Non solo Open d'Italia di Golf presso Le Fonti Golf Club di Castel San Pietro Terme, Bologna. Durante la conferenza stampa di presentazione del 3 aprile prossimo si parlerà anche dell'attesissima Ryder Cup 2022. Abbiamo chiesto un'anticipazione a Gian Paolo Montali, direttore del progetto Ryder Cup 2022, evento di risonanza internazionale che si svolgerà a Roma al Marco Simone Golf&Country Club.

Direttore, come nasce questa competizione che affascina tanto anche i non golfisti e quale sarà l'impatto sul turismo in Italia?

La Ryder Cup è nata nel 1927 e prende il nome dal trofeo donato dall'inglese Samuel Ryder alla federazione americana ed è gestita congiuntamente dalla PGA of America e dall'European Tour. Il progetto sarà l'occasione per confermare, tra gli altri, l'eccellenza del brand Italia all'estero nei settori moda, design, turismo ed enogastronomia. È previsto un incremento dei flussi turistici che permetteranno all’Italia di mostrare la sua variegata, ma ancora poco conosciuta, offerta nel settore golfistico. Il potenziale bacino è rappresentato da milioni di giocatori da tutto il mondo, i 40 miliardi di dollari spesi nel 2015 per viaggi di golf sono stati infatti ripartiti in queste differenti voci di spesa: 30% per l’alloggio, 10% per il volo, 25% per cibo e bevande, 10% per gli spostamenti interni, 5% per i divertimenti, 5% per shopping e regali e appunto il 15% per i green fee golfistici e per il noleggio dei golf cart.

Il golf è lo sport più giocato al mondo, con 65 milioni di praticanti (7,4 milioni in Europa). Grazie alla Ryder Cup l’Italia diventerà una meta golfistica di grande richiamo per gli appassionati di tutti i continenti. Da un’indagine di mercato promossa dalla IAGTO (International Association of Golf Tour Operators – 1.200 membri nel mondo) il numero di turisti golfisti nel mondo è passato dai 7,9 milioni del 1989 ai 25 milioni del 2015. Per questo tipo di viaggi nel 2015 sono stati spesi quasi 40 miliardi di dollari. Con l’aggiudicazione della Ryder Cup del 2022 abbiamo mandato un segnale forte, soprattutto ai mercati asiatici e americani, che rappresentano una preziosa risorsa per l’intera industria turistica italiana”.

Mediamente, quanto spende un golfista straniero per giocare in uno dei nostri 412 campi?

Nel 2015 in Italia si è passati da 500.000 a 550.000 green fee stranieri . Nel 2016 sono stati raggiunti i 600.000 green fee stranieri, allineandosi così alla Francia che due anni fa era arrivata a 620.000, ma che nel 2016 ha registrato un calo di visite a causa degli atti terroristici. Considerando una spesa media di 50 Euro, i 550.000 green fee italiani rappresentano entrate per i campi da golf pari a circa 27,5 milioni di Euro. Inoltre, valutando che in media un golfista in vacanza gioca una volta ogni due giorni, gli attuali giri di golf effettuati dai giocatori stranieri in Italia generano già circa 1,1 milioni di pernottamenti o presenze nelle strutture alberghiere ed extra alberghiere italiane, pari a entrate per circa 55 milioni di Euro all’anno (con un costo medio di circa 50 Euro a persona a notte).

Il dato ancora più interessante è che i 550.000 giri di golf “stranieri” in Italia contribuiscono attualmente a generare un indotto per il territorio di più di 165 milioni di euro annui! Le spese di un golfista in un viaggio di golf vanno infatti a beneficio del campo da golf soltanto nella misura del 15% mentre il 75% delle restanti spese contribuiscono ad arricchire considerevolmente l’economia locale (alloggio, trasporti interni, rental car, shopping, Spa&benessere, bar, ristoranti ….). Il rimanente 10% è invece rappresentato dal costo medio del volo aereo che non contribuisce, se non in minima parte, alla valorizzazione dell’indotto locale”.