Iseult singhiozzava nella sua cameretta, si stringeva nel lenzuolo. Luhan sgraffignava i suoi pensieri con artigli adunchi, e lei non riusciva a schiarirsi la mente. Quanto la faceva soffrire! Com'è possibile uscire fuori di testa in questo modo per un'altra persona? Iseult decise che avrebbe preso seri provvedimenti.

Luhan era bello e la sua pelle bianca. Si guardò allo specchio e sorrise: voleva essere un principe per lei. Andò alla scrivania e sollevò una scatola azzurra decorata da piccoli elicotteri colorati. La chiuse con un nastro rosso, accuratamente legato in un fiocco. Continuò a sorridere ammirandola. L'azzurro della scatola era in tinta con il suo pullover, perfetto. Di nuovo si sistemò i capelli soffici. Uscì di casa con il pacco tra le mani. Fuori nevicava piano, era sera e nel cielo scuro brillavano illuminazioni vivaci.

Luhan prese un respiro profondo, l'aria era meno fredda di quanto si sarebbe aspettato. Lei non era ancora lì, così decise di cercarla. Camminava e camminava nella piazza che pareva infinita. Oltre a lui non c'era nessuno. La neve non lo bagnava, poiché non si scioglieva, ma non aumentava il velo bianco sul pavimento. Era come se i fiocchi di neve caduti tornassero in cielo per poi cadere di nuovo. Luhan, stanco, si sedette su una panchina verde. Lei era davanti a lui come un fantasma di neve. Luhan strinse il regalo con le dita rigide e tremanti. Abbassò il viso, lentamente. Mentre si mordeva le labbra, lacrime riempivano i suoi occhi scuri. Lei, prima di andarsene, aveva dato a Luhan il potere di vederla quando non poteva vederla. Chissà se lo stava guardando, fuori dalla palla di vetro.

Luhan continuava a bussare sul vetro: "Ti amo!" urlava, "Fammi venire da te!". Iseult non ne poteva più, non riusciva a dormire, a ragionare, quel suono la perseguitava. L’aveva rinchiuso per non pensarci più! E invece, ironia della sorte, Luhan le fracassava il cervello. Presa dall'ira gettò a terra la palla di vetro, che si ruppe in mille pezzi. La neve finta impazzava per la stanza in una tempesta turbinosa. Luhan rotolò sul pavimento, piccolo come un soldatino giocattolo. Prima che Iseult potesse scorgerlo s'arrampicò su di lei, sul suo abito verde scosso da fremiti, le entrò nel naso e si fece strada nel cervello. Sarebbe stato sempre, per sempre nei suoi pensieri.

Iseult guardava la neve cadere piano fuori dalla finestra, assorta nella sua malinconia dolce. Quanto amava quel bianco ovattato, da quand’era piccola l’amava: era portatore dell’eco di emozioni lontane. John le porse una tazza di tè caldo e lei gli diede un bacio sorridente. Quando Iseult morì Luhan uscì, ancora giovane e bello, dal suo cranio, e si addormentò.