La dottoressa ti ha detto di smettere di fumare.
Apri la porta del suo studio e neanche il tempo di guardarla che le dai il buongiorno con un colpo di tosse, arrugginito dal catarro, violento nel scoppiettarti in gola.
“Allora cos’è che non va?” – ti chiede con fare materno, felice nel vedere un giovane dopo aver visitato una sfilza interminabile di vecchi malaticci lamentosi che a bestemmie non s’erano risparmiati.
“Veramente niente di grave…”
Cominci a buttare giù il tuo monologo preparato a casa, pieno di tutte le pseudo-problematiche che ti hanno afflitto negli ultimi nove mesi, con tanto di collegamenti fra una mini-diagnosi e l’altra. Le fai notare che ti sono cascati un po’ di capelli, che hai dovuto tagliarli perché erano morti arrostiti dal continuo susseguirsi di lavaggi e dell’asciugare isterico, dell’allisciare in tutti i modi possibili. L’aspetto che hai ti fa sentire patetico, perché ti ricorda quando ancora preferivi la televisione al cinema e le brave ragazze alle ragazze sbandate, e perché – viste le reazioni e i vuoti allo stomaco – sei arrivato al punto di pensare che sei malato di qualcosa di molto più incurabile dei tuoi capelli.
“Tutto qui?”
“Non lo so… Forse è legato anche all’alimentazione, non mangio molta verdura. In media solo quattro-cinque volte all’anno, quando mia madre decide di fare il minestrone perché fa freddo e perché secondo la logica di tradizione fa bene alla salute dell’individuo.”
“Non è per logica di tradizione, caro, ma per dati di fatto basati su prove scientifiche, quindi mi sembra inutile dubitare…”
“Anche per quanto riguarda la frutta poco e niente, tranne quando è tempo di fragole o di mandarini. Di carboidrati ne mangio a non finire, formaggi in eccesso, peperoncino altrettanto, carne rossa perché altro non si può. Mi ubriaco spesso, fumo poco ma ne risento. Tutti peccati capitali, chiariamoci.”
“Cosa significa che fuma poco ma ne risente?”
“Spesso ho la tachicardia. Mi sento pulsare il cuore come fosse un giochetto che da lì a poco potrebbe rompersi. Per mesi mi ha anche formicolato la trachea, ora di meno. A volte ho dei dolori strani alla lingua… Un casino, dottoressa, sono molto confuso…”
Seguono trenta secondi di silenzio.
“Le prescrivo il Diagran in compresse, un integratore a base di vitamine e sali minerali. La aiuterà con i capelli perché la loro sopravvivenza dipende anche dal nutrimento del corpo, lo sa questo? Non può avere un regime alimentare così dittatoriale, tanto meno una vita così irregolare, altrimenti le cascheranno tutti i capelli nel giro di pochi anni.”
“COSAAAAAAAAAAA HA DETTOOOOOOOO?”
“Inoltre ne beneficerà anche a livello energetico. La vedo stanco e molto pallido. Per caso soffre di narcolessia?”
“Sì. Dormo molto poco e male…”
“Lei deve cambiare stile di vita, altrimenti…”
“Se vuole la prossima volta le parlo pure di tutte le volte che faccio sesso senza preservativo… Non può essere che tutto questo possa derivare dall’uretrite che ho avuto l’inverno scorso?” – aggiungi con sorriso malefico e ricordandoti di non sapere affatto come avevi contratto…
Ti dava fastidio pensarci troppo. In fondo quattro tamponi infilati su per il condotto uretrale (sì, è quello dove passa il seme di Dio) non erano stati proprio una passeggiata, quanto più uno shock mai vissuto prima. Probabilmente la causa era stata una di quelle scopate inutili in macchina finite col pulirsi l’uccello con i propri calzini.
“Ma non scherzi, e la finisca di farsi le diagnosi su Wikipedia. Piuttosto la smetta di fumare, perché se ha tutti questi effetti collaterali potrebbe avere una certa predisposizione…”
“Non lo dica, dottoressa, non lo dica…”
“Logica di tradizione, no?”
La dottoressa ti ha detto di smettere di fumare, ma tu non lo farai.