Primeggiano nello sport ma sono anche primi, o tra i primi, in classe, intesa stavolta nel senso proprio fisico di aula scolastica o universitaria. Stiamo parlando di quegli atleti, per lo più calciatori (inevitabile la citazione dei loro nomi, visto che si tratta degli sportivi più famosi e acclamati) che non sono solo bravi col pallone avendo magari fatto gol allo stadio, ma lo sono, o in qualche caso lo sono stati, anche tra i banchi di scuola, a livello di aule universitarie, e che sfidano gli avversari con un titolo di studio (non di rado la laurea) in tasca o, come si dice, nel cassetto.

Giorgio Chiellini, per esempio, è dottore in Economia e commercio, mentre Yuto Nagatomo ha conseguito la laurea in Economia politica. I due atleti citati non sono gli unici, tra i calciatori dell’attuale serie A, ad avere anche il famoso "pezzo di carta". Chiellini e Nagatomo fanno parte di un elenco più lungo di quanto si sia indotti a pensare e il cui esempio più famoso è naturalmente Fulvio Bernardini, mitico “centrale” della Lazio, dell’Inter e della Roma anteguerra (ma anche altrettanto mitico e spesso contestato tecnico della stessa Roma, del Bologna, della Fiorentina e della Nazionale negli anni Settanta) che proprio per il suo titolo di studio veniva chiamato “il dottore”. Ancora nel calcio da ricordare Lamberto Boranga, portiere del Perugia, Sampaio De Souza Vieira De Oliveira, il Socrates difensore del Brasile anni Ottanta approdato di contraggenio a Firenze, Sergio Campana mezzala del Lanerossi Vicenza e “sindacalista” del calcio come fondatore e primo presidente dell’Associazione calciatori. Lauree nell’atletica l’hanno conseguita Livio Berruti e Pietro Mennea (plurilaureato, addirittura…). E ancora, tornando al calcio, Nello Governato e Annibale Frossi, Franco Baldini e Massimo Oddo, scusandoci se le citazioni si fermano qui per inserire incoraggiamenti e auguri a chi la laurea la sta per conseguire, come Angelo Ogbonna, Giurisprudenza.

Ricordi di maggio, e a maggio c’è il Giro

Ciascuno meriterebbe citazioni ben più corpose (fors’anche più autorevoli). Non ci si può tuttavia esimere dal rivolgere almeno un pensiero, un ricordo, ad alcuni personaggi che hanno attraversato lo sport lasciando segni indelebili e dei quali maggio rievoca le gesta, umane prima ancora che sportive: il Grande Torino, tragicamente schiantato sulla collina di Superga il 4 maggio 1949; Gino Bartali, primo ciclista a vincere nello stesso anno Giro e Tour e tuttora detentore di un primato sui generis, quello di aver vinto due Tour a dieci anni di distanza l'uno dall'altro (scomparso il 5 maggio 2000); Nereo Rocco, “el paròn”, primo allenatore italiano a vincere, con il Milan nel 1963, la Coppa dei Campioni (era nato il 20 maggio 1912).

Ma di maggio non si può non citare la grande avventura del Giro d’Italia, ancorché sia stato preceduto dal drammatico incidente in cui ha perso la vita uno dei suoi probabili protagonisti, Michele Scarponi. Si parte il 5 maggio da Alghero, si arriva il 28 a Milano. Già detto così si capisce che sarà proprio un gran bel Giro d’Italia. e non solo perché sarà l’edizione numero 100. Nel programma del Giro, quest’anno ci sono 6 tappe per velocisti, 8 di media difficoltà, 5 di alta difficoltà e 2 a cronometro (67,2 chilometri totali) compresa quella che chiuderà la competizione a tappe più cara al nostro Paese, dall’Autodromo di Monza fino al Duomo di Milano. Quattro gli arrivi in salita, cinque frazioni di alta montagna, due crono individuali, grandi salite come Etna, Blockhaus, Oropa, Stelvio, Grappa. Dopo cinque anni di assenza torna la crono individuale a chiusura della corsa rosa. Il primo dei quattro arrivi in salita è alla quarta tappa. Il Giro d’Italia numero 100 sarà di complessivi 3.572,2 chilometri e renderà omaggio ai “grandi” delle due ruote: Fausto Coppi, Gino Bartali, Marco Pantani, Ercole Baldini e Felice Gimondi. Con lo struggente ricordo di chi campione si accingeva ad essere, e che un tragico destino ha tolto al ciclismo. E, ben più grave, alla famiglia.