Un tempo in cui mi vedrai
accanto a te nuovamente
mano alla mano
che buffi saremo
se non ci avranno nemmeno
avvisato
.

Non è da tutti essere perseguitati dalla sfortuna. Senza dubbio una sorte più diffusa e comune di quella che incorona quanti trasformano in oro tutto ciò su cui si posa la propria mano o non hanno mai seppellito un parente, l’Amore.

Ma chi non ha mai seppellito l’amore? Ecco perché resisterò alla tentazione di ammantarmi del caldo plaid da vittima dell’autocommiserazione e sceglierò di indossare un'uniforme da uomo nel raccontare questa storia. Vestaglia da camera e ciabattine di velluto sembrano indicate, oh avessi la vecchia pipa di mio padre!

La sfiga di aprire al mattino un anonimo link, inoltrato via messaggistica istantanea dall’unica donna che amerai mai, la notte prima, è innegabilmente degna di nota e menzione speciale. Soprattutto se la formidabile artista dalla cui mente è scaturita l’intenzione di comunicare la suggestione, aveva immaginato che il contesto della fruizione sarebbe stato buio e notturno. Invece no. Ieri notte ero tentato di attendere fosse passata la mezzanotte per inoltrare un anelito di pace al suo telefono “pace carote patate?” avrei scritto, in linea alla di lei necessità di regredire all’assenza di responsabilità e preoccupazioni dell’infanzia, nell’incondizionata resa al suo bisogno di un amico sincero e non di un torbido e perverso amante.

Ma poi come è d’uso per me in questi giorni ho preferito avvelenarmi con l’ansiolitico e scrivere fino a quando sarei stato troppo stanco per patire e risolvere il tormento interiore di capire se quest’ennesimo prostrarmi avrebbe potenzialmente posto l’incipit al disgelo, o se banalmente l’avrebbe ancora allontanata. E poi russavo da solo in un letto troppo grande, in una stanza piena di raccolte poetiche di cui leggo solo le prefazioni e presentazioni perché non parlo tedesco o francese.

Stamane al risveglio ho preso il caffè le gocce le pastiglie e ho lavato quel poco che c’era da lavare: il mio corpo a pezzi e i piatti sporchi della sera prima. Ho registrato meticolosamente tutti i veleni e il cibo ingeriti sull’applicazione del telefono che mi aiuta a non uccidermi accidentalmente con le mie mani e infine mi è caduto l’occhio sul timido “1” che ammiccava beffardo dall’app della messaggeria.

Fino a qualche giorno fa avrei aperto gli occhi e mi sarei fiondato sul telefono in cerca di quell’"1" che sarebbe stata la sua buonanotte di sicuro, infatti nessuno scrive mai ai poeti emarginati, non sono socialmente gradevoli specie dopo i trent’anni. Non ho sospettato per un momento che il mio Dio donna potesse in qualche modo aver contraddetto il suo proposito di sparire dalla mia vita, quindi ho cominciato effettivamente a tremare e sorprendermi simultaneamente nel leggere il suo messaggio: solo un "http://[...]" … Senza dare il tempo all’immagine di caricare l’anteprima… il mio Dio è schiavo della suspense.

Mi sono ritrovato ad ascoltare appena sveglio, quando ancora il Delorazepam non aveva timbrato il cartellino, C’è tempo di Ivano Fossati. Sono onesto: non conosco oltre il nome di Ivano Fossati, che legittimamente non sa che io esista, so che appartiene alla storia della musica autoriale italiana e che ne ha merito. Non conoscevo C’è tempo e sono rimasto traumatizzato dalla struggente composizione musicale, oltreché intellettualmente arrapato dalla composizione lirica di un testo perfetto ed emozionante, che restituisce l’anelito all’imperscrutabile e inaccessibile ragione del sentimento. Scrivo sentimento perché sarebbe ridondante specificare.

Ora pongo una dovuta premessa, quanto scriverò ritengo necessario sia messo a verbale, da ogni uomo eterosessuale che stia leggendo, perché ne faccia un uso saggio e pacato. La Dio di cui stiamo parlando è una donna per cui provo uno stallone che fugge dalle fiamme della foresta sua tana. Sono uscito appena un paio di lune or sono dal tepore ammaestrante di una routine sociale composta di lavoro contabile e fruizione d’arte scadente, qualche buona conversazione con un caro amico, nessuno sport, niente mondanità, niente cinema o corse in bicicletta. Odio il calcio.

L’amore per il Dio ha evocato l’ispirazione, poi ho preso in mano la penna. Ho composto versi su versi fino a confezionare per gioco un sonetto e a regalarglielo, ella l’ha accolto così: “Adoro i sonetti”. Ne ho scritto una corona intera ma non potrei evitare di apparire immodesto se vi spiegassi di cosa si tratta quindi vi lascerò nell’ignoranza.

Mentre le inviavo le prime stesure d’ogni mio componimento lei non sapeva se mi amava. A tratti ero convinto di sì, poi affermava con forza di no. I fatti dicevano sì, ti voglio, le parole mi gettavano reti di piombo al petto e balenando fra grigi cieli di sconforto perdevo energia e autostima, cominciavo a opprimerla di suppliche patetiche e ossessioni. Ma non devi rincorrere una donna, ella correrà sempre più veloce.

Avevo appena stabilito di alzare la bandiera bianca e rassegnarmi alla di lei volontà di sparire dalla mia vita per non ferirmi, avevo appena ottenuto ancora una volta i favori del Delorazepam geloso ma incline al perdono, quando mi trovo ad ascoltare C’è tempo, di un Fossati che per ignoranza crassa ho sempre confuso con Graziani, che per ignoranza crassa e attitudine a lasciarmi colonizzare dal rock non conosco, sebbene sia appassionato del Prog italiano.

Quindi Donna, lasciami capire! Fino a oggi eri possibilista, confusa, costantemente sbilanciata fra slanci di passione e passi indietro poi hai detto “Dimenticami, sparisco dalla tua vita”. Ora mi lasci sul telefono questa canzone… Cosa mi vuoi dire? Il titolo lascia fiato alla speranza, C’è tempo… Posso aspettare… C’è tempo prima che sia necessario sparire?

Ascoltiamo la dolce voce di Fossati cantare a una persona amata delle differenti qualità di tempo che svolgono il ruolo di cornice a una relazione. Ma le lacrime sgorgano mentre mi rendo conto che tutte queste parole di poeta crudele servono solo a rendere meno amara la fiele del comunicato essenziale e pragmatico: il tempo giusto non è questo.

C'è un giorno che ci siamo perduti
come smarrire un anello in un prato
e c'era tutto un programma futuro
che non abbiamo avverato
.

Resistiamo e diamo ancora una possibilità al demonio Fossati e alla crudele regista che decide di sottolineare questa scena del dramma della mia esistenza di abbandonato con questa colonna sonora e non un’altra. Sì, entrambi si sono lasciati trasportare dalla tentazione di aprire uno spiraglio di luce, come se il tunnel presentasse un’uscita… Ed effettivamente questi grandi artisti sono saggi e conoscono le cose della vita: i tunnel hanno sempre un’uscita.

un tempo in cui mi vedrai
accanto a te nuovamente
mano alla mano
che buffi saremo
se non ci avranno nemmeno
avvisato
.

Dicono che c'è un tempo per seminare
e uno più lungo per aspettare
io dico che c'era un tempo sognato
che bisognava sognare
.

Se fossi un tipo di poeta meno scaltro e più evanescente, meno pragmatico, lascerei cadere la tentazione di aggrapparmi con le unghie a questo barlume di speranza. Inviterei gentilmente il mio veleno a fare gli straordinari promettendogli un giorno di trainarci nell’intima ebbrezza estatica del sovradosaggio, di correre per brevi istanti oltre il limitare delle sessanta gocce in un giorno.

Ma sono un uomo innamorato, sono un poeta, non scambio la vita con l’Amore, so che coincidono. Ciò che farò sarà quindi ciò che farebbe un qualsiasi cartomante che non sia un ciarlatano ai nostri giorni, impugnerò le carte del mazzo di tarocchi rappresentato dalla canzone di cui ella mi ha fatto dono, ne farò analisi, sceglierò l’avvenire cui anelo, lo proietterò nella realtà, nel futuro, e con l’aiuto dell’amico ansiolitico e della penna giungerò a essere buffo accanto a lei, mano nella mano, senza preavviso, farò in modo che si convinca che il tempo sognato era necessario che fosse sognato.