Un viaggio indietro nel tempo, che ci permette di capire come l’uomo abbia da sempre fatto ricorso alla natura per trarre da essa giovamento per la sua salute: così si presenta Aboca Museum agli occhi dei suoi visitatori. Esso è situato in uno dei palazzi più prestigiosi di Sansepolcro, il Bourbon del Monte, e l’ingresso inizia già a svelare alcuni dei reperti storico-artistici che vi sono conservati. In una vetrina sono infatti esposti libri antichi e mortai in bronzo, mentre i pannelli introduttivi qui presenti iniziano a raccontare il millenario rapporto tra l’uomo e le piante medicinali.

Una serie di scalinate, dove si dispiegano preziose stampe botaniche tratte dagli erbari conservati nella Bibliotheca Antiqua di Aboca Museum, conducono il visitatore al piano nobile del palazzo, dove inizia il percorso museale vero e proprio.

La prima sala è dedicata al più antico ed insostituibile strumento usato dallo speziale per la lavorazione delle erbe, ovvero il mortaio. Sono esposti molti tipi di mortai, di forma e materiali diversi, la maggior parte dei quali sono artisticamente lavorati: non dimentichiamo, infatti, che questo strumento ha sempre avuto importanti valenze simboliche per l’arte farmaceutica.

Al centro della sala, sono poi esposti alcuni libri antichi provenienti dalla già nominata Bibliotheca Antiqua di Aboca Museum. Con i 1600 volumi che vi sono conservati, essa rappresenta una raccolta unica nel suo genere: vi si trovano sia splendidi erbari illustrati che testi di antichi segreti farmaceutici, che hanno costituito nel corso dei secoli il “sapere popolare” legato all’utilizzo delle piante medicinali. La Bibliotheca Antiqua, situata al quarto piano del Palazzo, può essere consultata solo su prenotazione; tuttavia, i preziosi libri conservati sia in questa sala che in quella successiva permettono al visitatore di farsi un’idea sufficientemente precisa dell’immenso patrimonio in essa presente.

Si arriva poi ad una delle sale di maggior valore artistico del museo, quella delle ceramiche. Qui sono esposti differenti tipologie di vasi da farmacia: brocche, albarelli, boccali e bottiglie, tutti artisticamente decorati con fregi colorati, che di frequente avevano anche precisi significati simbolici. Queste ceramiche sono il frutto di una lunga tradizione artigianale che, fin dal Rinascimento, ha visto protagoniste alcune città italiane come Faenza, Deruta, Venezia e Montelupo Fiorentino.

Dalla sala dei vetri, in cui sono esposti curiosi strumenti farmaceutici in vetro soffiato, si arriva ad una delle sale più suggestive del Museo, la “sala delle erbe”: appese al soffitto, per permetterne l’essiccazione, si trovano vari tipi di piante medicinali, ognuna con il cartello identificativo che ne riporta il nome scientifico. Il visitatore è qui avvolto da una miriade di inebrianti profumi e ha anche la possibilità di toccare con mano queste erbe, alcune delle quali conservate in contenitori d’epoca.

Inizia poi un percorso più propriamente storico, in quanto le stanze successive riproducono i luoghi dove nell’antichità si lavoravano le erbe: prima di tutto, la “spezieria del ‘600” e il “laboratorio fitochimico dell’ ‘800”, sapientemente arredate con tutti gli strumenti necessari in quei secoli per ricavare dalle piante le preziose sostanze con cui preparare i medicinali. Due stanze che ci permettono di compiere un vero e proprio viaggio indietro nel tempo, a partire da quando lo speziale preparava il medicamento servendosi solo di sostanze vegetali fino ad arrivare al XIX secolo, in cui si sono poste le basi della chimica moderna.

In fondo al corridoio si trova poi la Cella dei Veleni, un piccolo locale prudentemente isolato da una cancellata. Solo il farmacista vi poteva accedere: solo lui, infatti, aveva le competenze necessarie per gestire queste sostanze velenose, dosandole con cura e rendendole, così, salutari medicine.

Attraverso una piccola porta, quasi un gesto rituale che costringe i visitatori più alti ad abbassare il capo, si arriva poi alla farmacia dell’Ottocento. L’autentico arredamento in legno pregiato permette di tornare indietro nel tempo, alle farmacie di più di un secolo fa, quando il farmacista, da dietro al balcone, pesava nelle precise bilance le droghe medicinali. In alto sulla parete, un coccodrillo imbalsamato ed un carapace di tartaruga testimoniano la presenza, nell’arte farmaceutica, di medicamenti di origine animale.

Come in altre sale del museo, anche in questa stanza troneggia, nel soffitto, un bellissimo lampadario settecentesco in vetro: oltre ai tanti reperti storico-artistici esposti, agli occhi del visitatore non passerà inosservata anche la bellezza del Palazzo, di certo uno dei più importanti di tutta Sansepolcro. Insieme ai lampadari, si potranno ammirare i soffitti decorati, gli affreschi alle pareti e i tappeti orientali posti in quasi tutte le sale del museo. In realtà, questi non sono un semplice complemento d’arredo: si tratta infatti di tappeti-erbari, che rappresentano figurazioni simboliche di fiori, piante ed alberi e che rimandano, quindi, a tutto un patrimonio di significati culturali diversi, in cui il mito si intrecciano mito e leggenda.

Tutto questo è Aboca Museum: un percorso affascinante, che stimola la curiosità di chiunque, dagli adulti fino ai più piccoli, spingendo ad immedesimarsi in quello che si sta vedendo e a lasciarsi avvolgere dalla miriade di profumi, colori e suoni che ogni stanza sprigiona.

E, last but not least, un percorso che invita anche il visitatore a riflettere sul futuro dell’uomo, e sulla necessità di recuperare un rapporto autentico con l’ambiente naturale che ci circonda, che non sempre siamo in grado di rispettare ed amare come dovremmo. Questo è, del resto, il messaggio veicolato dalle due frasi che campeggiano nelle pareti della farmacia dell’Ottocento, e che sintetizzano al meglio lo scopo dell’iniziativa museale: “Le erbe medicinali sono una forza della natura creata per tutti i viventi” e quindi “L’homo sapiens potrà, se vorrà, trovare in natura i rimedi per tutti i suoi mali”.