votazione (11 in più della maggioranza assoluta del Congresso), è il nuovo presidente della FIFA, la federazione internazionale del calcio che annovera 209 federazioni, e che “vale” in termini numerici e di popolarità quasi più delle Nazioni Unite. Per non parlare del movimento complessivo, diretto e soprattutto indotto, in termini economici che il fenomeno calcio muove nel mondo. Infantino, decimo presidente della FIFA, succede a Sepp Blatter che ha guidato la confederazione mondiale del calcio per quattro mandati, sedici anni.

Tutto sommato nemmeno troppi, visto che dal 1921 ad oggi, quasi cento anni…, la Federcalcio mondiale ha avuto al suo vertice “solo” quattro presidenti: il mitico Jules Rimet, Stanley Rous, Joao Havelange e il chiacchieratissimo Sepp Blatter (ora non più: le nuove regole consentono al massimo un secondo mandato, otto anni in tutto). “Voglio essere il presidente di tutte e 209 le Federazioni - ha detto Infantino nel suo primo discorso – e insieme a loro rinnovare la FIFA e costruire una nuova era. Il mio è stato un viaggio eccezionale – ha poi spiegato - in cui ho incontrato tantissime persone che meritano che la FIFA sia altamente rappresentata. Il calcio ha attraversato brutti momenti, ma appartengono al passato”.

“Dobbiamo recuperare credibilità dopo un anno di umiliazioni – ha commentato il presidente della Federcalcio Tavecchio complimentandosi con il neo presidente – perché il calcio non è quello dipinto negli ultimi mesi”. C’è da credergli. Anzi è sperabile che lo si creda, per evitare che il presidente della Figc venga ricordato solo per precedenti, poco felici, esternazioni. Complimentoso anche il commento del massimo esponente del Coni: "Non posso che fare i complimenti – ha detto Giovanni Malagò – una bella persona, una bella storia. E poi devo dire che sono particolarmente felice per aver egli voluto sottolineare le sue origini italiane e calabresi. Parliamo di una persona sicuramente di grande qualità perché ha un percorso dall'interno e conosce bene le problematiche del mondo del calcio”. Malagò ha anche messo in evidenza di Infantino sia l’appartenenza ad una grande famiglia (ha quattro figli), sia la sua fluente dimestichezza con le cinque lingue da lui parlate. E ha chiuso ripetendo: “Complimenti!".

Nativo di Briga, in Svizzera, nel 1970, Infantino, laurea in giurisprudenza e avvocato di professione, si è occupato di diritto sportivo. Nel 2000 fu assunto all’UEFA come direttore della divisione Affari Legali e Licenze per club, diventandone poi, nel 2009, segretario generale. Per conto dell’UEFA ha anche gestito i rapporti con enti politici, quali la Commissione europea e il Consiglio europeo. È considerato molto vicino a Platini, di cui ha praticamente ereditato i compiti di presidente in seguito alla sospensione del francese per una consulenza fuori busta, per così dire. Secondo quanto riferito dal quotidiano britannico The Guardian, Infantino ha anche lavorato alle due principali riforme approvate dall’UEFA negli ultimi anni: l’introduzione del cosiddetto “fair play finanziario”, un piano per legare gli investimenti al mercato in entrata di ciascuna squadra, e l’allargamento della fase finale del Campionato europeo da 16 a 24 squadre.

Infantino era comunque un personaggio già familiare agli appassionati di calcio, perché da anni dirigeva i sorteggi tra le squadre partecipanti alla Champions League e all’Europa League. Grazie a queste apparizioni televisive, in cui ha mostrato un atteggiamento spesso bonario e una estesissima conoscenza di calcio, Infantino si è guadagnato una schiera di fan che sui social network si sono soprannominati “Infantiners”. Durante il sorteggio dei gironi di Champions League della stagione 2014-2015, parlando del Barcellona, Infantino disse: « … il Barcellona, che ha vinto la finale del 2011 contro… ehm. Non possiamo menzionare questa squadra, stasera». Stava parlando del Manchester United, che in quella stagione non era riuscito a qualificarsi per la Champions League per la prima volta dopo molti anni.

Durante la campagna elettorale, Infantino ha parlato più volte di “ricostruire” l’immagine della FIFA dopo gli scandali dell’era Blatter: «Se c’è una cosa che conosco, sono i numeri. So quanto costa organizzare i Mondiali perché so quanto costa organizzare gli Europei. So quanto costa gestire un’organizzazione come la FIFA perché la UEFA ha una dimensione simile. […] Quando propongo nuovi fondi, non solo sono sicuro che possono essere davvero assegnati, ma anche che farlo sarà facile. Quando hai un giro d’affari di 5 miliardi di dollari, distribuirne 1,2 o 1,3 è facile. Il mio obiettivo è molto più alto: dare il 50 per cento delle entrate della FIFA alle federazioni nazionali».

Fra le proposte più visibili di Infantino (forse tra le più attese, certo tra le più facili da …approvare), c’è anche quella di ampliare il numero di squadre che partecipano alla fase finale dei Mondiali – più o meno quello che è successo con gli Europei – e di studiare la possibilità di organizzare il torneo conclusivo della manifestazione in più paesi di una data regione, anziché in uno solo. Infantino – e anche questa sarà una bella gatta da pelare – dovrà verosimilmente decidere se spostare o meno i Mondiali assegnati alla Russia nel 2018 e al Qatar nel 2022: quell’asta di assegnazione, nel 2010, fu in realtà abbastanza controversa e chiacchierata. Il Qatar non ha dato l’impressione, al momento, di reagire all’ipotesi: lo ha invece fatto, e con veemenza, la Russia di Putin. Che ha detto, in parole povere: il mondiale è mio, e guai a chi me lo tocca!