– Il fatto è che vorrei un bambino, ho quasi trent’anni e tu quarantadue, se non ci sbrighiamo saremo vecchi e non lo faremo più, uno, uno solo, poi smettiamo –.
– Cosa intendi per… poi smettiamo? Sai che ti dico: Io, Amos, invito solennemente te, Gali ad aprire da subito un cantiere! –.

Gali e Amos
L’età già si sa.
Amos è di pelo rosso, quindi di carnagione chiara coperta di efelidi, porta una barbetta corta ben curata e i capelli, che tendono al riccio, hanno l’attaccatura alta, ha denti irregolari e piccoli e un bel sorriso un po’ timido, ed è questo lato di lui, apparentemente infantile, che più di ogni altra sua qualità ha fatto innamorare Gali. Bisogna dire che Amos di qualità ne ha parecchie: è dotato di una buona cultura, ama viaggiare e frequentare gli amici, è ricco e anche ebreo ma, quel che più conta, sa far sentire Gali al sicuro, cosa della quale lei ha, da sempre, un gran bisogno. La sua famiglia non le ha certo offerto un’infanzia facile. Divisa fra la nonna paterna e sua madre si è sentita sempre un po’ come un pacco postale. – Gali, questo fine settimana devi rimanere ancora con la nonna, lo so che sei lì da giugno ma lunedì ti assicuro che ti vengo a prendere e forse ci sarà anche il papà, lo ha promesso, su, adesso va a fare i compiti, prima però dammi un bacio, amore mio –. E’ cresciuta così Gali, a moine e abbandoni, il padre, preso dalla sua creatività non aveva tempo da dedicarle. Lavorava per vivere e viveva per creare, il giorno era pieno di impegni per “procurare il mangime alla famiglia” come diceva lui, e la notte si ritirava nel suo mondo parallelo dove catturava i sogni e li spandeva per bene sulla tela. Per lei ovviamente non c’era mai posto.

Con Amos è diverso, lui la mette sempre a parte dei suoi progetti, trascorre con lei tutto il tempo libero e adesso che ha espresso il desiderio di avere un figlio, ha subito “aperto il cantiere”. Dopo tanti anni, ormai quasi sette, il sesso è ancora una parte molto importante del loro rapporto, è sempre come un ritrovarsi e trovare conferma – e ora – , pensa Gali – sarà ancora più bello perché non dovremo più fare attenzione, può venirmi dentro e sarà un po’ come sentire nostro figlio che inizia il suo viaggio verso di noi –. Quasi ne avesse captato i pensieri, lui le cinge i fianchi e poggia una guancia sui suoi seni, rannicchiandosi come fa un bambino con la mamma. – Amos, – dice lei carezzandogli i capelli – hai già pensato a come vorresti chiamarlo? –. Dopo un lungo silenzio lui si solleva, la guarda negli occhi e le dice corrucciando le sopracciglia: – Mio nonno si chiamava Samuele ma io non voglio chiamarlo così, vorrei che si chiamasse Zeev, se fosse un maschio e se fosse una femmina la chiamerei Leah trovo sia un nome bellissimo –. – Comunque anche Samuele non mi dispiacerebbe –risponde Gali – ma Noa, se fosse femmina –.

Restano a guardarsi sorridendo, Amos, la prende per mano e si avviano verso la camera da letto. – Andiamo a chiamare Noa e Zeev – le dice sottovoce – chi viene per primo sarà il benvenuto e se verranno tutti e due sarà un doppio benvenuto. Gali si spoglia con gesti lenti perché sa che questo gli piace, poi, nuda, si lascia cadere sul letto. Con un’erezione piuttosto evidente, Amos lascia scorrere lo sguardo sui grandi seni che lei, con un sorriso malizioso, gli offre spingendoli in fuori con le mani, lui si china a baciarli e le succhia a lungo i capezzoli poi si distende su di lei che gli cinge i fianchi e lo attrae a sé, ed è allora che lui, dolcemente, la penetra.

Gali
– Ieri era il quindici di agosto, data facile da ricordare. Se fosse stato un giorno fertile direi che qualcuno potrebbe già essere in viaggio. E’ stato più bello e più intenso del solito, alla passione si è unita la speranza ma non voglio pensarci troppo, so di coppie che hanno cercato un figlio per anni, spero che per noi non sia così. Amos ieri sera era felice come non lo vedevo da tempo, anche lui credo abbia provato le mie stesse sensazioni, toccare la felicità… che stupida sono, comunque è stato veramente bellissimo.

Amos
– Ieri sera venire dentro di lei è stato incredibile, spingere invece di scappare, poter affondare forte, fino in fondo senza ritrarsi sul più bello, che sensazione, solo a pensarci mi riattizzo, Gali era di una sensualità stravolgente, mi sa che stasera facciamo il bis… veramente io lo farei anche subito. Speriamo che il bambino non arrivi troppo presto, vorrei godere il più possibile di questa sua disponibilità, non che prima non lo fosse ma adesso, con l’idea del bambino lei è veramente fantastica.

Gali
– Son passati quattro mesi e ancora niente, ma sento che manca poco. Quasi quasi mi faccio un giro in centro per dare un’occhiata al reparto infanzia di un grande magazzino, è bene che inizi a documentarmi su quello che c’è e non c’è, ma soprattutto devo capire che cosa serve veramente, non mi va di essere una di quelle madri compulsive, che comprano qualsiasi cosa per il loro bambino anche perché così lo viziano e basta, i miei modelli sono stati mia nonna e mia madre, ora mi rendo conto che la nonna era buonissima, ma troppo vecchia e mia madre troppo occupata a cercar di far soldi per ovviare alle carenze economiche di mio padre che era troppo occupato a vivere nel suo mondo, che strazio di famiglia. Un regalino per chi verrà comunque lo voglio comprare, mi piace pensare che un giorno potrò parlargli di questi miei pensieri e mostrargli quel che adesso comprerò per lui-lei, forse loro, che panico. Le mestruazioni sono in ritardo ma è normale, tre giorni non significano nulla, non devo essere ansiosa.

Amos
– È già periodo delle cosiddette feste, che palle, non mi sono mai piaciute, quest’anno ancora meno, direi che potremmo andare lontano da qui, una decina di giorni al mare in un posticino esotico, tanto per mettere un po’ di sale sulle nostre grandi manovre e toglierci da questa insopportabile aria di buonismo del Natale. Vado all’agenzia, compro due biglietti e speriamo che anche Gali possa prendersi qualche giorno, le farebbe bene perché mi pare che negli ultimi tempi stia pensando un po’ troppo al bambino che non viene, due giorni di ritardo e la sento in ansia, se arrivano le mestruazioni ci resta male. Certo che le cose cambiano, è sempre stato il contrario, la paura era quella di rimanere incinta, due giorni di ritardo e già correva in farmacia a comprare il test, ora mi sa che fa la stessa cosa ma sperando sia positivo... le donne.

Gali
Avevo veramente bisogno di una vacanza, sole mare e tranquillità. Amos non parla quasi più del bambino, ha ragione lui, rischiamo di farci prender dall’ansia. Rischiamo? Mi sa che io son già bella presa, da mesi facciamo l’amore troppo spesso e il primo segnale è venuto ieri sera, Amos ha fatto cilecca. Ci abbiamo riso su, ma non gli ho confessato che io sono giorni che faccio cilecca, ovvio che per me è più facile nasconderlo, non credo se ne sia accorto ma la cosa mi fa soffrire, mi vien da pensare che ormai lo faccio solo per avere il bambino, non voglio che sia così ma cosa ci posso fare, siamo partiti con un entusiasmo difficile da mantenere, dentro di noi eravamo sicuri che sarebbe successo in fretta invece eccoci qui, alla fine di dicembre e ancora niente, Giorni fa mi ero un poco illusa per via del ritardo così ho trascorso tre giorni a ripetermi di non pensarci e ci ho pensato tutto il tempo. Quando sono arrivate mi son messa a piangere. Credo che dovremmo parlarne, ci siamo sempre detti tutto e adesso questa faccenda del bambino ci sta dividendo anziché unirci, è perché stiamo facendo finta di niente invece di aprirci il cuore, il peggio che ci potesse succedere.

Amos
– Ieri sera è stato un disastro, mi ero passato la giornata in spiaggia a guardare due olandesine da paura, due bionde con le tette di marmo che giocavano a pallavolo, appena ci siamo messi a letto mi son trovato subito arrapato come una scimmia, sono letteralmente saltato addosso a Gali, che di solito quando faccio un po’ il rozzo così si diverte e si eccita, e infatti abbiamo riso e scherzato e alla fine ci siamo trovati a farlo, ma a un certo punto non so cosa mi è preso, la sentivo lontana e mi sono scaricato, ho anche pensato che forse era gelosa, si era magari accorta che guardavo quelle due, fatto sta che se non l’avessimo buttata sul ridere avrebbe potuto finire male. Comunque qualcosa non sta funzionando, secondo me pensa troppo al bambino, ci penso anch’io, che ragione, non è che me ne freghi, ci penso spesso e anche a me sembra che sia passato un po’ troppo tempo ma che dobbiamo fare? Più di così non si può, anzi, mi sa che la mia defaillance sia da addebitare proprio a un eccesso di scopate.

Gali
Sono contenta che siamo tornati a casa, ventiquattro ore insieme cominciavano a essere troppe, ho visto come guardava quelle ragazzine, una volta ne sarei stata gelosa, non gli avrei detto niente ma mi avrebbe fatto salire la pressione, sale sempre quando mi arrabbio e invece niente, niente di niente solo uno sguardo di compatimento che mi sono scoperta a lanciargli vergognandomene. Anno nuovo e vita nuova, stasera gli parlo e gli propongo di smantellare l’idea del cantiere e speriamo che tutto torni come prima. Anche solo immaginare di perdere Amos mi fa gelare il sangue, senza di lui non saprei che fare e poi non riesco a vedere una vita diversa, sto bene con lui e se non potremo essere in tre pazienza, me la devo mettere via e anche lui, so che ci soffre anche se sicuramente meno di me, io il bambino lo stringo già fra le braccia, non ha senso dirlo ma sento anche il suo odore.

Amos
– La vacanza è stata un disastro, abbiamo fatto finta di niente ma siamo stati di merda, uno di qua e l’altro di là, mancava solo che ci scambiassimo convenevoli a tavola e saremmo sembrati due perfetti sconosciuti, ci ha salvati l’ambiente, gli spazi aperti, fossimo dovuti restare chiusi in una camera guai, sarebbe scoppiato il bubbone, comunque dobbiamo prendere il toro per le corna e parlarne, non possiamo andare avanti in questo modo se no rischiamo di mandare tutto a puttane. Anno nuovo vita nuova, stasera dobbiamo dirci che non riusciamo ad avere bambini, andremo dall’andrologo, dal ginecologo e dal sessuologo, chi sarà sarà ma non possiamo andare avanti così, oltretutto non facciamo neanche più l’amore, era diventato una specie di obbligo e quando ho fatto cilecca è stato un bene, tacitamente abbiamo smesso di provarci che poi si era ridotto a una specie di ginnastica e non era più piacevole, mi sembrava di essere un toro da monta su una vacca sterile. Che pensiero di merda che mi è venuto, che pensiero di merda, vado a comprarle dei fiori.

Gali
– Son qui sul letto e guardo le rose che mi ha portato Amos, un pensiero carino, ma lui è in sala a guardare la televisione, esattamente quello che abbiamo giurato che fra noi non sarebbe mai successo, ora mi alzo vado di là, spengo la tv e gli parlo. E’ che non so da che parte cominciare, prendere di petto la questione non è nel mio stile, non ne sono capace e a girarci intorno finisce che se lui non capisce o non vuol capire diventano parole inutili. Non so come lui si stia vivendo questa storia a volte mi pare persino che non gli importi più niente del bambino, in compenso è diventato scontroso, un lato di lui che non conoscevo. Spero non si senta deluso da me, forse pensa che sia io a essere sterile, ma non possiamo saperlo e ora come ora non avrei voglia di iniziare l’iter delle visite, analisi e contro analisi per vedere come rimediare, la vivrei con troppa angoscia. Ora vado di là e gli chiedo come sta, dio mio che approccio del cavolo, no, gli dico solo che gli devo parlare, lui capisce e la cosa va da sé. La verità è che non mi sento ancora pronta, in fondo al cuore io spero ancora, mancano quattro giorni all’inizio del ciclo, ultimamente sono di una puntualità inquietante, aspetto sino ad allora e poi decido.

Amos
– Io, Amos, sprofondato nella poltrona con una birra in mano e la tv accesa sui campionati di scherma, da non credere, mai guardato la scherma in vita mia anzi chissà perché è una disciplina che mi è sempre stata un po’ antipatica, i duelli, sono una roba retrò, ho letto di uno scrittore dell’ottocento, non ricordo il nome che è morto in un duello trafitto dal fioretto dell’avversario che gli si è infilato nello spazio tra i due incisivi, nessuno ha capito dove fosse stato colpito, non sanguinava da nessuna parte, pensa la sfiga, è morto di emorragia interna. Gali, che ci fai nel letto tutta sola? Vieni a berti una birra con me che parliamo un po’, anzi sai che ti dico? Stappiamo una buona bottiglia di vino con le bollicine, vieni, lo tiro fuori dal frigo ti accoccoli qui vicino a me e parliamo di tutto quello che non va. Questo dovrei dirle, andare da lei e dirle questo e invece mentre lo penso mi passa la voglia, se mi dice di no ho paura che precipiti tutto, è come se il nostro rapporto fosse diventato un castello di carte. La voce eccitata del cronista sportivo si sovrappone ai pensieri. Affondo, stoccata, ancora affondo e bellissima parata per Rebecca Horn, che si consacra campionessa mondiale di scherma! –.

Gali
– Le mestruazioni mi son venute due giorni fa e ho di nuovo pianto. Amos questa mattina se n’è andato con una grande borsa a tracolla, vuole riflettere mi ha detto e io non l’ho fermato, son rimasta impalata davanti a lui senza trovare la forza di trattenerlo, mi guardava chiedendomelo con gli occhi, mi implorava ma io ero paralizzata, non riuscivo ad aprire bocca, dopo un po’ che ci guardavamo con un filo di voce mi ha detto: – Allora io vado… –. – E maledettamente ho sussurrato:– Sì –.