Nell’immaginario collettivo la Danimarca viene quasi sempre associata a due concetti: il freddo e la Sirenetta. Tenendosi alla larga dai percorsi turistici canonici, si scopre subito quanto questa idea sia sbagliata.

Tanto per cominciare un rapido ripasso della cartina europea ci mostra che la capitale danese è poco più in alto di Manchester, per dirla in termini matematici Copenaghen sta a Stoccolma come Catania sta a Milano. Se poi si abbandona l’idea dei mercatini natalizi, dell’aurora boreale (che non vedrete mai in Danimarca per quanto detto sopra) e si opta per visitare la capitale in tarda primavera, potrete tranquillamente fare a meno del cappotto alla Totò e Peppino e nelle giornate più fortunate girare perfino in maglietta.

L’altro dogma del turista medio a Copenaghen riguarda la celeberrima statua della Sirenetta. Se siete a caccia di selfie in bocca al lupo, la statua è assediata da orde di turisti in ogni ora del giorno e per poterla avvicinare dovrete saltare da uno scoglio scivoloso all’altro evitando di fare un bel tuffo nel Mar Baltico. Un’alternativa più ragionevole a mio avviso è quella di vederla dai battelli che percorrono i canali di Copenaghen (sui quali torneremo più avanti), ma se la voglia di vederla da vicino è insuperabile, quantomeno avrete la possibilità di godervi la splendida passeggiata che collega la statua al centro, ma sappiate che vi porterà via un bel po’ di tempo. Un’ultima postilla: la statua non è nemmeno più l’originale a causa degli atti vandalici subiti nel tempo.

Venendo ora a ciò che realmente ci interessa, vale a dire il turismo di qualità (e prometto di smetterla qui di accanirmi contro il turismo da selfie), come accennato prima un’idea molto furba può essere quella di optare fin da subito per un giro con i battelli turistici hop-on hop-off. Il prezzo è contenuto, circa 12-13 euro, (Maggio 2019) e il biglietto vale 48 ore. Tenendo conto che una singola corsa in metropolitana costa intorno ai 4-5 euro, rappresentano sicuramente una valida alternativa, poiché permettono la discesa nei principali punti d’interesse della città. Copenaghen, infatti, pur non essendo enorme, è costituita da un incatenarsi di quartieri che offrono caratteristiche ed esperienze diverse. Dal quartiere hippie (Christiania) a quello super cool di Vesterbro, a fine giornata ringrazierete di avere avuto un passaggio veloce in barca, fidatevi.

Girare questa città in primavera è davvero la migliore delle soluzioni, non solo per il clima ma anche perché è ricchissima di parchi che si aprono in fioriture meravigliose. Se siete appassionati di flora una visita all’orto botanico è imprescindibile, ma una passeggiata al suo interno (l’ingresso è gratuito), anche solo per ammirare le grandiose serre storiche in vetro, soddisferà davvero tutti.

A poca distanza, nel quartiere di Nørrebro, si trova il mercato coperto di Torvehallerne, una vera e propria mecca per ogni appassionato di gastronomia. Qui si possono trovare tutti i prodotti tipici locali, ma anche un grandioso assortimento di merci d’importazione. Io, ad esempio, non ho saputo resistere al banco di frutta africana, dove ho fatto merenda con una bella porzione di Jackfruit (dal sapore complesso, una sorta di mix tra banana, vaniglia, mango, ananas) e un bicchiere di estratto di canna da zucchero pressata fresca!

In questo mercato si nota subito l’orientamento ‘green’ dei danesi. Le certificazioni di ‘biologico’, ‘biodinamico’, ‘sostenibile’ sono un po’ ovunque. Tantissimi i banchi vegetariani/vegani o anche solo salutisti che propongono una varietà infinita di cibi diversi. I piatti tipici locali, come è ovvio che sia, sono principalmente a base di pesce. Il merluzzo, le aringhe, ma anche il salmone, la fanno da padrone e sono davvero diversi da quelli che troviamo nei nostri supermercati. Anche il più banale dei sandwich a base di salmone racchiude al suo interno delle generose fette di questo pesce. Piatto tipicissimo di queste parti è appunto lo ‘Smørrebrød’ un bruschettone di pane di segale sopra al quale viene messo un po’ di tutto a seconda dei casi. Altra prelibatezza locale è il ‘king crab’, che io ho assaggiato sotto forma di polpettine fritte, ma che è possibile trovare cucinato in tutte le maniere. È una cucina piuttosto sana, che prevede la bollitura come forma principale di cottura, un grande utilizzo di verdure e quasi sempre è accompagnata da salse francesi per dare quel sapore in più.

Un’altra meta imperdibile per approfondire la conoscenza della cucina danese è l’isola dello street food (Paper island). Raggiungibile con il battello, è il posto ideale dove assaggiare i vari piattini locali preparati al momento a bordo dei vari furgoncini, il tutto a dei prezzi piuttosto contenuti. In linea di massima, comunque, si mangia davvero bene un po’ ovunque, non serve andare al ‘Noma’ a spendere cifre enormi. Tantissimi anche i locali multietnici e grandissima l’influenza francese sulla cucina, anche locale. Il tutto caratterizzato da quelle linee pulite che in generale contraddistinguono il design scandinavo e che ritroviamo in ogni piatto.

Copenaghen è una città che offre veramente molto, uscite dal binario dei selfie-tour e scoprirete angoli stupendi e insospettabili, io non vedo l’ora di tornarci!