Gesù sta ripetendo ad alta voce. Ogni tanto si arresta, torna indietro e ripete quel che ha interrotto, a volte parola per parola ma con una intonazione della voce differente, altre volte modificando alcune parole, altre modificando il senso di quel che ha appena detto. I tre apostoli ascoltano come pietrificati la voce del loro Maestro. Non c’è il minimo dubbio circa quello che sta avvenendo in quel luogo. Sostano nel cortile della casa. Sentono solo quella che è inequivocabilmente la voce di Gesù uscire da uno dei vani della casa molto grande.

Un venticello leggero soffia sul terriccio del cortile, e sembra non muovere nulla – le imposte o le porte o i panni appesi. Il mantello verde di Natanaele, però, sbatacchia. Quello non è ancora il tempo dell’accentramento d’anime che si formerà ben presto ogni giorno davanti alla casa di Simon Pietro in cerca della parola e del conforto del loro Maestro. La casa dell’apostolo Pietro per qualche ragione o qualche casualità a quell’ora è deserta, silenziosa. Le famiglie di Pietro, Andrea e di sua suocera che molto presto verrà colpita da una febbre fortissima e da Gesù curata, sono tutte altrove. Gesù dice qualcosa a proposito del sale della terra e della luce del mondo e sta parlando di un tesoro. Nel silenzio del cortile la voce del Maestro risuona flautata e anche se seguita a interrompersi e a ripetere quel che va dicendo, il suo è un discorso guaritore. Gli apostoli ne rimangono beati, sentendosi subito meglio. Poi però aiutandosi uno con l’altro, dopo un tempo non ben determinato, si affrettano altrove abbandonando quel luogo. Quando i tre apostoli su indicazione di Iacopo si siedono presso una pianta di fico, Natanaele estrae un coltello e lo osserva senza parlare. Tra gli apostoli è sceso distacco. Ognuno sta ripensando a quel che hanno appena vissuto mentre il sole sta definitivamente calando sulla città di Cafarnao. Cosa devono pensare? Si guardano l’uno con l’altro, Natanaele, Iacopo e Filippo, sapendo bene che cosa quel che hanno visto può significare.

Quella sera gli apostoli si riuniscono nella casa di Simon Pietro e a metà della cena Gesù dice queste parole: "Considerate il fico, il mandorlo, il melograno. Considerate l’olivo, la palma, il sicomoro. Bartolomeo" – dice Gesù rivolgendosi a Natanaele – "lasceresti che le radici del cedro davanti alla tua dimora si ammalassero e marcissero? E tu, Giacomo" – dice Gesù rivolgendosi a Iacopo – "se gli uccelli attaccassero la corteccia di un cipresso non ti muoveresti per ostacolarlo? Filippo, dimmi, se un asino si cibasse delle foglie di una ginestra lo lasceresti fare?" . Gesù intinge un ramoscello di prezzemolo nel succo di limone di una ciotola e lo assapora.

"Un giorno" – prosegue poi – "Dimaco uscì nel cortile della sua dimora e trovò un salice levarsi dalla terra. Era una pianta notevolmente grande, con i rami penduli e sottili, curva verso il basso, quasi vergognosa di trovarsi nel cortile del suo padrone nuovo. Dimaco la osservò per un poco e rimase del tutto stupefatto. Chi poteva aver piantato il seme di quel salice nel suo terreno? Non lui, di questo era sicuro. Forse poteva essere stato il vento, ma com’era possibile, Dimaco si domandava osservando gli amenti del salice, che quella pianta fosse sorta dal terreno dall’oggi al domani? Possibile che lui non l’avesse vista crescere prima? Qualcuno forse aveva trapiantato il salice da un altro terreno nella notte senza farsi vedere e sentire? Dimaco era di fronte a un mistero. Cominciò a rivolgere allora qualche domanda ai suoi vicini. Chiese al vasaio Bardesane. Al ricottaro Ossirinco. Al pigiator d’uva Basilide. Al mugnaio Apelle. Ognun di loro però non seppe rispondere. Dimaco decise di non abbattere l’albero, né di sradicarlo, anche se la sua presenza nel cortile ostruiva in gran parte il passaggio. Accettò di lasciarlo lí, anche perché osservandolo non poteva non rimanerne abbacinato. Quella pianta era un salice bianco. Aveva amenti gialli e opalini. Emanava una luce e una forza particolari. Dopo giorni e giorni, osservando le foglie, la corteccia, le radici, Dimaco si convinse che quella pianta fosse sorta dal nulla sul suo terreno. Era una pianta del Signore. Le sue foglie non invecchiavano e non si staccavano. La sua corteccia rimaneva sempre uguale. Sulle sue chiome le capinere e i pettirossi e i rigogoli non costruivano nidi, e le cornacchie ne restavano lontano. Dimaco si convinse di avere nel suo cortile una pianta sacra. Quando sua moglie Sofia s’ammalò, la febbre fu sconfitta grazie alla corteccia del salice. Non c’era davvero bisogno di prendersene cura, di quella pianta. Le foglie in dicembre non cadevano. Gli amenti non appassivano. La corteccia dell’albero curava la febbre. Era una pianta sacra".

"Un giorno però si dice che la pianta si trasformò e prese a essere come tutte le altre. In dicembre le foglie caddero. Gli amenti sfiorirono. La moglie di Dimaco non ottenne più alcun beneficio dalla corteccia dell’albero per curarsi la febbre. Si dice che questo fosse accaduto perché una volta Dimaco e Sofia osservando gli amenti del salice avessero commentato che se gli amenti non sfiorivano significava anche non ci sarebbero stati amenti nuovi: che ci sarebbero stati sempre e solo quelli. Si dice che Sofia abbia anche suggerito spazientita a Dimaco che forse la pianta non volesse abbruttirsi e abbia concluso, la donna, che la bruttezza dell’appassire non significa tuttavia che appassire sia brutto – e qui Gesù indirizza un’occhiata a Iacopo. – Ma altri sostengono invece che la pianta sacra si fosse offesa – prosegue Gesù – giacché nessuno si prendeva cura di lei. La lasciavano sola. Quasi non la toccavano. Era sacra. Avevano un poco tutti quanti timore d’avvicinarla. Anche se non ne aveva realmente bisogno, il salice bianco avrebbe voluto però esser trattato come le altre piante".

"Dunque, Bartolomeo, Giacomo, Filippo, vi domando": – dice Gesù infine – "smetteremmo di prenderci cura di una pianta e di abbellirla e di cercare di migliorarla solo perché la nostra stoltezza ci dice che non ne ha bisogno in quanto viene dal Cielo? Un dono del Signore va glorificato prendendosene cura, anche se non ne ha davvero bisogno, poiché proviene dal Signore, e ha già in sé tutta quanta la grazia che gli occorre".

Così dicendo Gesù spezza la matzah e la divide con gli apostoli.