Lucerna come in una fiaba. Misteriosa e incantevole, romantica e senza tempo. Si racconta che un angelo luminoso mostrò a un gruppo di pescatori il luogo dove costruire il loro villaggio. E così fu che nacque Lucerna, città della luce, appunto, adagiata sull'acqua, alla confluenza tra un lago, quello dei Quattro Cantoni, e un fiume, la Reuss, che nasce dal lago per confluire in un altro fiume e poi nel grande Reno. Se la leggenda accende la fantasia, la storia non è da meno perché le origini, quelle scritte sui documenti, affondano in un monastero benedettino dedicato a San Leodgar e sono così antiche da perdersi nei meandri del Medioevo.

Le emozioni della Storia

Uscire dalla stazione ferroviaria di Lucerna, simbolo discreto della modernità firmato da Santiago Calatrava, è una sorpresa anche per il viaggiatore più incallito. Il ponte coperto, trasversale alla Reuss e lungo oltre 200 metri, non è solo il più antico d'Europa costruito in legno, ma certamente uno dei più suggestivi. È lì dal lontano 1365 e si collega con la Wassertum, una torre ottagonale in pietra che sorge nell'acqua, usata in passato anche come prigione e cella per torture. Nel XVII secolo decorarono il ponte con 110 tavole che ci parlano della storia della Svizzera e di quella di Lucerna, e quando, nel 1993, un incendio ne danneggiò una parte, questa venne ricostruita in soli 8 mesi.

Oggi sul Kappellbrucke, il ponte della Cappella, scorre la vita della città, così come nei molti secoli passati. Anche i turisti lo amano, così tanto da averlo trasformato nel simbolo più fotografato dell'intero territorio elvetico, ma vederlo e attraversarlo resta un emozione, come entrare in una macchina del tempo. D'altronde Lucerna mantiene inalterato il suo fascino fantastico tra le strade e i vicoli che accompagnano gli storici palazzi da una parte all'altra del fiume, mentre le antiche mura merlate del Musegg con le nove torri ancora di vedetta continuano a proteggerla, non più dai guerrieri armati di spada, ma dall'inciviltà del cattivo gusto e della maleducazione.

È linda e pulita la dolce Lucerna, e se i suoi confini non sono oggi molto diversi da quelli di un tempo, tradizioni e modernità convivono con grande equilibrio. Da una parte il KKL, centro culturale e congressuale con una delle migliori sale da concerti del mondo dove ogni anno si svolge un festival di eventi musicali che richiama esperti e appassionati senza frontiere; dall'altra lo storico sistema di dighe di legno alla confluenza tra il lago e il fiume, ancora funzionante e attentamente gestito. Da una parte il museo dei trasporti, sulle rive del lago, dove trovano posto treni, aerei, auto, imbarcazioni e navicelle spaziali; dall'altra lo Spreuerbrucke, il secondo antico ponte di legno che unisce le due sponde della Reuss con altri dipinti sulla Danza della Morte e una piccola cappella a metà tragitto. E ancora il museo Rosengart, oltre 200 opere del XX secolo, da Picasso a Klee, da Chagall a Cezanne, Bonnard e Matisse. Qui potrà succedere di essere accolti dalla stessa Angela Rosengart, proprietaria della collezione, figlia di Siegfried, famoso gallerista del secolo scorso. Lei, che molti di quegli artisti ha conosciuto e che quei dipinti ha avuto appesi alle pareti della sua abitazione, vi spiegherà di come ci si possa innamorare di un'opera d'arte fino al desiderio di possederla.

Tra draghi, spiritelli e Ponzio Pilato

Passeggiando lungo il fiume e sulle strade della città antica nelle ore serali tutto sembra assorto e incantato: le luci fioche, la nebbia che si alza dall'acqua, gli eleganti cigni, ricordo di principi fiabeschi rimasti imprigionati da malìe (si avvicinano facilmente, ma attenzione alla loro voracità, che invece non ha niente di prodigioso). Indimenticabile e magica Lucerna, dalle cui case a graticcio sembrano ancora poter uscire folletti e elfi, pronti a qualche scorribanda notturna. In fondo non sarà un caso che la città sia da sempre popolata di leggende. Come quella dell'enorme drago senza ali che dopo un temporale sarebbe emerso dalle acque del fiume vicino al Ponte del Molino. Era l'alba del 26 maggio 1499 e lo spettacolo, garantito da cittadini autorevoli, sarebbe stato terrificante. Ma lui, il drago, si limitò ad andarsene, senza lasciare conseguenze.

Un altro drago buono sembra abbia abitato il monte Pilatus, che sovrasta Lucerna, ammantandosi di prodezze e persino guarigioni. Più ostile lo spirito di Ponzio Pilato, il cui corpo, secondo un'altra leggenda, sarebbe stato gettato nel laghetto di Oberalp, sullo stesso monte Pilatus. Ma non avrebbe mai trovato pace e in alcune occasioni sarebbe emerso dalle acque seduto sul trono oppure avrebbe emesso suoni orribili. Poiché è sempre meglio aver paura che buscarne nel 1594 fu deciso di prosciugare il laghetto e poi, ancora per molto tempo, l'area fu vietata alle escursioni. Negli anni Ottanta del secolo scorso, però, lo specchio d'acqua è stato ripristinato e una cremagliera costruita per raggiungere la vetta: Ponzio Pilato non ha reagito. Ciò non toglie che ogni anno nel periodo natalizio cortei di Schmutzli, specie di spazzini vestiti con lunghe tuniche e armati di campanacci vadano in giro giorno e notte nelle strade della città per scacciare gli spiriti maligni (e qualche volta anche il sonno degli abitanti) e permettere a San Nicola, il loro Samichlaus, di portare caramelle e doni ai bambini.

Natale con i Grittibanz e (tanto) cioccolato

Quella dei Schmutzli è una delle tradizioni natalizie di Lucerna, città cattolica, che festeggia il Natale con brio, abeti luminosi e tanti mercatini che propongono candele, festoni, utensili da cucina dai coloro sgargianti, e poi cibi tradizionali, salumi, decine di varietà di formaggi, pane e dolci, dalle trecce alle tortine di panpepato e ai Grittibanz, omini con le gambe divaricate fatti di pasta di pane al burro leggermente zuccherata. Le auto rosa dei Bachmann, una dei molti laboratori dolciari della città, leader nella produzione del cioccolato, sfrecciano ovunque mentre grandi e piccoli danno il via alla saga della golosità, che, a dire il vero, in Svizzera non ha mai fine. D'altronde Lucerna, situata geograficamente al centro dei quattro cantoni, nacque nel medioevo come snodo di scambi commerciali e tale è rimasta. Il traforo ferroviario del San Gottardo inaugurato appena l'11 dicembre la rende ancora di più il fulcro dei collegamenti dell'intera Europa, oltre ad avvicinarla all'Italia, ormai a un tiro di schioppo.

Il professore di formaggi

Ma la globalizzazione non fa per tutti. In un mondo e in un'epoca in cui il commercio tende a uniformarsi e la produzione a diventare industriale c'è ancora chi si tiene ben stretti i segreti artigianali, quelli che si imparano solo con l'amore e l' esperienza. Roland Lobsiger è uno di loro. Ha cominciato ad occuparsi di formaggio per alcune aziende 25 anni fa, ma il fuoco della passione lo ha portato a rispolverare vecchie memorie fino a ritrovare una cantina-rifugio sotto le colline di Lucerna dove ora custodisce gelosamente i suoi gioielli: decine di varietà di formaggi fatti nascere e crescere con l'attenzione di un padre. Così succede che al disgelo il signor Lobsiger, per gli amici Roly, si arrampichi sulle Alpi, rigorosamente quelle svizzere, e vada a scegliere i prati e le mucche con cui poi dare origine alla sua personale produzione. Lui sa che in alcune zone ci sono molti più tipi di erbe e che più la montagna diventa alta più cambiano la qualità e la quantità delle erbe presenti.

Ogni varietà di formaggio viene quindi meticolosamente 'studiata' in base al pascolo e prodotta con latte crudo. Nella sua cantina 'Chas Challer' in Gibraltarstrasse 25 sono custodite come in un tempio alcune decine di formaggi che Roly offre in degustazioni da prenotare. Come ogni sacerdote accompagnerà i suoi ospiti nell'area sacra, stillando un po' del prezioso nettare contenuto in quelle forme per dimostrarne l'invecchiamento e il conseguente cambiamento di tono e di gusto. Poi l'assaggio di una quindicina di varietà e il palato ne avrà un gran ricordo. Oltre alle degustazioni un banchetto sul fiume gli permette di commercializzare il frutto della sua passione. Nel vocabolario moderno quella di Roland Lobsiger si chiama attività di nicchia ed è lasciata a pochi romantici amanti dell'avventura. Che piacere scoprire che esistono ancora.