Sbagliano quanti considerano lo sport come marginale nella vita sociale, come un tempo di ricreazione. Lo sport è invece una leva di grande efficacia sul piano sociale, culturale, educativo, con rilevanti ricadute economiche.

Con queste parole, e non solo con queste, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha reso omaggio allo sport italiano recandosi – è stata la prima volta di un Capo dello Stato – nel luogo simbolo delle attività agonistiche a Roma, il Foro Italico, sede del Comitato olimpico italiano. Merita che se ne parli ancorché l’evento sia avvenuto tempo addietro, perché si è trattato di un incontro, come ha detto lo stesso Capo dello Stato, che ha inteso “riaffermare non soltanto i valori dello sport, ma la sua importanza, ampia e crescente, nella nostra società, nella formazione dei giovani, nello sviluppo equilibrato delle persone e delle nostre comunità”. Lo sport – ha detto Mattarella – è, insieme, “causa e conseguenza di una passione collettiva che accompagna gare e campionati, e talvolta contribuisce a farci sentire un popolo”. “È competizione, è anche espressione di eccellenze. Esprime il tentativo di superare il limite. Si tratta di una competizione collaborativa, sempre, sia negli sport di squadra che in quelli individuali: anche questi risultati, di chi vince o di chi batte un record, giungono grazie all'impegno degli altri in gara, le cui prestazioni sospingono il vincitore”. E vorrei che questo messaggio giungesse, con la stessa intensità, alle piccole società di periferia, o dei piccoli centri, e agli appassionati degli sport impropriamente detti 'minori', a quella meravigliosa galassia di attività, di società, di iniziative, che arricchisce di valori e di passione la nostra vita comune”. “Chi si impegna per lo sport, chi lo diffonde, aiuta l'intero Paese. Desidero dirvelo – ha sottolineato il Presidente della Repubblica – con convinzione”.

Ci sia consentita, a questo proposito, una notazione personale. Ho conosciuto il Presidente Mattarella nell’ultimo periodo della mia vita professionale al Popolo, prima della mia andata in pensione: il quotidiano della (ex) Democrazia Cristiana era, all’epoca, una sorta di contentino che veniva in genere assegnato ai …perdenti del Congresso, ai vincenti essendo attribuite le cariche più prestigiose: segreteria, incarichi di governo, responsabilità degli Uffici più importanti (erano i primi Anni Novanta, per il vertice dc c’era il dualismo De Mita-Forlani). Lo sport, nell’immaginario collettivo, come si direbbe oggi, ma soprattutto nella visione “de sinistra” era stato a lungo visto come una sorta di retaggio del passato ventennio, da esorcizzare, quanto meno, attraverso la purificazione di una concezione non più esclusivamente muscolare dell’atleta e del suo gesto agonistico. Era insomma visto un po’ come fumo agli occhi, anche se poi c’era una caccia spietata per accaparrarsi i biglietti, per sé e per amici e conoscenti, per le partite di calcio all’Olimpico…

La visita del Presidente Mattarella al Coni ha avuto anche questo risvolto, quando ha osservato che "sbagliano quanti, con qualche snobismo, considerano lo sport come marginale nella vita sociale, come un tempo di ricreazione. In questo ampio e diffuso mondo sportivo rientrano in realtà, a pieno titolo, anche i campioni più noti: sono giunti ai loro livelli facendo, in precedenza, parte anche essi di questo grande mondo amatoriale e, tante volte, vi ritornano per riversarvi l'esperienza e i suggerimenti che derivano da tanti successi conseguiti”. “Tocca a voi - anche con il sostegno delle istituzioni - rafforzare insieme lo spettacolo dei tornei e dei campionati, belli ed esaltanti, con l'educazione allo sport dei bambini, con la passione degli adulti, con quella pratica diffusa che, come sappiamo, aiuta la salute, l'amicizia e il sentimento della solidarietà. La stessa funzione educativa dello sport, del resto, non è indipendente dai comportamenti dei suoi protagonisti e dalla cultura che essi esprimono. Ripudiare, con severità e senza pause, la violenza e il razzismo, aiutare l'integrazione di chi rischia la marginalità, far crescere solidarietà nell'impegno comune: lo sport può trasmettere questi messaggi, praticandoli e manifestandoli - come avviene - di fronte alla grande attenzione che gli dedicano i nostri concittadini”.

Spesso gli atleti si fanno testimonial di meritorie campagne di solidarietà nazionali e internazionali: voglio ringraziarli perché aiutano a far conoscere situazioni difficili e l'impegno di chi vi si dedica. Lo sport - vorrei ribadire - è un diritto, un diritto di tutti, e occorre impegnarsi affinché il suo esercizio diventi sempre più pieno. La pratica sportiva continua a crescere nel Paese, grazie all'impegno del Coni, delle Federazioni sportive, della Federazione Paralimpica, degli Enti di promozione, delle Discipline associate, delle Associazioni benemerite, di tanti, numerosi volontari.

È un buon risultato, ma dobbiamo sempre cercare di far meglio. Ci sono nuovi obiettivi da raggiungere. A tutti i bambini e a tutti i ragazzi va garantito l'accesso alle attività sportive, indipendentemente dal reddito delle loro famiglie. Nello sport – ha concluso il Presidente della Repubblica - si specchia la nostra società in misura molto maggiore di quanto taluni credono: per questo lo sport italiano ha consapevolezza di rappresentare l'immagine dell'Italia.