Il mar Adriatico dista una sessantina di chilometri eppure in giro ci sono già tanti bellissimi pini marittimi che si inframezzano in un panorama movimentato da fertili colline, crinali montuosi e una campagna ricca di uliveti, vigne e coltivi di frutta. In questa zona il microclima è decisamente più piacevole di quello della pianura, meno afoso e più fresco d’estate, meno nebbioso e più secco d’inverno e questo spiega l’esistenza di un stabilimento termale di prim’ordine e di un esteso parco con alberi centenari.

Quindi, dal punto di vista ambientale questo incantevole, piccolo angolo d’Italia ha sicuramente tutte le carte in regola. Ma quel che è importante sottolineare - e il visitatore non tarderà ad accorgersene - è quanto fondamentale sia stata l’attenta e saggia politica di mantenimento e di valorizzazione, che ha preservato la bellezza del luogo, favorito lo sviluppo di una forte identità culturale e tenuto alto il livello di benessere e di qualità della vita in generale.

Il centro abitato di Brisighella, accogliente e ordinato, mette in evidenza la ruvida bellezza dell’antico borgo medievale - un suggestivo insieme di edifici importanti e di case arroccate, di vicoli in ombra e angoli nascosti, di piazze ampie e piccoli cortili – nel quale spiccano alcuni elementi di notevole interesse storico e artistico.

Tra questi la cosiddetta Via degli Asini, un breve camminamento, unico nel suo genere, costruito tra il XII e XIII secolo, come baluardo a difesa della città, sopraelevato e coperto, incorniciato verso l’esterno da una decina di semiarchi ad ampiezza irregolare, che in tanti secoli di onorato servizio ha svolto funzioni di cortina muraria militare, di vero e proprio caseggiato, di strada pedonale e anche di luogo di ritrovo pubblico. Il percorso è stato l'anima del quartiere dei birocciai che vivevano e accudivano nelle stalle sottostanti i loro animali e qui nacquero anche i famosi schioccatori di frusta, che ancor oggi accompagnano le bande musicali folcloristiche durante le feste paesane ma che un tempo usavano l’utensile per sollecitare, guidare e perfino per comunicare a distanza, attraverso segnali codificati, con i loro asini, generalmente utilizzati per trasportare sale e gesso, minerale particolarmente abbondante da queste parti.

Infatti il centro abitato stesso si sviluppa proprio su un terreno gessoso, una sorta di basamento dal quale si stagliano tre pinnacoli rocciosi di rara bellezza, tre piccoli colli ricchi del prezioso materiale che dominano il paese e conferiscono all’insieme una particolarissima fisionomia.

Sul primo, quello più a ridosso del paese, poggia la Torre dell’Orologio, completata nel 1850 ma le cui fondamenta risalgono alla fine del 1200. Attualmente è sede del Museo dedicato al Tempo e al suo interno sono esposti numerosi, antichi e curiosi strumenti per la sua misurazione.

Dalla sua sommità si può ammirare la vicina Rocca Manfrediana, che sorge sul colle centrale detto Frisone e fu edificata nel 1310 per volere di Francesco Manfredi di Faenza. Costituisce un pregevole esempio di arte militare medievale ed è sede del Museo del Lavoro Contadino con circa duemila reperti della vita rurale ed artigianale del secolo scorso.

Sul terzo colle, immerso tra i cipressi, sorge il Santuario del Monticino, un complesso architettonico che risale al 1662. A partire da quella data si celebra una delle più antiche sagre paesane della Romagna. Dalla sua cima è possibile ammirare un panorama eccezionale sulle vicine vallate, fino ai confini con la Toscana.

Numerosi sono le manifestazioni e le iniziative che animano la vita cittadina e vengono organizzate proprio in questi siti. Tra queste le Feste Medievali, un’iniziativa nata nel 1980, che dal 1987 si propone per ogni edizione un tema specifico diverso. Oggi quindi possono essere considerate un vero e proprio evento culturale e costituiscono un interessante percorso che anno dopo anno sviluppa i momenti cruciali e gli eventi storici principali, che hanno caratterizzato tutto il periodo che va dalla caduta dell’Impero Romano d’Occidente alla scoperta delle Americhe, approfondendone le espressioni culturali, letterarie e artistiche riuscendo ad interpretare perfettamente lo spirito rievocativo del luogo.

Brisighella è insignita dal titolo di Città del Vino e di Città dell’Olio.

La produzione vinicola locale di basa soprattutto sul Sangiovese - un rosso versatile facilmente abbinabile ai piatti della cucina locale, ottimo soprattutto con carni arrosto e grigliate – e sull’Albana – un bianco secco particolarmente gradevole, indicato per accompagnare antipasti, primi piatti leggeri e portare di pesce, prodotto anche nella tipologia amabile e passito. I due vitigni sono molto diffusi nelle colline a sud della Via Emilia e nelle province di Ravenna, Forlì-Cesena Rimini e Bologna.

L’areale dell’olio di Brisighella è antichissimo, risale all’epoca romana e si sviluppa anche in alcuni comuni limitrofi dove vengono coltivate due qualità di olive autoctone molto apprezzate e ricercate la nostana e la ghiacciola. Dalla prima si ottiene un olio più dolce con profumi di erba fresca e ortaggi, dalla seconda un prodotto più aromatico con note di mentuccia e foglie di pomodoro.

Inoltre in questo distretto sono adeguatamente valorizzati anche alcuni prodotti di minor richiamo come ad esempio la pera volpina dal frutto piccolo, tondo e molto consistente che generalmente viene consumato cotto al forno o nel vino per accompagnare il formaggio conciato, un pecorino invecchiato in grotte di gesso con una tecnica di antica tradizione locale.