Ci sono giorni senza stagione che ricordano le sconfitte di sempre. Pomeriggi interminabili dove la pioggia sembra lavare tutto tranne l'anima che resta dov'è, pesante pietra o gemma da custodire.
Non saprei dire quanto tempo è trascorso dalla prima volta che hanno cominciato a mancarmi le parole e dopo il punto solo il vuoto, dopo la virgola le vicissitudini della mia vita. Ho interrotto moltissime conversazioni a causa della punteggiatura. Perché mi mancavano le pause, i sospiri, i momenti destinati alla riflessione.

Nel frattempo, ho scritto una bellissima storia. Avrei potuto scegliere un esordio migliore, a pensarci, ma solo adesso, con la penna in mano e senza più il cuore dalla mia parte, posso farlo.
Ora che scrivo sono lucida, i sentimenti non mi servono, sono graziosi ornamenti che impediscono di vedere la realtà, così com'è: un insieme di momenti che si susseguono a fatica.
Ho faticato molto anch'io. Ho messo ordine nella testa e imparato a discernere l'immaginazione da tutto il resto per risultare meno confusa, almeno un po'.
Nessun amore presente perché della mia storia posso scriverne il finale e questo è un privilegio solo se nella trama non c'è amore. Si evitano le catastrofi sentimentali e i suicidi. Inoltre, logicamente e cronologicamente è molto più facile assecondare i protagonisti, conoscere il loro pensiero, prevederne le mosse, limitare l'azione e i danni.

Allora anch'io ho preferito non danneggiarmi. Ho preferito la linearità, con una mira perfetta.
Il disegno alla parola. L'illustrazione alla didascalia. La realtà all'immaginazione.
Non ho sbagliato nulla, sin dall'inizio ho disegnato i volti con particolare precisione, stando attenta a non trasformarli, rendendoli quanto più attinenti alla realtà. Li ho contestualizzati per far sì che a nessuno di loro mancasse la giusta collocazione spazio-temporale. Una fatica immane, vi ripeto. Puntualizzare è sempre un lavoraccio.

Ho speso tutto il mio tempo nella cura dei particolari, minuziosi, essenziali, mai fuorvianti. Ho colorato ogni spazio bianco, riempiendolo di luce. Ho evitato le ombre. Volevo che ogni moto dell'anima fosse visibile e ogni corpo senza macchie. E, nel farlo, mi sono sentita una bambina.
Una bambina che si diverte e con le mani sporche. Ho pensato a ognuno di quei volti, li ho fatti interagire tra loro, ho dato a ciascuno un peso e un valore.

Non ho pensato, però, alla storia da far recitare a questi semplici figuranti quando l'amore ha bisogno d'interpreti per essere raccontato. Per questo motivo, la mia storia è senza trama. La mia storia è solo una storia. Per questo motivo, quando piove si sbiadiscono i colori e vedi solo ciò che resta di una matita sulla carta quando la realtà si decompone.