Quando scrivo o disegno, il mio sguardo ha bisogno della visione di un albero o di un paesaggio vasto con i tetti della città che, lontano, lasciano spazio alle colline. E cieli con nuvole veloci che rincorrono il sole.

Per procedere o per girare intorno, in studio o a casa compio questo viaggio. Sono seduta, ma la mia dimora è sull'albero e nell'albero oppure, come una strega, volo sui tetti e arrivo nei piccoli paesi che illuminano le colline vicine.

Ora è scesa la nebbia e dalla foschia sembra uscire Sandokan con la pantera nera al suo fianco. Invece ha inizio la processione delle padrone e dei padroni di cani con le loro bestiole. Durante la pandemia queste accoppiate si sono moltiplicate. Le incontro ovunque: nelle piste ciclabili, in quelle pedonali, in città, al mare, nella valle, sui monti, al lago, in viaggio. Nelle vie del centro storico sbucano testoline di cani da carrozzine, da zainetti e da cestini di biciclette. Nei giardini delle ville ce ne sono colonie di tutte le dimensioni. L'altra sera, al bar, un signore in compagnia del suo cane, ci descriveva come e cosa gli prepara per pranzo e per cena; erano menù stellati. Ho coppie di amici che fanno mangiare il cane a tavola con loro. Valerio, il cane di Maria, è l'essere più intelligente del nostro gruppo e va pazzo per la mortadella, ma la mangia solo quando è fuori, per socializzare.

I cani stanno diventando umani. Troppo umani.

A tal punto umani che moltiplicandosi così velocemente nella prossima generazione domineranno i Sapiens.

Non più bambine e bambini, ma cani.

In questo salto di specie, in questo cambio di guardia qualche prototipo di razza umana verrà selezionato per essere educato a fare la guardia nelle ville, altri faranno compagnia ai cani benestanti; li accompagneranno nelle passeggiate e avrà inizio la processione di cani con umani al guinzaglio. I cani si scambieranno idee e impressioni sul cibo: "Cosa ti mangia?", sull'educazione impartita - bontà, dolcezza o aggressività. I Sapiens saranno a tal punto amati, da divenire così, sempre più simili ai cani. Ci saranno cani che occuperanno e gestiranno i luoghi del potere, del sapere, della scienza, dell'arte. E le cagne? Anche loro, come le donne partiranno svantaggiate. Con un nome di genere così brutalmente abusato come se la caveranno? Faranno, come le donne, la loro rivoluzione. Sto ragionando come un'umana, invece, risulteranno offensivi i termini "uomo e donna" come ora risulta un'offesa dire: "Sei un cane" o "sei una cagna".

"Sei una cagna" è un po' più offensivo.

E i gatti come se la caveranno? Non dimentico i gatti.

I gatti sono, come gli alberi, dei scesi dal cielo per renderci felici. Loro, in una zona più alta guarderanno le vicende canine e quelle umane senza interferire.

Nelle altre nazioni il governo sarà gestito da cani autoctoni e in alcune zone del mondo per carestie, alluvioni, siccità, miseria nera, dittature, guerre, i cani migreranno.
Si aggireranno nei boschi, scenderanno a valle, attraverseranno deserti e mari.
Proprio come da tempo capita agli umani.

Ma tutto è già stato detto, raccontato, rappresentato.

Il primo libretto a fumetti che mia zia Mafalda, partigiana, cattolica fervente e amica di Benigno Zaccagnini mi fece leggere nel 1947; quello proprio non lo dimentico. Era La fattoria degli animali (George Orwell, 1945).

La realtà anche qui, come al solito, supera di gran lunga l'immaginazione.

Il salto di specie tra creature visibili potrebbe continuare all'infinito - l'infinito di noi mortali - se da secoli i Sapiens non venissero colpiti anche dall'esercito invisibile di virus e batteri ospitati soprattutto da mammiferi e da uccelli acquatici.

Come per gli umani è naturale fare la guerra così per gli invisibili è un processo naturale diffondersi tramite l'aria e mutare - le varianti - per sfuggire alle difese immunitarie dell'ospite. In altri termini gli animali, soprattutto mammiferi e uccelli, hanno messo e stanno mettendo in atto il salto di specie - il cosiddetto "spillover" - usando armi che affondano le loro radici in un invisibile forte e vitale, superiore alle nostre difese. La variante Delta del Coronavirus è sette volte più contagiosa del ceppo di Wuhan e continua a colpire duramente soprattutto i non vaccinati.

È guerra vinta dagli invisibili anche se la scienza e i governi hanno tentato di ritrovare, di volta in volta, le vie che ci permetteranno “la normalità".

Credo però che la nostra sconfitta risieda proprio nell'incapacità o impossibilità "di ricostituire la visione del mondo precedente alla desolazione che abbiamo vissuto".
Nel salto di specie, nel mutamento che viviamo in questo periodo, la nostra visione del mondo è rimasta stravolta. Stiamo vivendo portandoci appresso una ferita profonda, che deborda nelle relazioni e negli affetti, lasciando segni indelebili.

È il nostro animo avvolto nella solitudine, nel vuoto e nella paura, ad essere irrimediabilmente infranto.