Ognuno di noi è legato indissolubilmente al giorno in cui è nato.

Attraverso quest'informazione lo Stato - come una vecchia sarta - ti abbottona un Codice Fiscale mentre hai ancora il cordone ombelicale saldato a tua madre e tutto inzaccherato di sangue stai già sentendo il rimpianto per quello spazio incantevole da cui sei stato espulso.

Noi invece lo usiamo per conoscere il segno zodiacale, l'ascendente, la posizione di Venere nel momento in cui ti sei affacciato fuori dalla tana, e tutte le altre cose da negromanti.

Da un certo momento della mia vita - dapprima senza comprendere il perché - ho iniziato a usare questo dato per calcolare il momento del possibile concepimento. Mi affascinava provare ad afferrare il perché un giorno due persone che neanche ti conoscono, t'inventano!

Volevo indagare la genesi iniziale della nostra presenza sul pianeta, altro che la data di nascita!

Avrei sognato di sapere cosa avessero fatto i due 'responsabili' quel giorno: se erano allegri, se avevano litigato e il sesso fosse servito per riparare una giornata da dimenticare, se c'era in mente l'acquisto di un cocker naufragato poi dal nostro arrivo.

Con questo criterio, un'amica di famiglia nata il 31 Gennaio 1946, cominciai a vederla come il frutto dell’euforia post 25 Aprile 1945.

I nati nella seconda metà di Aprile del 1970, come dei semi-alieni atterrati grazie all’allunaggio di Armstrong e Aldrin che sconvolse la notte del 21 Luglio del 1969, diretta conseguenza del più antico metodo per non addormentarsi.

Così come i nati ogni anno tra fine settembre e i primi giorni di ottobre sono il prodotto della tradizione capodannesca (quella che impone un accoppiamento propiziatorio per le fortune erotico-sessuali dell’anno nascente), il mio amico fiorentino Gaspare nato l’11 Agosto 1967, era il testimone di come la tragedia dell’esondazione dell’Arno nel Novembre del 1966, non avesse abbassato l’eros ai suoi genitori.

Inaspettatamente una mattina rovesciai su di me queste riflessioni. Non l'avevo mai fatto, anche se capii che era stata un'inconscia marcia d'avvicinamento.

Da questo punto di vista avevo un'origine sicura, certa, di cui potevo andar fiero. Era una data appartenente alla storia della mia famiglia, ai miei genitori.

Sarebbero stati una coppia fuori catalogo, indispensabili l’uno all’altra, separati soltanto per motivi biologici, la morte di mio padre dopo 55 anni di matrimonio. Si erano sposati il 7 Febbraio del 1955, un lunedì mattina, con un piccolo rinfresco. Mio nonno Pino, affermato commerciante e papà di mia madre, passava la vita lavorando dalle 6 del mattino alle 9 di sera tutti i giorni, tranne la domenica in cui era attivo solo fino all’ora di pranzo.

Quella cerimonia fu verosimilmente un inconveniente all’interno delle sue liturgie professionali: infatti, nelle foto lo si vede con un sorriso sincero adiacente alla sua unica figlia femmina che stava per essere rapita da mio padre, ma con una postura del corpo di chi sta per andare via. Un po’ come quei calciatori che arrivando all’allenamento si sottomettono alla passione dei tifosi, con la bocca allegra ma in diagonale, col viso vicino al fedele suddito con maglia ufficiale pronto per la foto, ma col baricentro inspiegabilmente a un paio di metri, come nelle prospettive poliedriche di Escher. Li vedo rincasare la sera del 7 Febbraio 1962 dopo una cenetta in una trattoria cremonese, ringraziare mia nonna Piera per aver accudito mia sorella Raffaella di 6 anni e, una volta verificato il suo sonno profondo, infilarsi nel letto con quella naturalezza che puoi avere a 32 e 29 anni.

Scelgono di festeggiare la loro meravigliosa unione, facendosi un baffo delle leggende sulla crisi che arriverebbe allo scoccare dell’appena raggiunto settimo anno.

Dopo un'ora dedicata ai sensi si addormentano, esausti, l’uno nelle braccia dell’altra, verso l'una dell’8 Febbraio 1962.
L’ostetrica preposta al mio parto riporterà sul referto quanto segue:

Piergiuseppe Anselmi di Kg. 4,200, figlio di Luciano ed Elda Pasquali, è nato l’8 Novembre 1962 alle ore 01,15. Nove mesi e qualche minuto.

Una precisione da solstizio, da rotazione terrestre, un calcolo degno di Eratostene. Io ero il prodotto concreto, la prova esistente dell’amore indistruttibile tra due persone tanto da creare un figlio la sera in cui comincia il periodo famoso per le crisi di coppia.

Tanti anni dopo durante il tentativo di tollerare il mio terzo divorzio, compresi che i Greci conoscevano già tutto e che non ero nient'altro che il risultato della nèmesi, della simmetria tra la realtà e gli avvenimenti non visibili, del riequilibrio tra le forze che scaturiscono da miti e leggende, del riordino delle nostre radici omeriche.

Non contento, come un chirurgo che si opera da solo e senza anestesia, andai a cercare un testo sulla nèmesi, scritto da Anassimandro 2600 anni fa.

Solo qualche riga e poi lo mandai a fare in culo.