Nel mio televisore quadridimensionale oggi ho rivisto un film 4D che non vedevo da una decina d’anni. E’ Kramer contro Kramer con Meryl Streep e Dustin Hoffman. Dieci anni fa quella storia aveva per protagonisti una coppia di coniugi trentenni, ma dopo una decina d’anni rivedere lo stesso film con personaggi più vecchi di dieci anni fa un effetto abbastanza sconvolgente. Mi ha fatto pensare al tempo che scorre e se ne va.

Una volta con i 3D non era così. Vedevi un film in altezza lunghezza profondità proiettato nel soggiorno di casa ma nei film non c’era la temporalità. La scena non invecchiava col tempo. Ma col 4D quello che accade è assurdo, anche perché il tempo restituisce l’immagine di Dustin Hoffman e Meryl Streep per come veramente sarebbero invecchiati senza i trattamenti a cui si erano sottoposti in vita. Dustin Hoffman tutto rachitico e secco (dopo i trent’anni o si gonfia o ci si restringe, non c’è nulla da fare, un aspetto normale non lo si ha più, flaccidi o tirati, muscolarizzati o budini) e Meryl Streep grassa e piena di ritenzione idrica.

Devo stare attento a vedere questi 4D dopo dieci anni. Sulla custodia del Dvd c’è scritto che è preferibile non lasciar passare sei mesi dall’ultima visione del 4D. Anche i grattacieli e le automobili e tutto quanto viene sottoposto a obsolescenza e all’erosione degli agenti atmosferici, ed eppure la storia rimane quella in tutto e per tutto, stesse battute, solo pronunciate più lentamente e con voci diverse da come le ricordavo e stessi gesti, stesse azioni, le scene sono uguali. Un film tutto da buttare, in realtà. Non so, Meryl Streep indossa gonne strappate e sgualcite, vesti lacere e lo stesso dicasi per Hoffman e gli altri personaggi. Alcune carrozzerie d’automobile sullo sfondo sono totalmente arrugginite, un mondo Anni 70 del ‘900 sopravvissuto per dieci anni col puro scorrere del tempo, senza eventi storici o cataclismi, solo scorrere del tempo, ed è un bel salto temporale, in effetti, e ti sballa il cervello, fa un cattivo effetto sull’umore. Massì però mi ha fatto bene vedere quel 4D, mi ha fatto ricordare che viviamo in una dimensione spaziotemporale e che quando guardiamo da un punto a un altro punto il nostro sguardo attraversa lo spaziotempo e non solo spazio. Che c’è il tempo e che pure oggi che ci muoviamo in un multi-verso a undici dimensioni e ne padroneggiamo pienamente quattro la faccenda non è cambiata rispetto a centinaia d’anni fa e ancora oggi dobbiamo vedercela col tempo e con questo mondo nel quale siamo.

Così ho chiamato Z41.
Z41 è mia moglie.
E’ lei che possiede il chip con la mia identità.
Tutto ciò che penso, ricordo, le emozioni attraverso un sistema di ingegneria quantistica che ovviamente non sono in grado di spiegare finisce in quel chip e quel chip lo possiede Z41.

Una volta (come per esempio negli Anni 70 del ‘900 ai tempi di Kramer contro Kramer, ma anche della Guerra dei Roses se è per questo) ci si scambiava gli anelli quando ci si sposava, ora ci si scambia un chip. Tu mi dai in custodia la tua identità e io mi prendo in custodia la tua. Il chip in italiano si chiama appunto Anello D’Identità, è grosso quanto un atomo e viene inserito vicino al cuore. Questo scambio consente a entrambi i coniugi di prendersi davvero cura l’uno dell’altro e di amarsi l’un l’altro come se stessi perché di fatto si sta effettivamente amando se stessi. Se uno dei due ha un incidente e muore l’altro perde il suo intero patrimonio identitario. Se si ammazza idem, si può perdere il proprio patrimonio identitario e a quel punto non avendo più un’identità va da sé che non si è più nemmeno una persona giuridica in grado ad esempio di incamerare i beni della persona cara trapassata.

Bisogna stare molto attenti, oggi nel 2344, a sposarsi e a voler stare insieme e anche ad avere bambini. Perché tu diventi loro e per legge. E non puoi sottrarti a portare dentro di te il chip. Te lo installano vicino al cuore che nemmeno te ne accorgi e di metodi per evitarlo quasi non ce n’è. In pratica con questa legge giuridica approvata dal pluriparlamento (non bisogna far caso a questa nicizzazione dei termini; da quando le undici dimensioni sono state provate e la materia oscura si sta chiarendo via via ogni giorno che passa si aggiunge un suffisso iper- super- extra- multi- omni- a ogni parola, anche se di fatto, lasciatemelo dire, sono sempre quei quattro concetti scoperti da Einstein, Newton, Faraday e compagnia qualche decennio prima degli Anni 70 del ‘900) si capisce che si rendono impossibili certe furberie come spingere il proprio partner al suicidio o altro della serie.

Comunque bisogna prendersi gran cura del partner perché il recupero del chip nel corpo dell’altro è assai arduo, è un bit d’informazione infinitesimale e la microchirurgia atta al recupero dell’Anello Identitario fallisce sette volte su dieci. Ma il vantaggio è che ciò che non puoi fare tu all’altro nemmeno lo può fare l’altro a te e poi gli incidenti sono molto inferiori da un centinaio d’anni ormai. Viviamo in un mondo eco.

Ma nonostante queste premesse, Z41 e io abbiamo bisticciato e lei è andata via saltando persino il lavoro (si lavora da casa con una telecamera che ti tiene d’occhio e ti registra), così sono abbastanza terrorizzato da quel che potrebbe combinare perché dopotutto si tratta del mio culo: il suo culo è il mio culo e vorrei sapere dove quel mio culo è finito.
“Sono qui dietro di te” mi fa una voce.
Mi volto. E’ Z41!
“Ah, meno male. Ero preoccupato per me stesso!”
“E anch’io per me”
“Sempre la solita egoista…”
“Sì, e tu pure. Cos’è? Vuoi che ricominciamo?”
“No no. E’ solo che stiamo insieme per egoismo e per paura”
“C’è un altro modo per una coppia di stare assieme? Vampirismo e protezione. Tutto qua”
Tutto qua.

Testo tratto da Futuro Remoto, per il venticinquesimo anniversario del Premio Matera