Un vincitore è un sognatore che non si è mai arreso

(Nelson Mandela)

Quattro minuti e mezzo, duecentosettanta secondi, per il Titolo Italiano Categoria mediomassimi, tanto sono bastati a Vigan Mustafà per non arrendersi; Vigan è il “sognatore”, come chiama un vincitore Nelson Mandela, il sognatore che non si è mai arreso, alla guerra, al dolore, alla sfortuna, alla caduta per poi rialzarsi, per non voltare le spalle al mondo, per vivere nei suoi silenzi.

Sono assordanti i silenzi di un pugile, fermo sul ring solo, perché un pugile è solo con il cuore che batte a mille, non vede la gente, le luci e le bandiere, non sente urla, non vede e non sente, cerca solo la concentrazione e sente solo il battito del suo cuore. Tre minuti, un minuto... prima di tutto il tempo, la cosa più bella che ti insegnano quando entri in una palestra di pugilato per la prima volta è avere rispetto del tempo, e poi scopri il ring, tre minuti di lavoro e un minuto di riposo e poi determinazione, grinta e coraggio, questo sport è capace di tirare fuori tutte queste qualità insieme. La boxe è uno sport che esalta la volontà di affrontare ogni evento, perché un pugile non scappa dal ring, non si nasconde per non replicare a un avversario, non evita di affrontare la situazione, se non attacca almeno si difende, se non condivide, pensieri o pugni che siano, lo fa capire, ma c’è rispetto per sé e per gli altri, una sorta di comandamento da onorare nello sport in generale, nella boxe in particolare.

E Vigan sale di nuovo sul ring, e forse se non vince, è per l’ultima volta: in pochi secondi vede il suo mestiere bellissimo, quello di fare il pugile. Una tradizione di famiglia, Vigan è fratello di un grande pugile del suo paese, Ilir Mustafà, grande atleta kossovaro, un esempio, una guida e un padre, capo indiscusso di una famiglia di una volta, di un paese vicino all’Italia ma tanto lontano da noi, una regione che ha visto tante battaglie, guerre sanguinarie, processi e cambi di bandiera. Oggi è un posto meraviglioso e appartiene alla Slovenia, un luogo tranquillo e pieno di natura dove il “confine” imposto dalle milizie è solo un brutto ricordo. Le frontiere di ideologie miopi non esistono più, al loro posto strade incorniciate da tanti ciliegi e filari che compongono un paesaggio vinicolo invitante. E rivede la sua terra, l’aria gelida e quasi ferma, miliardi di stelle e una gigantesca luna in un mondo magico dove le slitte sono trainate dai cavalli, un altopiano selvaggio al centro della Serbia più profonda, un mare di neve per un salto nel passato, l’enorme distanza con la natura, circondati, assediati, dall’immensità dei boschi di abeti, larici, lecci e betulle che coprono le decine di colline del territorio del Parco Nazionale del Monte Golija dove ancora il lupo regna incontrastato.

E una sera Vigan, il 2 febbraio, una lunga sera concentrata in quattro minuti e mezzo, fa un salto a piè pari, come un bambino piccolo, per un premio, un regalo, una sorpresa, un balzo liberatorio come un giaguaro, una gioia che è una esplosione, attesa per anni, fatta di ricordi e di dolore. E poi Vigan Mustafà alza un braccio, una mano, mentre suona l’inno d’Italia, accanto la bandiera dell’Italia e il fratello Ilir, un grande pugile: per lui l’alzata di mano vuol dire che è fiero di essere un pugile, c’è stress, fatica fisica, pianto, sacrificio e gioia, e la gioia di un uomo libero, un sognatore, che ha vinto il Titolo Italiano. E da qui a Vigan si apre una nuova strada, il suo coinvolgimento nel team del progetto “Il movimento che incontra la scienza”.

Uno studio recente dell’Università di Indianapolis, pubblicato su Physical Therapy ha evidenziato che un allenamento di boxe di non contatto migliora la qualità di vita di pazienti affetti dal Morbo di Parkinson anche di grado medio-grave. Questo conferma che l’attività fisica anche di una certa intensità aiuta a rallentare la progressione della malattia. Il Morbo di Parkinson, malattia neurodegenerativa, causa un irrigidimento generale della muscolatura, la diminuzione della stabilità posturale, e il tremore e rallentamento nei movimenti. Il miglioramento di tali deficit si può ottenere, come riportato dalla ricerca internazionale, da una moderata/intensa, ma continua, attività fisica in sinergia con la terapia farmacologica e il progetto riabilitativo.

"Abbiamo osservato che i pazienti malati di Parkinson che fanno esercizio per 150 minuti alla settimana hanno un declino più lento in termini di mobilità e qualità di vita nell’arco di due anni rispetto a chi fa meno esercizio o non lo fa per niente", racconta il Dr. Maurizio Bertoni, direttore sanitario del Centro Training Lab a Firenze, "fare regolarmente attività fisica aiuta a rallentare la progressione del Parkinson: bastano due sedute a settimana per mantenere i movimenti più fluidi e sicuri migliorando la qualità di vita".

Il Dr. Bertoni con il suo gruppo di terapisti e preparatori ha inserito nel suo team anche Vigan Mustafà, infatti la boxe, che è uno degli sport più antichi del mondo, è anche uno dei più completi, proprio perché praticando questa disciplina si sviluppano la coordinazione dei movimenti, soprattutto tra braccia e gambe, e l’armonia muscolare. È pertanto disciplina utile per il miglioramento di certe qualità che spesso si perdono sia per l’età che in occasione di malattie neurodegenerative.