Sempre gli stessi posti, più o meno, anche se in realtà non hai idea di dove sei. Sei dove non t’importa d’essere, così, senza pretese, e stai parlando con una che sa talmente tante cose che il suo sorriso smagliante ti dà addirittura fastidio. Ti dà fastidio quel sorriso ingenuo e plastificato che t’ammorba alla fine di ogni discorso, nonostante ti faccia eccitare maliziosamente e in maniera del tutto automatica. Non per altro, ma stona col tuo viso vestito di niente, col tuo sangue lento e sporco di nero. E pure sa così tante cose. La lasci a sé stessa, andandotene di corsa dopo aver inventato una di quelle scuse rifilate balbettando e studiate prima di uscire di casa. Ti dispiace ma devi andartene. Anche lei lo sa. È troppo diversa dal tuo modo di esistere, quello stare al mondo tutto tuo che non sai spiegare ma che sai riconoscere se c’è in qualcuno. Non tutti sono suscettibili alla tragedia, ti dici, alla felicità nella tragedia, non tutti i sapienti soffrono d’intelligenza. E pure sa così tante cose. Solo sesso. Del sesso grandioso, il giorno prima e il giorno prima ancora. Insieme al vino rosso del sesso tanto espressivo da poter essere dipinto. Ubriachi di abbracci e di segni, di orgasmi arrabbiati e capricciosi, rotolavate nel lenzuolo pallido di sentimento mentre la pelle prendeva l’odore sfinito e mischiato dell’uno con l’altro. E poi l’arte, le poesie, il cinema d’autore, le paranoie filosofiche e i baci rubati, la tua lingua che le compassava il bacino e arrivava a destinazione. E poi quelle lentiggini sovrastanti che ti piacevano tanto ma che ti ricordavano quando da piccolo giocavi con la sabbia ed eri triste perché trovavi l’acqua ed era tutto finito. L’acqua era nei suoi occhi azzurri e banali. L’estate che incombeva entrava maleducata dalla finestra, nel silenzio più totale pareva già morta. Poi ancora sesso. E poi il nulla. Te ne vai. Con lei hai già fatto tutto e forse anche troppo. Anche lei lo sa. Non ti mancheranno quei capelli lunghissimi e ondulati che le cascavano sulla schiena e quand’era le coprivano pure il volto e ti entravano in bocca rendendo tutto più selvaggio, sensuale e disordinato, né rimpiangerai quelle gambe magrissime, scandinave e lattiginose che portava con eleganza e che ti piaceva palpare per farle diventare rosse. Non sentirai alcuna nostalgia per quel quadretto illuminato in cui si raffigurava, per tutto quel sapere di cui si ricopriva e che la rendeva ammirabile, quasi amabile, giocando col tuo cervello ed apparendo perfetta, perfetta per come apparivi tu ma difettosa per il tuo cuore e i suoi meccanismi difficili da interpretare. Tant’è che sei sempre stato convinto che in amore la perfezione è una parola tanto inventata quanto manipolata, utopia e mistificazione, una sorta di bugia. Tu lo vivi così, tu ami così. Non ti innamori di qualcuno che già è, ma di qualcuno che vorresti che sia.