Ho conosciuto Renzo Pasini alla festa di compleanno di una comune amica. In quella circostanza chi mi colpì fu Catia, la sua compagna. Prossimamente parlerò anche di lei. Ritorno a Renzo. Dopo diverso tempo l'ho ritrovato a una riunione dell'Associazione del Dis/Ordine: è il nostro tesoriere. Per un po' di riunioni è rimasto silenzioso e riservato. La nostra amicizia è iniziata nel silenzio per prendere poi aspetti creativi condivisi. Abbiamo avvertito nello stesso modo le cose e le persone vicine e lontane, il visibile e l'invisibile. C'è il grande piacere di trascorrere il tempo insieme alle altre amiche e agli altri amici dell'associazione ma anche in circoli più ristretti. Così un poco alla volta ho preso coscienza che in Renzo scrittura e poesia convivevano con una creatività diffusa, fatta di scelte coraggiose. Il suo lavoro, che c'era già, per me ha preso sostanza strada facendo. È il miracolo delle "affinità elettive" nel quale si comprende che cosa ci ha guidato sino qui e ha moltiplicato il nostro agire e la nostra crescita.

Riporto il racconto di Renzo. L'ho ricevuto oggi pomeriggio.

17 gennaio 2017
Benedetta neve... Ora il buio avvolge il mondo e la neve, dopo un guizzo a metà giornata, pare averci ripensato. Forse dopo avere dato un'occhiata in giro, quasi ad annusare l'aria dei mortali ravennati, ha pensato di prendersi un momento di riflessione, forse qualcosa non le è piaciuto. Oppure no, la ragione è molto più giocosa... ci ha fatto uno scherzo! Prima ha finto disinteresse, poi, domattina, ci troviamo il Regno sepolto dalla magia bianca a farsi beffe di noi... Chi può dirlo, la neve, si sa, è birichina e imprevedibile.

18 gennaio 2018, prima mattina
Mi sono svegliato verso le sette stamattina, ho subito sbirciato fuori dalla finestra per vedere se la neve aveva ammantato il Regno, invece niente. Cielo grigio, strade grigie abitate da auto e gente in movimento, come sempre. Il cielo resta separato dalla terra, neppure un po’ di pioggia a lavare il nostro sporco e rumoroso passaggio umano. Mi è dispiaciuto. Ricordo ancora la nevicata del 2012 quando la mia città, Ravenna, completamente impreparata, fu coperta da una fitta nevicata per diverse ore di fila. Le poche auto in movimento faticavano a farsi strada per le via appena riconoscibili, sbandavano, si scontravano. Perfino le tradizionali biciclette non si vedevano in giro, il mezzo era inadatto e pericoloso. La gente incredula aveva indossato scarpe grosse e aveva cominciato ad uscire di casa aggirandosi per la città silenziosa, frusciante, sospesa … si fermava a parlare, anche a gruppi di sconosciuti, del tempo, dei loro ricordi di infanzia legati alla neve, a scambiarsi impressioni … una socialità completamente nuova era sbocciata. La città tornava improvvisamente ad essere comunità, come per un tocco di bacchetta magica. La neve quella volta aveva compiuto un miracolo che oggi non si sarebbe rinnovato, ero deluso.

Poi ho ascoltato le ultime notizie. In centro Italia, le vaste zone già colpite dal terremoto di agosto di Marche, Abruzzo e Molise continuano ad essere investite da una imprevista bufera di neve che sta coprendo ogni cosa da un manto di ormai un metro e più. Lì continua a nevicare. Penso a quella povera gente che, prima sfollata dalle loro case, dai loro cari, dalle loro comunità, dai loro valori e dalle loro abitudini fatte di gesti e cose familiari, ora è costretta in angustie ancora più gravi … Le poche botteghe restano chiuse, i contatti col resto del territorio sono difficilissimi e alcune contrade sono già completamente isolate. La corrente elettrica non raggiunge più migliaia di case da ore, gli animali chiusi nelle stalle sono isolati e nessuno riesce a prendersi cura di loro. La neve in centro Italia ora sembra non avere nulla a che fare con quella, rara, di Ravenna. Non è birichina e neppure gioiosa, pare distruttiva, spietata. Eppure è sempre neve …

18 gennaio 2018, ore 11,26
Sono in studio, sto lavorando al mio pc. Sono solo. Improvvisamente noto che l’anta di vetro dell’armadio di fronte a me inizia a muoversi ritmicamente e riflette l’immagine oscillante di me che la guardo, poi la finestra alle mie spalle, poi ancora io, un’allarmante sequenza a fotogrammi di un film surreale. Le finestre sono chiuse, penso … IL TERREMOTO. Resto seduto, paralizzato, sperando che in qualche modo il fenomeno cessi velocemente. Per fortuna dopo una decina di secondi l’anta smette di muoversi. Respiro. Mi alzo e automaticamente accendo la tv, chiamo un amico. Nessuno pare essersi accorto di nulla. Avrò sognato?

18 gennaio 2017 ore 16
Sono incollato alla tv. La diretta mostra immagini catastrofiche proprio dalle zone già provate dal terremoto di agosto e dalla neve che non smette di cadere. Quattro scosse di terremoto superiore ai 5 punti della scala Richter, a distanza di pochi minuti l’una dall’altra, ha colpito nuovamente e duramente le stesse zone, come un pugile colpisce per finire cinicamente l’avversario. La gente non può uscire in strada perché bloccata dalla neve e le case stridono, scivolano, si spezzano, crollano, ignare del loro prezioso contenuto umano. Gli effetti del terremoto sulle costruzioni appesantite dalla coltre nevosa si amplificano, vecchie torri rimaste miracolosamente in piedi dopo i precedenti scossoni infine crollano. I soccorsi non arrivano, le strade sono impraticabili. Ora il Regno è stato conquistato dalla neve.

18 gennaio 2017 ore 21
Le popolazioni del centro Italia colpite da neve e terremoto sono sole. Gli aiuti arrivano faticosamente e solo nei centri maggiori, le contrade sono completamente isolate. La neve continua a cadere. All’improvviso giunge notizia di una slavina che, mossa da una scossa tellurica, ha investito l’Hotel Rigopiano alle pendici del Gran Sasso con una trentina di persone dentro. A dare l’allarme è stato un uomo uscito dall’hotel per prendere un oggetto dall’auto. In un istante, si è ritrovato dentro l’auto buia, travolta dalla neve. Prova ad uscire, fatica a farsi strada fuori dall’auto. Di fronte a lui, l’Hotel Rigopiano non c’è più, inghiottito da metri di neve. La sotto, da qualche parte, aveva lasciato moglie e 2 figli. Telefona per dare l’allarme, ma dall'altra parte del filo invisibile non gli credono, di più, lo ridicolizzano. Il terrore resta appeso a un filo di respiro immobile, strade e compassione sono completamente impraticabili. 19 gennaio 2017 ore 16
Nelle zone terremotate continua a nevicare. I giornalisti arrivati con mezzi di fortuna sul posto trasmettono dirette impietose, gli abitanti sono allo stremo, accalcati a centinaia in tende di fortuna che hanno solo due servizi igienici. I primi soccorritori nella notte hanno raggiunto con gli sci da alpinismo l’Hotel Rigopiano sommerso dalla neve, i mezzi sarebbero giunti solo a metà mattina. Hanno trovato due persone, il padre chiuso in macchina in condizioni critiche di ipotermia e un altro uomo che aveva anch’egli dato l’allarme, telefonando al 112, 113, 115, 118… nessuno gli ha creduto, pensavano fosse uno scherzo, così i soccorsi sono partiti in ritardo. Delle 30 persone chiuse nell’Hotel, nessuna notizia, si pensa ci siano molti decessi, pare che la forza della slavina abbia spostato tutta la struttura di 10 metri. Hanno estratto 3 salme.

Qui a Ravenna è tutto grigio, il cielo come le strade, il buio si prepara a inghiottire ogni cosa e sarà il Regno della Notte. In centro Italia è il Regno della Neve … Neve imprevedibile, Neve spietata … Maledetta Neve.