La storia di Maria e Lorenzo, i due innamorati della spiaggia, fu raccontata la prima volta dal nobiluomo Domingo Carderas, il quale fece naufragio andando a finire proprio sulla spiaggia dell'Innamorata, che a quel tempo si chiamava Cala de lo Fero.

Questo accadeva nel 1636, e il Carderas racconta nel suo diario di aver soggiornato a Capoliveri e di aver assistito ad una fiaccolata che ricordava un evento accaduto cento anni prima, fiaccolata che veniva ripetuta ogni anno dalla gente del posto il 14 di luglio. Un evento quindi accaduto in tal giorno ma nel 1534, i tempi in cui il mare dell'Elba era infestato dai pirati turchi, sotto il comando del famoso Barbarossa. La storia di questo gentiluomo, che poi decise di rimanere a Capoliveri, è molto breve - anzi finisce qui. Ora la storia dell'Innamorata come ce l'ha tramandata lui.

“E la storia vera è quindi così, come ve la racconto io”. Concluse Michelangelo. “Siete pronti?”.

Lorenzo non si ricordava di un caldo tale a metà luglio, soprattutto così, quando era già quasi sera. Il sudore gli grondava dalla fonte, ma lui continuava il suo lavoro. Innaffiava l'orto di famiglia riempiendo due grandi secchi alla volta al pozzo di sotto, portandoli poi su ben bilanciati per le scalette di pietra, un terrazzo dopo l'altro. Ci voleva tanta acqua, quel sole torrido di luglio minacciava di far seccare tutto quanto, particolarmente i pomodori e il basilico. L’uva no: veniva su bella ed era un piacere guardarsela. Ecco, questi erano gli ultimi due secchi. Ora poteva ritornare a casa. Non era però così tardi, e Lorenzo decise di scendere giù alla Cala de lo Fero; una bella nuotata lo avrebbe rinfrescato.

La spiaggia era deserta, proprio come piaceva a lui. Il mare era calmo, senza una cresta d'onda. Si tolse la camicia, e dopo essersi guardato attorno per essere sicuro che non ci fosse nessuno, si tolse anche i calzoni e si gettò in mare in mutande.

Nuotò a lungo al largo e dal mare si volse a guardare la costa. Sull’angolo si poteva scorgere il podere di famiglia, ecco, sì, i suoi genitori possedevano tutto quel largo pezzo di promontorio, una vera ricchezza. E per questo volevano che lui si sposasse con la Margherita, la più ricca ereditiera del paese.

"Vedi, gli diceva suo padre Checco, se la sposi, tutto il promontorio sarà tuo, e sarai il più ricco del paese." E la sua mamma Nunzia si metteva a questo punto a decantare le bellezze della Margherita, le sue qualità dell’animo, la sua devozione alla Santa Madre Chiesa.

“Ah! - Lorenzo emise un forte sospiro, e batté un gran pugno nell’acqua. La Margherita… sì, perché no, è bella, ricca, non stupida. Ma ecco: l'amore e un’altra cosa, no?”.

Lorenzo, sebbene fosse un duro lavoratore, era nel fondo del suo cuore un romantico. Sognava un amore vero, di quelli che non ti fanno dormire la notte, di quelli che ti fanno sentire più buono dentro e pieno di amore verso tutto il creato, verso tutti gli uomini. Ecco, con Margherita non era così - non c'erano battiti di cuore quando i loro sguardi si incontravano, lui poteva addirittura dimenticarsi di lei per intere settimane. Eppure, avrebbe dovuto sposarla!

Mah, forse in fondo non era così male…

Rattristito, Lorenzo ritornò a riva e si distese all' ultimo sole. Appena fu un po' asciutto, si rimise i calzoni e la camicia. Stava per andarsene, quando sentì un fruscio provenire dall'altra estremità della spiaggia. C’era qualcuno che nuotava. Lorenzo aguzzò la vista. Con sorpresa, notò che quella persona aveva i capelli lunghi, molto lunghi. Una donna! una donna che nuotava da sola!

Lorenzo per un po’ non seppe che fare. Poi la curiosità fu più forte di lui. E forse non era solo curiosità. "Insomma, il mio cuore aveva preso a battere forte forte, come una premonizione di qualcosa di straordinario. Avevo paura ed ero eccitato al tempo stesso, capite?” Doveva poi raccontare in seguito Lorenzo agli amici.

Dopo essersi assicurato di nuovo che nessuno lo guardasse, si diresse a passi veloci verso il posto della spiaggia dove la donna sarebbe ritornata a riva. Si sedette, con il cuore in tumulto, e attese.

Prima emerse la testa, la donna si scrollò i capelli con un sorriso lieto. Poi emerse la parte superiore del corpo dentro una camicia bianca a pallini azzurri che così bagnata le si era appiccicata addosso. Oh, Dio come era bella questa donna! E sì, forse lui la conosceva.

Ora era emerso il resto del corpo, inguainato in una lunga gonna nera che pure le si era appiccicata al corpo. Si muoveva verso riva con grazia, libera e allegra, non l'aveva ancora visto e continuava a scrollarsi i capelli dall’acqua. La camicia bagnata le sì era appiccicata al corpo e si vedevano le sue spalle nude e tutte le forme del seno, addirittura le punte forti dei capezzoli.

E il cuore di Lorenzo batteva adesso ancora più in fretta. Ma era il volto la cosa più bella, con quei grandi occhi neri e la bocca splendente di denti. Ecco, lui non sapeva se guardare gli occhi o il seno, i suoi occhi scorrevano su e giù. Questa indecisione d'amore tra il volto e il corpo dì lei lo avrebbe accompagnato per tutti gli anni a venire.

Ecco, adesso era tutta fuori dell'acqua, ora lo avrebbe visto! Lorenzo la guardava come impietrito. Non aveva mai visto una immagine così bella e godeva di quel miracolo improvviso con una lietezza mai provata prima.

Ora la donna si era fermata, lo guardava e non sorrideva più. Immobile, aveva un’espressione di sorpresa, forse di timore.

Lorenzo sentì il peso di quel silenzio, e cercò di dire qualcosa. Riuscì a ritrovare la parola e disse, farfugliando un po’:
-Voi siete la Maria la figlia di Belisario e Nina, vero?
Ora si ricordava bene di lei. L’aveva già vista un paio di volte a messa, l’aveva anche seguita con lo sguardo, ma non ci aveva mai potuto parlare e soprattutto non l’aveva mai potuta vedere da vicino. Lei era sempre con la mamma, e poi loro erano molto povere, appartenevano ad un ceto diverso.
-E voi siete Lorenzo figlio di Checco e di Nunzia.
Rispose lei e poi dopo un attimo d’esitazione continuò, abbassando lo sguardo a terra.
-Anch’io vi ho visto alcune volte, sapete. Una volta al mercato, dove voi avete portato l’uva del vostro podere, avevate la stessa camicia che indossate ora.
Poi, come vergognosa di tanta confidenza, cambiò tono e disse in fretta:
-E tutti dicono che sposerete Margherita, che è bella e ricca.
-No, non la sposerò!
Rispose Lorenzo, e fu sorpreso lui stesso della veemenza della sua risposta.
-E perché no?
-Chiese la donna con un fil di voce.

Senza parlare, Lorenzo alzò lo sguardo verso di lei, fissando quel volto bello ancora bagnato, la linea del collo che si perdeva nelle spalle scoperte, giù fino al seno, allora se ne vergognò, alzò lo sguardo per incontrare i suoi occhi, e trovò la forza di rispondere.
-Perché non la amo!
E poi, ansimando, ebbe la forza di aggiungere:
-L’amore è una cosa misteriosa, cui non si comanda. Ma si riconosce subito quando viene.

Maria lo guardava ora a bocca aperta, come se lo vedesse per la prima volta. Lui la guardò negli occhi con intensità. Maria rispose brevemente allo sguardo, poi d’un tratto ebbe un moto di paura e si guardò attorno nervosa spingendo lo sguardo fin sopra la valle della Cala.

E se qualcuno li avesse visti? Lei bagnata e così vicina ad un giovanotto dei ceti alti. Sarebbe stata la vergogna. Si strinse nel vestitino bagnato, tirandolo un po’ su per coprirsi le spalle e i seni che minacciavano di spuntar fuori. Ma fu peggio che mai, le sue forme prorompevano ancora di più. Lei se ne accorse a diventò rossa di fiamma dalla vergogna.
-Ho paura, ora - disse senza guardarlo - e devo asciugarmi a quest’ultimo sole. Vi prego di lasciarmi sola. Andate!

Lorenzo fece subito cenno di sì con il capo, perché era felice, non si era mai sentito così bene in vita sua. Anche se ora doveva andarsene, aveva la sensazione che qualcosa di straordinario fosse venuto ad arricchire la sua vita.
-Me ne vado, e chiedo scusa della mia sfacciataggine. Parlarvi così... senza che ci conosciamo. Ma se mi permettete vorrei... vorrei... oso dirlo?... guardarvi ancora, da lontano, mentre vi asciugate al sole. Da lontano. Posso?

Maria alzò gli occhi verso di lui e sorrise. Si guardarono. Fu un altro sguardo che disse tante cose. In vita sua, Maria non aveva agito così con nessun uomo; e Lorenzo non aveva mai osato così tanto con nessuna donna. In quell’attimo, che durò così a lungo, Lorenzo sentì d’un tratto, di nuovo, il frusciare della marina, e se ne sorprese, era come una carezza che cullava tutto il suo corpo. Maria sentì come nei battiti del suo cuore si mescolassero felicità e paura in una danza intensa a lei sconosciuta.

Lorenzo si allontanò da lei. Il sole ora era vicino al tramonto, ma faceva ancora molto caldo. Contò cinquanta passi, poi si voltò verso di lei.

Maria era ora distesa sulla sabbia, il vestitino ancora bagnato modellava le sue curve dolci e sinuose. Lorenzo si sedette per guardarla. Avvertì di nuovo la voce potente del silenzio, sentì il debole calore dell'ultimo sole sul suo viso. In seguito, negli anni a venire, avrebbe rivissuto più volte la magia intensa di quel momento.

Passò così forse una mezz’ora, ma Lorenzo non si rese conto del tempo. Il disco rosso del sole si era nascosto per metà dietro la linea del mare e le prime ombre cominciavano ad apparire nella Cala de lo Faro.

Maria si alzò, si volse verso di lui e Lorenzo chinò la testa in un gesto di saluto. Poi Lorenzo si alzò e riprese la strada dell’orto. Sapeva che lei sarebbe ritornata il giorno dopo alla stessa ora. Ne era sicuro. E i suoi occhi erano inumiditi di gioia.

La sua felicità, Lorenzo non fu capace di nasconderla nemmeno a casa. Abbracciò la mamma Nunzia e si mise ad attizzare il fuoco del camino canticchiando e quasi ballando. Alla mamma non sfuggiva niente di lui, figurarsi ora!
-Ma che c’è, Lorenzo mio? Ma che t'è successo? Hai vinto al lotto?
Nella sua voce c’era un tono d’ansietà. Non si sa mai, con questi giovani...
-Mamma, sono innamorato! - gridò allora Lorenzo - Hai sentito? Ah, com’è bello esse innamorato!
-Bravo, bene benissimo! - disse il padre Checco ridendo - Ma chi è questa poveretta?
-E chi voi che sia? Di certo la Margherita, una bella ragazza così a posto e così timorosa di Dio e della Santa Madre Chiesa!
Rispose in fretta la Nunzia. Si sentiva tuttavia dal tono della sua voce che forse dubitava delle sue stesse parole.
-No, macché Margherita! Ve l’ho già detto tante volte, mamma che Margherita non mi dice proprio nulla… No, questa è un'altra, una che mi rende felice solo a pensarla... Mi piace tutto di lei, la voce quando parla, le mani quando le muove, i capelli quando li scuote, insomma tutto!
-Ma chi e?
-È ancora un segreto! - gridò Lorenzo ridendo e abbracciando la mamma - Te lo dirò domani, se tutto va bene... Senti, non ho voglia di mangià, devo andà fuori a camminà. Devo camminà all’aria fresca, capite? Vieni qua mamma bella che ti do un bacio!

La madre non rispose a quel calore, e dopo che Lorenzo fu uscito, rivolse a suo marito un’occhiata piena di spavento. Dio mio, forse il loro sogno di diventare i più ricchi possidenti terrieri di Capoliveri stava per andare in fumo?

Lorenzo non poté chiudere occhio per tutta la notte, e, quel giorno, l’attesa dell’ora per annaffiare l’orto si tramutò in una lunga tortura. Il tempo non passava mai. Un’attesa lunga, interminabile. E al tempo stesso piena d’ansia e di felicità. Sarebbe venuta? Certo, certo, Maria sarebbe venuta di nuovo. E se non fosse venuta?

Sì, ogni tanto l’ombra del dubbio gli attanagliava il cuore. Raggiunse l’orto più presto del solito, quando il sole era ancora alto, e contro tutte le buone regole contadine cominciò subito ad annaffiare l’orto. Poi si stese sfinito di stanchezza sotto le viti d’uva, al fresco, e cominciò a seguire con gli occhi il percorso del sole. Ecco, già cominciava a calare. Ecco, finalmente si stagliavano le prime ombre lunghe.

Lorenzo si alzò e cominciò la discesa verso la Cala. Era deserta. Forse era ancora presto. Ritornò al luogo del loro incontro, credette di intravedere l’impronta del corpo di Maria. Si inginocchiò vicino a quel segno debole sulla sabbia.

D'improvviso lei comparve silenziosa e sorridente. Si gettarono l’uno nelle braccia dell'altro e si baciarono a lungo, fino a che lei, d'improvviso spaventata, si distaccò e si mise a sedere un po’ più in là. Lorenzo si sedette vicino a lei.
-Chiederò la vostra mano a vostro padre oggi stesso!
Esclamò Lorenzo.
-No, non dite queste cose - rispose lei in fretta, quasi con spavento - date tempo al tempo.

Da quel giorno, gli incontri alla Cava de lo Faro divennero un rituale. Il rituale più bello della loro vita.

Lorenzo non viveva che per quegli incontri, e Maria non era da meno. Erano ore di totale libertà che passavano insieme, senza un’ombra che turbasse il loro riso spensierato e le loro carezze sincere.

Lorenzo aveva preso l’abitudine di portare giù alla Cala qualcosa da mangiare. Spesso erano i famosi pomodori del suo orto, così succosi e teneri. Ne tagliava uno in due parti uguali con il suo coltello, lui ci metteva un po’ di sale e qualche foglia di basilico che si era portato dietro dall’orto, Maria prima assaporava l’odore del basilico, che per lei era il profumo migliore, poi mordeva il mezzo pomodoro commentando ogni volta che era il cibo più amato della sua vita.

Un giorno, se ne stavano così ridendo, e mangiando seduti l'uno di fronte all’altra. Ad un tratto, Maria, che guardava verso il mare, ebbe un sussulto e abbracciò Lorenzo tremando di paura.
-Che c’è? Rispose Lorenzo spaventato.
-Guarda! - disse la Maria tutta turbata - guarda quel vascello! Sono i turchi!
Un grande vascello dalle vele nere solcava il mare, al largo della Cala. Scivolava sull’acqua silenzioso come un’ombra.
-Sono i pirati turchi, quelli che vengono sempre a razzia’ l’isola per prende gli uomini come schiavi! - gridò Maria. - Mi fa così paura, la vista di quel vascello. Così nero, è come il simbolo della morte.
-Ma che dite? Via, non siate così paurosa. Se vengono quei pirati, li accoglieremo a dovere, come abbiamo sempre fatto finora. Li abbiamo ributtati a mare così tante volte.
-Sì, ma ho un brutto presentimento. E mi è venuto freddo! Mi tenga forte, mio signore, la prego!

Turbato, Lorenzo la prese nelle sue braccia. Maria tremava tutta, da capo a piedi. Ci volle un po’ prima che si riprendesse. E poi volle andare a casa. Lasciarono la Cala entrambi rattristiti.

Da quel giorno calò una sottile ombra sui loro incontri amorosi. Erano ancora e sempre lunghi momenti di tenerezza e di gioia, ma nelle pause Maria si guardava dattorno sempre più nervosa, come se temesse di esser vista.
-Ma che avete, Maria carissima? Che vi turba?
-Anche oggi - disse lei abbassando gli occhi - le comari del mercato ridevano di me mentre scendevo qui alla spiaggia. Credo... credo...che tutti lo sappiano al paese, amore mio. Qualcuno ha sussurrato, ma così forte che io potessi sentire: ecco l’innamorata...
-Sì, Maria, molti nel paese sono a conoscenza dell’amore nostro. Anzi, sai che cosa? Hanno ribattezzato Cala de lo Faro, la chiamano la Spiaggia dell’Innamorata! Beh, che c’è di male?

-Me lo chiedete, Lorenzo? - e Maria cominciò a piangere - Siamo in peccato, ecco che c’è! E voi lo sapete! Ci incontriamo di nascosto, senza il consenso dei genitori, e ci scambiamo tenerezze ardite senza il permesso di Madre Chiesa! Che ne direbbe don Emilio, il nostro curato?
Anche a Lorenzo erano venuti questi pensieri ma non aveva mai osato esprimerli alla Maria. Le prese le mani ed esclamò con foga:
-Ora è tempo! Andrò domani stesso dai vostri genitori Maria adorata! Chiederò la vostra mano, ed allora sarà tutto chiaro, all’aria aperta! Anch’io, sapete, ho tanto desiderio di avervi come mia legittima sposa, non resisto più dal desiderio di avervi, Maria...
-Sì, Lorenzo, andate a parla' con i miei genitori. Fatelo presto! Che Dio vi benedica! Io sento già di respira' meglio!

Non ci fu modo di convincere Checco e Nunzia, i genitori di Lorenzo. Soprattutto la Nunzia saltò su tutte le furie quando seppe chi era l’amata. E soprattutto quando si rese conto che tutti nel paese sapevano di quell'amore, tranne lei. E quella lì ... non solo non era una dello stesso rione, ma apparteneva ad una famiglia di poveretti che non avrebbero dato niente come dote.

Anche Checco si adeguò all'ira ed entrambi quasi tolsero il saluto al figlio. Continuavano a dirgli quanto potere e danaro avrebbe perso se lui non avesse sposato la Margherita, che lei sì era una ragazza a posto, timorosa di Dio, e poi ricca. Lorenzo era triste, quasi non mangiava più, e anche i bei momenti con Maria si erano un po’ rabbuiati.

Anche con la gente del paese non era facile. Si erano stabilite due fazioni, una che era a favore del loro matrimonio, l'altra contraria. Erano soprattutto i vecchi maggiorenti che scuotevano la testa e trovavano che non si doveva rompere le sacre regole della tradizione. Ma come? Lasciare ai giovani il permesso di scegliersi e di sposarsi da soli? Da generazioni i matrimoni a Capoliveri, ma che si dice, in tutta l’Isola d'Elba, erano stabiliti dai genitori, e poi sempre all’interno di un rione - tra i giovani della Torre, o del Fosso, o della Fortezza o del Baluardo, ma mai misti! Eppoi, via, c’era il fatto che lui era un maggiorente, uno che proveniva da una famiglia ricca, di quelle che contano, mentre questa Maria, sì, brava figliola, ma proveniva da gente povera in canna. Ma dove si sarebbe arrivati se si fossero abbandonate le vecchie regole, dare invece libertà di scelta ai giovani?

Così anche su quell’amore così sincero si stendeva un velo d’incertezza che offuscava le loro espansioni e la loro felicità.

Ma a poco a poco le cose nel villaggio cambiarono. Questo fu opera soprattutto del piovano don Emilio Bartolini, che si era messo dalla loro parte fin dall’inizio, perché “l’amore unito alla castità e alla fede in Dio - diceva - è il più alto dei valori”.

Nel giro di pochi mesi, tutti nel paese di Capoliveri divennero del suo avviso. I due giovani venivano ora salutati con sorrisi e cenni della mano. Questo allietò di nuovo il loro cuore, dette loro speranza, l’amore e l’entusiasmo ricrebbero più forti che mai.

Ma come piegare quella Nunzia e quel Checco? I genitori di lui di un tale matrimonio proprio non ne volevano sentir parlare, e arrivarono perfino a trattar male don Emilio, che lui si facesse gli affari suoi nelle terre di Massa e Populonia e lasciasse in pace le cose di Capoliveri.

Così passarono degli anni. I due si vedevano ancora, ma nei loro incontri ogni volta parlavano dei problemi del loro matrimonio.

Ma un giorno Lorenzo venne all’incontro più sollevato, e raccontò che Margherita si era fidanzata con un altro.
-Forse - disse - ora la mia mamma deve accetta’ l'idea che io non posso più sposa’ la Margherita!

Maria sorrise di gioia a quella notizia, i due si sedettero sulla loro spiaggia guardando il mare e tenendosi le mani. Nel silenzio, Lorenzo poté ascoltare di nuovo lo sciabordio della marina, e guardò di nuovo quel punto anni prima, aveva visto sorgere Maria dal mare. Il loro cuore era acceso di speranza, e la felicità li faceva vibrare di nuovo come ai primi tempi.

Ci vollero ancora un paio d’anni ancora prima che Nunzia e Checco dessero il loro consenso. Successe, si dice, dopo una messa celebrata da don Emilio Bartolini. Don Emilio aveva fatto una predica vibrante sull’importanza dell’amore per Cristo, ma anche sulla nobiltà dell’amore tra gli uomini. Molti, nell’uscire di chiesa, avevano ancora gli occhi umidi, così toccati come erano di commozione. E quando Nunzia e Checco uscirono, la gente si strinse loro intorno. Non c’era niente di prestabilito, fu un atto spontaneo di gente popolana commossa da semplici parole d’amore del piovano. Li avevano circondati, nessuno parlava, ma tutti gli occhi erano posati pesantemente su Checco e Nunzia. Questi da tempo sentivano quel peso, il peso di quella domanda; c'era ora un gran silenzio.

Checco, infine, si schiarì la voce e fece cenno di voler parlare.
-Noi, sì, insomma la Nunzia, e anch’io, abbiamo pensato che... ebbene sì... che il nostro Lorenzo si possa sposa’ con la Maria... Che Dio li protegga e dia loro lunga vita...

Si levarono grida di giubilo e la notizia corse come un vento ilare per tutte le case. La notizia raggiunse Lorenzo mentre lavorava, lui lasciò cadere tutto e corse subito per strada verso l’abitazione di Maria. Lei era pure corsa per strada, e si gettò nelle sue braccia. Poi si vergognò di tanto ardire - Dio mio, così in strada! - e si ritrasse, ma era troppo tardi, non erano più soli. Una decina di comari erano accorse, ma esse cominciarono ad applaudire come quando si sta a teatro. Lorenzo si tolse il cappello e fece loro un inchino, e Maria rise, una delle sue risate splendenti come ai vecchi tempi.

Si celebrò la festa di fidanzamento nella chiesetta della Madonna delle Grazie, e in quell’occasione fu stabilita la data delle nozze. Sarebbe stato il 14 luglio prossimo, dopo la mietitura dei campi. Tra pochi mesi!

Furono mesi felici, anche se i giorni non passavano mai. Lorenzo poteva andare a visitare Maria a casa sua. Naturalmente solo in presenza della madre della fidanzata. Come fidanzati ufficiali, non potevano vedersi più di nascosto.

Una volta o due Maria e i genitori furono invitati nel villino di Checco. Anche se questo non era così eccitante come i loro vecchi incontri sulla Cala de lo Faro, Lorenzo e Maria erano felici di vedersi così, da sposi promessi accettati da tutti, e questo servì loro anche conoscersi in una luce nuova. Impararono anche i piccoli vizi e difetti reciproci della vita quotidiana, per esempio, Maria scoprì che Lorenzo aveva una specie di fissazione per l’orto di famiglia, giù verso la valle. Quando il sole cominciava a calare, lui diventava nervoso, doveva lasciare tutto quel che stava facendo e doveva correre ad annaffiare l’orto.

Arrivò finalmente la fine di giugno e si cominciarono a contare i giorni. Checco, che aveva oramai deciso di utilizzare quel matrimonio per dimostrare le proprie ricchezze, decise di fare una gran festa il giorno prima delle nozze. Una festa con il pranzo sotto la pergola, con dovizia di cibo, dolciumi e vino. Si invitò Silvestro, il barbiere dal mandolino magico, e il cantante Poerio con la sua chitarra. Si doveva anche celebrare il fatto che le campagne di Checco avevano prodotto una quantità strabiliante di frumento e anche il raccolto d'uva, che già straboccava dalle sue innumerevoli viti, prometteva grandi cose.

Così, quel giorno si cominciò a mangiare subito dopo il mezzodì, e dopo cinque ore si stava ancora mangiando, cantando, ridendo.

Tutti erano felici. Lorenzo sedeva lontano da Maria, non ci si poteva aspettare che i due giovani sedessero vicini l'uno all’altro, e questo lo rendeva nervoso, avrebbe voluto così tanto stringere le mani di Maria, dirle delle cose tenere. Poi cominciò a guardare in alto verso il sole, che cominciava a declinare. Ecco, tra un paio d’ore sarebbe stato tempo di annaffiare l'orto. Doveva farlo.

Chissà, forse per quell’ora la festa sarebbe finita... Fu servita la torta reale fatta a casa dalla Nunzia. La quale Nunzia ora era anche felice. Ricevette tanti complimenti, e si destreggiava di qua e di là sorridendo a tutti, anche ai genitori di Maria. Poi fu la volta di Checco, che produsse il suo aleatico migliore. Raccontò ad alta voce che era quello che lui aveva fatto cinque anni prima con le sue mani, certo il migliore di Capoliveri, il che voleva dire - concludeva con orgoglio - il migliore di tutta l’Elba!

E dette ordine ai suoi contadini di portare tutti i fiaschi di aleatico ma anche l'uva matura. Ci furono appalusi e grida di giubilo.

Lorenzo guardava ora il sole, che aveva iniziato la sua calata discendente. Era quasi ora di andare. Ma come fare a lasciare la compagnia? E come fare a lasciare gli occhi di Maria che si incrociavano sempre con i suoi, producendo brividi e sospiri di piacere in tutto il suo corpo?

L’uva sparì rapidamente con grandi grida d’elogio, e fu l’ora di alzarsi dal tavolo. I due promessi sposi si ritrovarono vicini alfine, e Lorenzo poté fugacemente stringere le mani alla Maria. Lei le ritrasse, anche a lei sembrava innaturale mantenere tale fredda formalità dopo tutte le ore di intimità sulla loro spiaggia, ma non voleva dare spettacolo di fronte a sua madre e di fronte a don Emilio.

Lorenzo, per darsi un contegno, accarezzò allora la sciarpa rossa che Maria teneva sulle spalle.
-Che bella sciarpa! Non te l’avevo mai vista!
-È un regalo delle mie più care amiche.
Poi a voce più bassa gli bisbigliò: -Ma che hai? Mi sembri nervoso... non sei felice?
-Maria, devo anda’!
-Anda’ dove?
Disse lei ridendo, perché ora aveva capito quel che covava nel cuore di Lorenzo.
-Lo sai, devo anda’ nell' orto.
-Non puoi aspetta'? Tutta questa gente è qui per te!

Checco, che aveva ascoltato, aggiunse la sua voce a quella della figlia. Poi gli fece notare che il tempo si stava guastando, che forse sarebbe piovuto - vedi quei nuvoloni lì a destra, sembra che venga libeccio - poi lo prese a braccetto e lo spinse dentro un gruppo di amici. Questi cominciarono a sfotterlo sulla sua prossima perdita del celibato, e cominciarono a raccontare barzellette piccanti.

Lorenzo ascoltava e rideva, ma alla prima occasione si allontanò dal gruppo. Si assicurò che nessuno lo vedesse, cercò con gli occhi Maria. Lei, nel frattempo, era stata sequestrata da una schiera di amiche, volevano sapere tutto sul suo abito da sposa, del giorno dopo, o su come avrebbero sistemato i mobili nella loro nuova casetta. Maria era tutta eccitata quando doveva parlare di queste cose, e dimenticò il tempo e perfino Lorenzo per qualche minuto.

Poi però cominciò a muovere la testa, sempre più nervosamente. per guardare a destra e a manca per vederlo, per incontrare i suoi occhi. Dove si era cacciato?

Si staccò infine dalle amiche e si mise a cercarlo tra i commensali. Chiese a Nunzia, che scosse la testa ridendo, poi Checco. e questi le disse che Lorenzo era andato in fretta nel suo orto - sai, la fissazione di annaffiarlo.

Maria impallidì, si sentì subito soffocare da nodo alla gola. Le amiche pensarono ad una nuova dimostrazione d'amore, la assicurarono che Lorenzo sarebbe tornato presto, tutto per lei, di giorno e di notte. Risero tutte. Silvestro, vedendola turbata, si fece avanti con il suo mandolino e cominciò a farle una serenata. Tutti si misero a cantare in coro, ma a questo punto erano anche tutti avvinazzati e Maria ne approfittò per allontanarsi.

-Ma che c'è Maria? Non sei felice?
Due amiche le erano corse dietro.
-Ho un presentimento... ho un presentimento... - rispondeva Maria torcendosi le mani - ho una grande angoscia...

Poi, d’improvviso, si distaccò con forza dalle amiche e si mise a correre.
-Vado a cercarlo all'orto! - gridò.

Le amiche rimasero interdette. Ma che le era preso? Checco, dopo un momento di esitazione, ordinò ai suoi famigli di seguirla e di fare attenzione a lei. E quando tre o quattro dei suoi contadini si misero di corsa dietro Maria, decise di andare anche lui. Le amiche di Maria gli corsero dietro, e dopo un po’ un intero gruppo di persone si mise in moto verso l'orto di Lorenzo.

Maria correva a perdifiato, si fermò solo una volta per raccogliere la sciarpa rossa che le era caduta dal collo.

La Cala de lo Faro non era vicina, e la stradina per arrivarci non era sempre agevole. Maria saltava e correva come una capra, e quelli che la seguivano non reggevano a quell’andatura e si distanziavano sempre di più.

Una strana ansia, quasi un terrore, si era impadronito ora di loro; prima il gruppetto di contadini, poi il gruppo di amiche in vesti leggere e colorate, poi il gruppo di Checco con una mezza dozzina d’uomini, poi il gruppo nutrito di donne, con la Nunzia e la Nina. Tutti correvano senza sapere il perché di quell’ansia improvvisa. Il globo rossastro del sole lottava contro i nuvoloni che volevano coprirlo. La brezza di maestrale si era trasformata in un vento di libeccio. Quel vento non prometteva niente di buono. Il sole era tramontato, non si vedeva più il cielo, era tutto scuro.

Ansando, sfinita, Maria arrivò all’orto e cominciò a gridare.
-Lorenzo! Lorenzo!

Nessuno rispose. Guardando ora verso il mare, intravide una cosa che la fece rabbrividire: un grande vascello turco dalle vele nere ancorato a poche centinaia di metri dalla riva. E sulla spiaggia - oh Dio mio! - c'era una scialuppa e degli uomini che tenevano prigioniero Lorenzo cercando di trascinarlo dentro la scialuppa. Lorenzo combatteva con tutta la sua forza ma tutti quei turchi lo avevano oramai sopraffatto.

-Lo vogliono rapì! - gridò Maria con quanto fiato aveva in gola - Aiuto. aiuto! I turchi mi prendono Lorenzo!
E si gettò in giù per il viottolo verso il mare.
I contadini che erano ancora lontani sentirono le sue grida e cercarono di aumentare l'andatura. Maria vide come Lorenzo veniva ora gettato nella scialuppa, con tre uomini che lo tenevano saldamente mentre altri due spingevano la barca a mare.

Maria era arrivata ora sulla spiaggia e correva verso la scialuppa. gridando e gridando. Forse Lorenzo la vide, o la sentì, si divincolò dalla stretta. La scialuppa che si era appena staccata da riva cominciò a boccheggiare pesantemente mentre gli uomini lottavano. Poi il turco che era al timone sfilò la pesante barra di legno e colpi con forza Lorenzo alla testa. Lorenzo si afflosciò come un sacco vuoto.

La scialuppa era ora in mare, ma i turchi potevano già vedere tutta la gente del paese che correva verso di loro. Allora rovesciarono il corpo di Lorenzo in mare - forse per scappare più alla svelta - o forse perché avevano visto che la loro preda non dava più segno di vita.

-Lorenzo! Lorenzo!
Gridava Maria con le sue ultime forze. E si gettò in mare verso di lui, verso quel corpo che minacciava di essere inghiottito dalle onde.

Il libeccio stava montando ed era ora una forza ostile e potente. Quando i contadini di Checco arrivarono ansanti sulla spiaggia della Cala, scorsero due corpi che affioravano e sparivano nei flutti che diventavano sempre più violenti. Si vedeva la sciarpa rossa di Maria che ammiccava sulla superficie dell’acqua per sparire subito dopo sotto un’onda. Il sole era tramontato e non c’era luce - il cielo s’era annerito di nuvoloni densi di pioggia.

-In mare! In mare! Salviamoli!
Si grida da tutte le parti. Ma non ci sono barche, come si fa a organizzare un qualche salvataggio, intanto il libeccio ha raggiunto il suo massimo furore. Gigantesche ondate scrosciano ora verso la riva, i corpi non si vedono più, l’aria è scura.

-Accendete dei fuochi! Su, ci vogliono delle fascine intorno alla spiaggia per far luce sul mare!
-Ci vogliono barche con le torce!

Dopo un po’, la Cala dell’Innamorata rifulge di luci, e nella baia tutt'intorno le luci delle torce danzano una lotta furiosa contro lo scuro dei marosi.

I corpi non si vedono più. L’unica cosa che si trovò in seguito fu la sciarpa rossa di Maria.

La campana della fortezza comincia a rintoccare, rintocchi tristi di pericolo.

Ma più che di pericolo, sono suoni carichi di assoluto dolore.