Non è mai stata semplice la scelta del C.T. della Nazionale di calcio. Ora per problemi dettati dal “fastidio” che la Nazionale procura alle squadre più in vista del campionato, ora per l’obiettiva difficoltà di reperire un tecnico di sicuro valore che sia pronto a “sacrificarsi” rinunciando a un contratto ben altrimenti consistente (la Federcalcio, si sa, non è in grado di pagare quanto un club…).

È in questo quadro d’insieme che la Figc si appresta a comunicare – lo farà il 20 maggio, al termine quindi del campionato, secondo quanto annunciato dal sub-commissario Alessandro Billy Costacurta – il nome del nuovo Commissario tecnico degli Azzurri, dopo il periodo di interregno affidato a Luigi Di Biagio, che a sua volta aveva sostituito il precedente responsabile, Giampiero Ventura, naufragato contro la Svezia e quindi impossibilitato a partecipare al Mondiale di Russia.

Tra i nomi che il totonomine ha snocciolato alla ricerca dell’identikit del nuovo CT si è fatto anche quello di Roberto Mancini, uno degli allenatori italiani più noti all’estero: ha vinto il suo ultimo trofeo — la Coppa di Turchia — nel 2014 con il Galatasaray e in carriera ha vinto tre volte la Serie A con l’Inter (ancorché non sia da minimizzare la circostanza di un campionato a quei tempi taroccato da Calciopoli…) e una Premier League con il Manchester City. Nei suoi primi anni da allenatore ha vinto anche due Coppa Italia, con Fiorentina e Lazio, ripetendosi poi con l’Inter nel 2005 e nel 2006.

Tra i candidati, Conte e Ancelotti hanno cortesemente rifiutato, mentre Paolo Maldini (forse l’uomo nuovo su cui puntare in un prossimo futuro) è sembrato ancora a corto di esperienza. Sul coinvolgimento di Mancini sembra gravare il suo impegno non immediatamente eludibile con lo Zenit San Pietroburgo, la squadra da lui allenata in questo periodo.

Di là dalle scelte e dai nomi, seppure importanti questi e quelle, la scelta dell’allenatore della Nazionale non potrà comunque non prescindere da una completa rivisitazione strategica del sistema calcio in Italia. Come ha evidenziato proprio Maldini in una dichiarazione alla Gazzetta dello Sport, che merita di essere letta: "In questo momento, l'Italia non dico sia una nazionale di seconda fascia ma è molto lontana dalla prima come qualità. Il c.t. ideale? Credo che il problema sia proprio lì, un c.t. che costruisce qualcosa per il futuro non credo sia accettato in Italia, ci sarà l'Europeo, bisogna qualificarsi e far bene, l'Italia non ha tempo di aspettare. Mentre a livello di giovanili e di progetto si può programmare qualcosa con un futuro un po' più lungo".

Ed è proprio dunque qui che la faccenda si fa tortuosa, delicata, difficile, che la Federcalcio sembra intenzionata ad affrontare sul piano pratico anche attraverso un abbastanza nutrito programma di incontri fissati per il prossimo periodo: a cominciare da lunedì 28 maggio quando l’Italia affronterà in amichevole l’Arabia Saudita allo stadio ‘Kybunpark’ di San Gallo, in Svizzera. Sarà la prima sfida nella storia tra le nazionali dei due Paesi e per la prima volta gli Azzurri saranno di scena nella città svizzera.

Quella con l’Arabia Saudita sarà la prima di una serie di amichevoli che chiuderanno la stagione: il 1° giugno a Nizza l’Italia affronterà la Francia, lunedì 4 giugno allo Juventus Stadium di Torino se la vedrà con l’Olanda. In accordo con la Uefa, la Figc ha inoltre ufficializzato la disputa di due gare amichevoli della Nazionale A contro Ucraina (il 10 ottobre) e Stati Uniti (20 novembre).

Gli incontri sono inseriti nel calendario internazionale in concomitanza con i turni di riposo che l’Italia osserverà nella Uefa Nations League, la nuova competizione al via dal prossimo settembre che vedrà gli Azzurri impegnati nel Gruppo 3 con Portogallo e Polonia. Favorevoli i precedenti per l’Italia: imbattuta negli incontri disputati con l’Ucraina (6 vittorie e 1 pareggio), mentre con gli Usa il bilancio è di 8 successi, 3 pareggi e una sola sconfitta (0-1) subita nell’ultima amichevole disputata il 29 febbraio 2012 a Genova.