Da questo terrazzo l'orizzonte mi sembra infinito. Una vegetazione selvatica e un profondo silenzio mi fanno sentire forte il rumore del mare e il profumo dei fiori. Avevi ragione, tu, quando dicevi che respirare il profumo dei fiori fa bene alla salute. Aggiungo, fa bene all'anima. Fa bene alla vita.

In lontananza vedo un aliscafo. Io sono arrivato ieri. "Benvenuti al più piccolo porto del mondo". È davvero impressionante vedere questa grande nave che rallenta fino a fermarsi là, in mezzo al mare, per poi consegnare a una barchetta piccola noi, i quattro o cinque relegati. Il marinaio, Ully, tedesco della Bassa Sassonia, laureato in psicologia, che ha scelto di vivere come mulattiere nell’isola. Un vecchio signore rimasto a Ginostra per amore ieri, è oggi qui per via della prole disseminata dovunque: ha una grande barba, come quella che aveva Francisco. La sua vita trascorre tra i trasporti della poca merce che arriva qui e quelle tre o quattro persone che arrivano o se ne vanno.

Sbarcare in mezzo al mare è davvero un'avventura, e me ne rendo conto solo adesso che guardo dall’alto di un burrone un nuovo arrivo. Sembra che la gente sia portata qui a scontare una condanna. Come se qualcuno imponesse l'allontanamento dal mondo. Potresti avere tutto il denaro immaginabile, ma se quel giorno la natura non vuole, niente ritorno, niente viveri, niente di niente.

Questa mattina ho fatto un bagno. Un timido bagno. Mi aggrappo ancora a queste rocce turgide e grezze. Mi costerà, intuisco, lasciarmi andare, ma forse è meglio così. Nel pomeriggio è passata di fronte a questa casa una barca colma di turisti, da lontano sentivo la voce della guida che indicava verso qua. Le navi non potendo attraccare si accontentano di raccontare.

II

Il panorama di questa casa è bellissimo, ne è valsa la pena arrivare fin qui. Ieri pensavo di morire. Appena arrivato la figlia del guardiano mi dice di seguirla in mezzo alla montagna, carico di valigie, in pieno sole; sotto i miei piedi burroni dietro burroni, sudore e battito cardiaco accelerato. Una pausa a casa sua, acqua, un caffè. “La vedi quella stradina? Devi seguirla fino in fondo fino a che troverai un cancelletto di legno”. E lo trovai. Un terrazzo spettacolare. Provo le chiavi e le indovino tutte, poi cambio la disposizione delle cose. Sposto, scopro. Porto delle sedie fuori, tavolini. Predispongo delle candele, delle spirali contro le zanzare. Scelgo come mio letto un letto grandissimo, da castello, sembra un palcoscenico, è coperto da un'enorme zanzariera di tulle bianco.

Guardo il mare, sembra una carezza. Guardo più in là e penso che quell'isola dovrebbe essere Alicudi. Alle mie spalle Lui, Il Vulcano di Stromboli, come un fratello maggiore in agguato. Manchi solo tu. Al paesaggio farebbe bene la tua presenza. Alla mia vita tu fai divino bene.

Sono le 20 e 15 e il sole sta completando il suo tramonto. C'è un silenzio lontano e il mare passeggia davanti ai miei occhi. La luna comincia a farsi vedere timida e lontana. Prima che faccia buio prendo penna e carta.

Questa mattina mi sono svegliato di buon'ora ma dopo avere fatto colazione mi sono riaddormentato. Poi appena risvegliato sono andato all'unica piazzetta di Ginostra in cerca di un caffè. Sono restato seduto per più di due ore leggendo un libro, poi sono sceso in spiaggia. È una spiaggia che non conosco. Non trovo né Adriano né Rosanna. Sono solo. Leggo prendendo il sole "che mi servirà domani", come dici tu. Faccio un bel bagno guardandomi dalla mia apocalittica pudicizia. Convivo con la nudità per parecchie ore. Poi leggo e sto in silenzio a contemplare... "ogni volta che guardava il mare o il fuoco, anche lui poteva rimanersene per ore intere in silenzio, senza pensare a nulla, immerso nell'immensità e nella forza degli elementi...".

È sera e devo tornare al ristorante dove vado ogni sera per poi cominciare il lungo ritorno da solo fra le rocce, i burroni i fichi d’india. Giro per il vulcano con la lanterna che mi fa luce, ormai conosco queste strade a memoria... prima i carboni, poi un muretto di pietra con l'altare della madonnina, fino a incontrare un asino bianco, che a volte c'è e a volte non c’è. Nell'isola ci sono dieci asini, sembrano animali sacri... Circa mezz'ora dopo arrivo al cancelletto di legno, accendo le candele, bevo una birra e penso. Davanti a me, in lontananza, una barchetta di pescatori si è fermata a pescare in clandestinità. Ondeggia il mare. I miei pensieri ondeggiano. C'è una piacevole brezza e la luna comincia ad essere sempre più presente.

III

Ho parlato troppo del corpo. Devo convivere con i miei limiti. Non c'è coscienza che esista fino a che non le fai del male. Ieri tornando a casa sono scivolato facendomi abbastanza male. Questo malessere ha provocato in me una sorta di pausa, uno stato di melanconia. Avere coscienza del proprio corpo. Le ferite bisogna rispettarle, hanno un loro percorso. E fino a che non viene percorso tutto la loro impronta t'accompagna.

Fa caldo ma c'è una brezza fresca. Dei falchetti girovagano sulla mia testa. Mi fanno male le ginocchia. Ho le labbra graffiate e qualche cicatrice sul naso. Sto naturalmente nella natura. Mi ero fidato troppo di me stesso, invece la realtà è in agguato. Ti spinge a scivolare quando meno te lo aspetti, quando ormai hai deposto le armi, ma forse c'era bisogno di questa parentesi. La vera pausa comincia adesso. Mi posso spostare poco. Posso leggere tanto. Rimango seduto a lungo a contemplare il mare. Posso pensarti. Posso fare tante cose. Davanti a me c'è Alicudi, Filicudi, Lipari, Panarea, Vulcano, Salina. E dietro a me l'altra parte dell'isola Stromboli.

Qualcuno ieri al ristorante ha detto che due giorni fa ha avvistato un Ufo. Il cielo, dicono, per un attimo è andato in fiamme. Ci sono dei conigli selvatici qui in giardino. Oggi sono passati a pranzo da me Rosanna e Adriano. Ma ero stanco. Le ferite mi impongono immobilità. Penso che forse l'acqua del mare gli farebbe bene. E forse anche a me. Col finire del giorno penso che ci farò un pensierino. Ora sono stanco.

Oggi sono tornato nel luogo dove sono caduto. Cercavo la lanterna, indispensabile per spostarmi di notte. Poi torno in terrazza, ho bisogno di riflettere. Una lucertola è sfuggita impaurita sotto i miei piedi ed è scivolata verso la sua tana. Poi, però è tornata sui suoi passi e si è fermata a osservarmi. Anch'io la osservo. Lei si avvicina sempre più. Allora mi torna alla memoria una favola che mi raccontarono da piccolo, la favola della lucertola che s'innamorò della lavandaia. Si incontravano tutti giorni vicino al fiume. Un giorno la lavandaia fu presa dal terrore e fuggì. La lucertola non potendo trattenerla le apparì all'improvviso e le si appiccicò a una gamba come un tatuaggio. Per sempre.

La lucertola, intanto che i miei pensieri scorrono, mi fissa, come se capisse, e allora le parlo. Le propongo un patto. Glielo dico sibilando. Piano. Avrei cantato una canzone tutta per lei se mi aiutava a cercare la mia lanterna. E glielo canto. Alla fine lei sale ancora più su ed è attratta da un moscerino che prende al volo. In quel momento dall'altra parte cade sul pavimento un'altra lucertola, piccola, piccola. Il mio sguardo si volge verso di lei. Lei rimane fra me e il luogo che ho scoperto, il luogo più fresco di questo giardino. Mi avvicino e trovo sotto un cuscino la lanterna persa. Ricordo che non l'avevo portata con me, ecco perché sono caduto. Mi mancava la luce, pensavo di farcela, convinto delle mie facoltà. Mi distendo sul pavimento illuminando il cielo. Comincia il tramonto. Ho sete.

L’indomani siamo andati in piazza - era buio penso - e il cielo era uno specchio scintillante; distesi per terra a guardare le stelle parlavo del più e del meno con Adriano quando una giovane voce lì vicino a noi mi domanda da dove vengo, e io le dico da dove. "Ah!" esclama la ragazza, "anche mio padre è cileno e arriva domani", "e qual è il nome di tuo padre?", le domando, "Rolando Toro" risponde, "vive in Brasile". Rolando Toro è stato un uomo straordinario che ha lasciato una traccia significativa e tangibile in diverse parti del mondo. Psicologo e antropologo, nato a Concepción, è stato l’ideatore della Biodanza. Per un pelo non ci siamo conosciuti, ma si desta in me una tremenda curiosità.

The day after

Questa notte mi sono dovuto alzare a chiudere le finestre. C'era un gran vento. Ho guardato il mare ed era molto mosso. Chissà se domani potremo partire. Con il tempo così mi hanno detto che qui non si sposta una foglia. Comunque mi piace questo sottomettersi alla natura. A questa natura selvaggia. Gli abitanti (venti residenti) vorrebbero il porto, l'elettricità. Speriamo non arrivi mai, sarebbe la sua rovina. Mentre scrivo mi arrivano timidi squarci di sole. Ci sono due splendidi arcobaleni. Le isole s'intravedono in lontananza. È la pace dopo la tempesta, che suppongo ci sia stata questa notte. Io me ne sono reso conto solo di mattina. Sono giorni riposanti questi. Non so se la parola giusta sia belli, ma sicuramente estremamente rilassanti. Non c'è il telefono, né i giornali, solo un appuntamento per cena. Sempre nello stesso posto. Mi manchi solo tu. Il resto è lasciarsi andare, pensare più del solito, ma non agire, guardare le lucertole. Sognare con te.

The End

Siamo partiti da Ginostra domenica alle sedici. Il mare era grosso. È stato tremendo arrivare fino a dove doveva arrivare l'aliscafo, in questa piccola barchetta. Ero tesissimo. Ma quando finalmente siamo sopra, nonostante il vento e le onde, tutto è andato per il meglio. L'aliscafo si ferma e prende i passeggeri di tutte le isole fino a Milazzo. Poi la macchina, una pioggia torrenziale, e l'arrivo a Catania. È notte e mentre Adriano e Rosanna si fanno la doccia io dal loro terrazzo mi guardo intorno: il cimitero, la spiaggia, il vulcano, di là una piccola tormenta, la musica in lontananza, una festa di paese; alla mia sinistra dei bellissimi fuochi d'artificio. Rimangono alle spalle le lucertole, i fichi d'india, il ritorno notturno, le rocce e il suono delle onde. Qui sento il profumo dei fiori di uno splendido giardino pensile. Ricordo il profumo dei fiori (quello che fa bene...) e vorrei averti qui. Squilla il telefono, è Claudia. Ho voglia di vederla. Vorrei ripartire già oggi stesso.