Estate, calda, bellissima e attesa dai tanti nomi illustri della vela italiana, barche di prestigio dalle quali ci si aspetta grandi prestazioni. Anche il Class40 Crossing Routes con Vaquita e il suo Different Sailing Team, equipaggio composto da persone con disabilità pronte a battagliare con lo scopo ben preciso di arrivare davanti agli altri, il più possibile.

Emblematico il nome scelto per la bellissima barca a vela, Vaquita, Śūnyatā, un termine sanscrito che indica una delle dottrine fondamentali del Buddhismo, la vacuità è ciò che ci permette di aprire gli occhi per vedere direttamente che cos'è l'essere. Il significato principale della vacuità è nel riconoscerle la fonte di liberazione anziché di nichilismo, un aliberazione progressiva dall’egocentrismo; la vacuità indicata dal Buddha è la famosa via di mezzo, che riconosce un’esistenza intrinseca a tutti i fenomeni.

Per Crossing Routes, ospite dell’organizzazione della 151 Miglia Trofeo Cetilar, questa è la seconda tappa sportiva di un percorso iniziato a gennaio con il trasferimento della nuova barca, il Class40 “Vaquita” dall’Adriatico al Tirreno, continuato con la preparazione a Livorno e inaugurato pochi giorni fa con l’ottimo piazzamento alla 100 Miglia di Montecristo, prologo di una 151 Miglia Trofeo Cetilar; dunque per Different Sailing Team si preannuncia un test di alto livello di una stagione velica che è una vera e propria festa dello sport grazie anche ai molti eventi collaterali che coinvolgono persone di tutte le età, dai bambini agli adulti.

L’obiettivo è quello di portare un messaggio, di aprire il mondo della vela e delle regate anche a persone portatrici di disabilità, e in senso più ampio di dimostrare che le differenze possono essere una grande risorsa se integrate in un contesto di collaborazione del quale l’equipaggio di una barca da regata è incarnazione perfetta. Alessio Bernabò, coordinatore del progetto e skipper del Class40 Crossing Routes racconta l’atmosfera a bordo.

“Siamo contenti, emozionati, un po’ tesi ma anche molto motivati e concentrati. Scegliendo una barca come il Class40 abbiamo deciso di metterci in gioco e prenderci delle responsabilità non da poco, ma l’abbiamo fatto proprio per avere una possibilità concreta di confrontarci “alla pari” con altre barche e altri equipaggi. Da gennaio non ci siamo fermati un attimo, abbiamo lavorato tanto, dovremo migliorare ancora ma penso che siamo pronti a far bene, la voglia è tanta. Quindi niente alibi, ovviamente siamo qui per divertirci, confrontarci con gli altri, portare il nostro messaggio. E l’unico modo per essere efficaci è regatare al massimo, poi vedremo dove saremo all’arrivo”.

Un mondo, quello dell’equipaggio del Vaquita, rivolto verso il mare azzurro, vele tese verso il sole, un perenne e leggero refolo di vento per una stagione attesa tutto l’anno; lo sguardo verso terra dove le rocce sono lisce e levigate dal ritmo lento dell’acqua e il profilo dei monti è severo, da lontano le barche da pesca, sogni di evasioni per paesi lontani legati al mare, una vita cadenzata dal movimento delle onde, una ninna nanna inesorabile, dolce, ripetuta senza tempo che, quando si rannuvola il cielo, prende corpo e violenza come se fosse un dispetto degli dei. Eterne notti d’estate dove si ascolta il fascino del silenzio, sognando velieri che raccontano di fughe e viaggi, vele imponenti fragili come farfalle, storie di marinai, storie di uomini.

Il mare, come sosteneva il grande scrittore/marinaio Joseph Conrad, è un'esperienza che mette alla prova tutti i sensi: la vista, l’udito, l’olfatto, il tatto… per l’equipaggio del Vaquita va inserito anche il gusto. Questi ragazzi amanti del mare sono nati sul mare, dove il profumo del salmastro si confonde al vento, rotto dagli stridi rauchi dei gabbiani, con la luce che penetra nell’acqua, per ripetere all’infinito la storia di un rapporto intenso dell’uomo con il mare, sempre in bilico tra attese e incontri.

L’equipaggio del Crossing Routes, che ha vinto la veleggiata, ha preparato un piatto durante il sailing day organizzato da Lega Navale La Spezia e da Scuola di Mare Santa Teresa all’interno della manifestazione Sea Future del 19-23 giugno a La Spezia. E anche questa è una sfida, che, come dice il nome della barca, per riconoscere una fonte di liberazione, essere finalmente un equipaggio felice di sentirsi liberi di guardare il mare, per vedere non solo acqua ma respirare l’odore del mare, avere il vento sul viso, guardare il sole. La barca è una barca da regata, per cui scomoda, con pochissimi comfort rispetto a una barca da crociera, con un equipaggio speciale, composto da disabili e normodotati. Quindi, una ricetta di un autore speciale che ha cucinato in una cucina anomala, con tutte le difficoltà annesse e connesse... anche questa è una felicità speciale.

Ricetta di un autore “chef speciale”

Per 5 persone:
500 g di penne rigate Alce Nero
un polpo 600 800 g già bollito
300 g di taccole
3 patate
Un barattolo di 250 g di pesto di zucchine o di basilico Alce Nero
Mezza cipolla
Un peperoncino
Olio extravergine di oliva
Sale qb
Una manciata di pinoli tostati
Qualche foglia di maggiorana e di timo

Preparazione
Pelare le patate e tagliarle a pezzetti piccoli che possono cuocere nello stesso tempo di cottura della pasta (più o meno 10 minuti). Mettere l’acqua a bollire. Quando bolle, aggiungere le patate, taccole, cipolla, peperoncino e un filo d’olio e sale. Dopo cinque minuti di cottura calare anche la pasta. Quando la pasta è quasi cotta, aggiungere il polpo precedentemente cotto e tagliato a pezzettini. A cottura ultimata, scolare il tutto e trasferire in un tegame con un filo d’olio, le foglie di maggiorana, il timo, il pesto e i pinoli tostati e lasciare risottare la pastasciutta nel tegame.