Tu non sei una goccia nell’oceano.
Tu sei l’intero oceano in una goccia.

(Jalal Al-Din Rumi)

Che cosa vorrai salvare, mia giovane amica, in questo mondo che non so regalarti bello come avrei voluto?

Continuerai a cercare i sogni ad occhi aperti che ti ho insegnato ad inseguire affinché la tua vita, la vita di ogni creatura fosse sempre libera di librarsi in cieli limpidi e odorosi di gioia?

Sarai forte di quella saggezza nutrita dalle acque limpide di antiche sorgenti, alimentata dal cibo sacro preparato dalle Antenate che conoscevano la segreta lingua che è intuizione del divenire, che è istinto di conservazione, che si ascolta e si pronuncia come un sentimento profondo?

Ricorderai che il sapere va combinato con l’esperienza? Che ci vuole accuratezza e grande attenzione per individuare la via che conduce al luogo della completezza, là dove il cuore e la mente si incontrano nella promessa di respirare all’unisono?

Occorre tempo per riuscire a cogliere le relazioni tra le cose. Per questo la saggezza è frutto della totalità dell’essere umano, del percorso attraverso il quale si affina la capacità di comprendere, di incontrare senza giudizio, di smorzare i colori della nostra presunta unicità per creare le sfumature calde e carezzevoli della condivisione.

Al crepuscolo l’aria sembra più limpida che a mezzogiorno.

(Deng Ming-Dao, Il Tao per un anno, Guanda, Milano, 1993)

Terrai a mente il viaggio che hai compiuto per tentare di raggiungere la terra della felicità senza riuscire ad approdare nel luogo che avevi tanto vagheggiato?

Non perdere il piacere della navigazione, anche se gli ostacoli, i dubbi, la nostalgia non mancheranno di accompagnarti.
Conserva la forza di lasciarti coinvolgere senza riserve nell’evoluzione della vita, e allora la sequenza delle cose ti apparirà chiara come il sorgere del sole e della luna.

Saprai diradare la nebbia che avvolge i nostri pensieri?
Saprai ritrovare dentro di te l’armonia e l’equilibrio capaci di portare chiarezza nell’oscurità che cerca di aggrapparsi ai nostri giorni?
Saprai ridestare quel piccolo sorriso interiore che sa essere antidoto alla sofferenza?

Non dimenticherai di amare l’impossibile, di farti testimone delle tue azioni, di crescere nella benevolenza e di farti dono di promesse che non smetteranno di realizzarsi se saprai ancora raccontare la fiaba della principessa e dell’unicorno?

Riuscirai a ritrovare la sillaba originaria che hai imparato ad intonare come un canto che sale in alto, intenso e potente come il profumo dell’incenso che il fuoco fa ardere?

Non tessere soltanto con il filo del pensiero, ma intreccialo con il sentimento, con la fantasia e la leggerezza e lasciati avvolgere dal morbido scialle che avrai creato per proteggerti negli inverni del cuore.

Amerai la poesia che è desiderio di salvezza attraverso l’insondabile mistero del Verbo? Continuerai a credere nella forza del perdono e della misericordia?
Terrai per mano l’amicizia affondando i piedi in un freddo prato coperto di neve?

Luce rossa fra l’ombra dei pini,
il sole tramonta nell’oceano.
La luna succede al tramonto,
il giorno alla luna che fugge.

(Deng Ming-Dao, Il Tao per un anno, Guanda, Milano, 1993)

Rileggerai questo pensiero a me molto caro ricopiato con cura su di una carta di riso?
Allora comprenderai la mutevolezza di ogni cosa: nulla sta fermo, tutto cambia e si trasforma.
Noi siamo osservatori.

Riuscirai a penetrare in quel profondo silenzio nel quale, ad occhi chiusi, rivedrai la foresta immensa delle tue origini e ascolterai le voci che ti hanno insegnato a dare forma ai suoni?

Sarai capace di restare in quell’attesa che è fiducia di poter nascere e crescere, di saper percepire il sublime pur nella dissonanza?
Avrai la pazienza di chi resta fedele alla propria natura interiore?

Saprai mostrare tutto il tuo coraggio quando la parola profetica che ha preso dimora nella purezza della tua anima rimarrà inascoltata?

Ascolterai ancora con dedizione e rispetto il racconto tramandato dalle vecchie donne sotto il cielo di una notte stellata? Il loro corpo era parola, gesto, contatto e scambio di verità. La loro voce un’eco prodotta da un pianto infinitamente lontano.
Conserverai il piacere di accogliere e di dare ospitalità a coloro che incrociano il tuo sguardo generoso, alle creature che si sentono forti del tuo sorriso?

Non dimenticherai che nel grande cuore dell’universo tutto pulsa della stessa vita, che nel grembo della Madre tutti sono nutriti dallo stesso lattemiele?

Saprai staccarti dal passato per vivere nel respiro aperto di un presente che sappia sorprenderti, che porti il segno del cambiamento accolto senza paura, con l’animo disposto all’utopia, con la libertà di guardare il soffio del vento, la meraviglia di un tramonto, di ascoltare il fruscio delle nuvole che passano nel cielo?

Saprai farti aurora nella lotta fra luce e ombra?

Comprenderai davvero il sentire della passione che è baciare l’anima di chi ami, accarezzarne lo sguardo con gli occhi del desiderio, essere nelle cose senza pensarle in un attimo eterno che non ha durata ma intensità?

Ti prenderai cura delle parole che, con generosa benevolenza, danno ascolto e voce a sentimenti che non vogliono restare nel silenzio?
Tutte quelle che ci siamo dette le raccolgo in questo verbario per custodirle come fiori rari dei quali conservare la preziosità:

Sogni librarsi gioia saggezza intuizione sapere esperienza attenzione completezza cuore mente promessa condivisione viaggio navigazione ostacoli dubbi nostalgia armonia equilibrio chiarezza oscurità sorriso sofferenza crepuscolo testimone dono fiaba pensiero sentimento fantasia leggerezza poesia desiderio salvezza perdono misericordia amicizia mutevolezza attesa fiducia sublime dissonanza pazienza coraggio parola profetica purezza dedizione rispetto verità ospitalità respiro cambiamento paura meraviglia utopia libertà passione cura benevolenza.

Ma c’è una parola alla quale voglio rendere omaggio in questo inizio d’anno poiché sento la potente qualità del suo essere, la sua capacità di spalancare, aprire, sconfinare e togliere barriere: è la vastità che contiene il sacro e l’indicibile, ciò che non risponde ad un perché. È respiro che si espande e accoglie la percezione dell’immensità, è inabissarsi e al tempo stesso sentirsi parte del tutto.
C’è un sentore di paura quando la vastità si dispiega davanti a noi che riusciamo a coglierne la limitata parte che cade sotto il nostro sguardo distratto. La confrontiamo con la piccolezza del nostro essere umani nel breve, angusto spazio di una vita e la temiamo.
Non siamo in grado di accogliere il vuoto che la vastità crea.
Eppure è proprio nella visione dilatata, estrema, nella quale sembra venir meno ogni certezza, che la verità apre le porte e iniziamo a ritrovare la parola liberata dagli infingimenti, la parola che può aiutarci ad uscire dall’inganno, la parola del cuore.

A cura di Save the Words®