14 Maggio 2016
Vorrei amarti in tutti i modi esistenti. Entrarti dentro con tutti i miei organi. Impollinarti, innestarmi, germogliarti. Costringerti nella mia ragnatela. Farmi tuo pasto. Essere donna non mi basta, essere uomo non mi basta, essere essere non mi basta. Per questo punto all'inesistenza. Per attraversarti senza sentirti, se non come materia. Per poter smettere, finalmente, di portare la copia di ogni tua cellula nel cuore.

30 Maggio 2016
Ti porto l'acqua. Ad ogni mio risveglio. La fonte è lontanissima. E se fatico tu mi rincuori, ché vive con più forza il fiore che appassisce del seme sottoterra.

7 Giugno 2016
Sempre tu, come una corolla rossa, al centro del mio tavolo, al mattino. Tu, nel freddo del pavimento sotto i miei piedi scalzi. Ceramica. Assenza. Come il remo a me opposto, in questa vecchia barca, che io non vedo, ma che mi alleggerisce il viaggio. Come un'impronta che lascio, con ogni mio battito, nel tuo petto di sabbia, mai stanca di cancellarmi sotto la tua ostinata onda.

19 Giugno 2016
Eppure, in tutti quegli occhi, che battono ancora, sulle tempie, come fatiche di bellezza, ho trovato un segno di quel breve tragitto (lo ripeto ogni giorno nel ricordo), quando guardando fuori dal finestrino ti tremava lo sguardo di dettagli, ed io pensai forte come un urlo, che occhi così nessuno ce li ha. Invece gli occhi somigliano tutti. I vuoti ed i profondi, i chiari, gli scuri. E più scopro la bugia della tua unicità e più ti sento, e più sei ovunque.

26 Giugno 2016
C'è tutto il mare, gonfio di parole. Ma io è te che cerco. Hai messo il tuo soffio in questa conchiglia, la madreperla della tua pelle, qui, nell'incavo profondo dove era vita. Ed io provo a sentirti, ti avvicino all'orecchio, mormorio, ricordo. Ma non ti trovo. E anche se di silenzio, ti poso nella mia tasca culla, tu bimba mia, che ho amato come amano i grandi, scheggiandoti di timore.

5 Agosto 2016
Mi ricordi le storie misteriose che si raccontano i bambini, l'albero che credevo nero quando invece era solo notte, il vento feroce che trascina la slitta dei fiocchi di neve, quei buchi nel fondale che ad un passo tocchi e in quello dopo muori. Mi ricordi le coccarde rosa e azzurre sui rami quando è primavera, e il filtro color seppia dell'autunno nel giardino. Mi ricordi una salita che non è mai discesa, la luminaria spenta l'ultimo giorno della festa, la macchia nera nella mia pupilla. Sei la fede con cui rinnego dio ogni notte, lo scontrino perso delle mie cose nuove e rotte, io che non sono in casa quando il postino mi porta tutte le cose che credevo perse. Sei il timbro sulla mano che non colora, dopo la fila al mio concerto preferito. Lo sterno che si rompe di paura quando sono sola e dormo pancia in giù, io che forzo le parole a mangiare solo te, con cucchiai giganteschi di rimpianti.
E posso ancora continuare, perché tutto, in me, è diventato gravemente tuo.
Il ticchettio della tua bomba, sotto il letto, mi culla e mi addormenta: sono in ascolto.

12 Agosto 2016
Liberarsi dalle abitudini, dai gusti, dagli orari. Vivere giorni a più livelli, vedere te in ogni strada che non mi corri incontro, lasciare calcificare i sogni, inacidire. Tu che mi sali dentro come mercurio, e intanto ridere con tutti e ridere di me, seduta dove tu sei stata seduta un giorno, ricaricando la mia spina dorsale di te, dallo sfregamento della tua coscia, dall'accavallarsi dei femori lunghissimi, dal caldo del mio punto di non ritorno, umido e pulsante tra le tue gambe.

16 Agosto 2016
Io il bicchiere lo vedo mezzo mio e mezzo tuo.

23 Agosto 2016
Quando tiro fuori lo specchio dalla borsa per darmi un'occhiata, non è per vanità, non lo so, forse anche per quello. Ma se è successo quando ero con te è perché quando ci sei tu mi sembra di non esistere, di diluirmi in te, insieme alla tua vita. Non ho coscienza di me. Non penso a come mi vedi, non penso a quale atteggiamento assumere per sembrarti al meglio. Ogni mia energia è impiegata a guardarti, a comprenderti, a darti, a darmi, a respirarti.
Solo qualche sprazzo di ricongiunzione a me, un istinto di sopravvivenza, che ogni tanto mi dice: "Ma tu dove sei?", e allora trovo una scusa, mi controllo un occhio, il rossetto, con uno specchietto, e riaderisco a me, ritorno nel mio corpo per un istante, e anche se sono i miei occhi, le mie labbra, la mia fronte, a me sembra sempre di continuare a guardare te.

29 Agosto 2016
Io che mi sento fragile perché non posso metterti un like prima di tutti. Tu che voli e salvi vite come Superman. Io che impiego tre ore a scriverti un messaggio. Tu che catturi Moby Dick in un nanosecondo. Io tutta poesie e lettere d'amore, tu che scarichi pesi immani dalle mie spalle, a mani nude. Io che piango quando manchi per un giorno. Tu che neanche ricordi dove mi hai lasciata. Io e te siamo gli opposti, il bianco e il nero, il più e il meno.
Io la testa, tu la mia croce.

31 Agosto 2016
Non ti perdonerò mai l'avermi sempre perdonata.

5 Settembre 2016
Penso di esserci riuscita, di aver sfilato l'ago conficcato in pieno petto, che mi cuciva notte e giorno alla tua porta. Ed ora cosa sono? L'unica chiave nel tuo mazzo che non apre niente. Un ciglio nero sulla federa del cuscino. Un nome che non chiami quando è pronto il pranzo.
Sono la gruccia vuota nel tuo armadio, il mio latte che scade nel tuo frigo, il silenzio che ti accoglie al tuo ritorno.
Sono quell'io che non riconosci più al citofono.

10 Settembre 2016
Potrei passare notti intere a chiedermi se la rosa secca sulla tua mensola ricorda la mano che l'ha strappata dal cespuglio. Se la odia per averla avvicinata alla morte, o se la ama, per averle dato il compito di diventare un ricordo tuo. Una piccola guerriera che si immola, per un momento di gioia che conservi nel cuore. Un po' come me. Che riempio ancora con la mia vita l'angolo più arido della tua. Che mi hai avuta tra le mani e sulle labbra, ignara della mia fatica per la sopravvivenza.

15 Settembre 2016
Quando i tuoi occhi apparivano all'altezza dei miei.
Non erano questi presagi neri, lontanissimi, che vedo ora.
Non erano questi semi di vetro conficcati nella mia terra, che io annaffio di "torna" e che mi sbocciano di "mai".
Questi resti della festa, i carboni fumanti, i crampi nelle cosce mentre corro via da te.
Non erano altro che i tuoi occhi, lì davanti.
Non ero altro che un miracolo e loro i miei due santi.
Quando io apparivo all'altezza dei tuoi occhi, ai tuoi occhi, di te.