Fin da piccola il nome Ashanti mi era familiare: mia nonna aveva un braccialetto e mi raccontava che era stato fatto con l’oro degli Ashanti. Braccialetto che le aveva regalato un cugino ufficiale di marina che aveva viaggiato tanto e aveva vissuto in Ghana. Il Racconto aveva stuzzicato la mia fantasia e la mia curiosità e, da grande, il Ghana è stato meta di un mio viaggio per conoscere il regno Ashanti.

La prima tappa è stata Accra. Nelle poche ore che ho passato nella capitale del Ghana ho visitato uno dei luoghi più caratteristici: il quartiere Jamestown con il porticciolo dove ci sono l’albergo più antico, oggi diventato un bar, il faro, un vecchio carcere all’interno di un forte coloniale (James fort) e la vecchia dogana.

Non poteva mancare, per entrare nello spirito del Paese, una visita al Museo nazionale del Ghana, inaugurato nel 1957 nell’ambito delle celebrazioni dell’indipendenza ghanese e all’Università.

Al Museo ho potuto ammirare una magnifica collezione di reperti archeologici preistorici ma anche oggetti di vita contemporanea e una colorata esposizione di vestiti e di tessuti, sculture, dipinti, ceramiche.

Alla biblioteca dell’Università, con l’aiuto di una studentessa di Storia, ho avuto modo di reperire informazioni dettagliate degli Ashanti e del loro Regno.

Ho appreso così che il regno Ashanti ebbe origine, dall’unione di sei piccole entità politiche akan (denominazione linguistica di una serie di popolazioni affini), nel tardo 17° secolo; che uno seggio d'oro, disceso dal cielo, era caduto nel grembo di Osei Tutu, il primo re Ashanti; che il seggio, che rappresenta l’anima e l’unità degli Ashanti, non deve mai essere perduto o profanato altrimenti la sfortuna li colpirebbe.

Gli Ashanti, gruppo tribale più importante e numeroso dell’attuale Ghana, dominavano il territorio dell’antico regno della Costa d’Oro (chiamato così perché ricco di giacimenti auriferi) e commerciavano con gli arabi e gli europei oro e schiavi e con i paesi del bacino del Niger noce di kola. All’arrivo dei primi colonizzatori europei, a cui non si assoggettarono, spostarono il loro impero dalla costa all’entroterra nell’attuale capitale Kumasi.

Dopo alterne vicende, nel 1900 il regno Ashanti fu inglobato nella colonia inglese della Costa d’Oro e nel 1935 fu ufficialmente ricostituito nel quadro dell’amministrazione indiretta britannica. Nel 1957 la Costa d'Oro fu dichiarata membro indipendente del Commonwealth con il nome di Ghana. Il territorio del regno Ashanti è stato ridotto e il governo repubblicano ha riconosciuto il re quale capo supremo dell’etnia Ashanti.

Il regno Ashanti è quindi un’individualità monarchica riconosciuta nell’ambito di uno Stato repubblicano.

Questo del Ghana mi aveva incuriosito in particolar modo e non vedevo l’ora di arrivare a Kumasi ad assistere alla Akwasidae, la solenne festa che, per celebrare l’Asantehene (re degli Ashanti) e la sua famiglia, scadenza - ogni 42 giorni - i nove cicli del calendario tradizionale con riti tribali.

Assistere all’Akwasidae rappresenta un'ottima occasione per entrare in contatto con gli Ashanti e scoprire le loro tradizioni e i loro costumi.

Il primo impatto con Kumasi l’ho avuto però assistendo e partecipando attivamente ad un funerale.

Per gli Ashanti il passaggio a nuova vita viene accompagnato da una festa, alla quale partecipa l'intera comunità non solo i familiari e gli amici; dove i colori predominanti del lutto sono il rosso ed il nero degli abiti rituali. Durante la cerimonia le donne indossano fastosi monili d’oro appartenenti alla famiglia del re che li presta per l’occasione. La cerimonia culmina con danze.

Gli stranieri sono accolti calorosamente: telecamere e macchine fotografiche a riprendere gli ospiti e i ruoli sono invertiti. Anch’io, che in un angolo mi muovevo al ritmo della musica, sono stata coinvolta e dopo avermi messo un loro tessuto kente (tessuto di seta e/o cotone fatto di strisce) intorno alla vita, mi hanno invitato a danzare nel centro del piazzale. Cosa che ho fatto, per dovere di ospitalità, ma con una certa riluttanza, visto anche che la televisione locale mi riprendeva.

Il giorno dopo, con il nostro regalo (una bottiglia di Campari, secondo la guida, molto gradita al re) ci siamo diretti all’Akwasidae.

Mentre la cerimonia privata era in corso nel Palazzo reale, l’area antistante si preparava al passaggio del re e della sua mamma. II re è un personaggio molto potente e conosciuto a livello mondiale e viene nominato di generazione in generazione dalla stessa famiglia. La successione al trono avviene per linea materna e la mamma del re viene festeggiata anche lei.

In attesa del re si era creata un’atmosfera vivace, colorata e fuori dal tempo: dignitari, con abiti realizzati con pregiati tessuti Kente si posizionavano sotto grandi e variopinti ombrelli, gli stranieri e i rappresentanti religiosi in numerose tribune; il cerimoniere invitava i danzatori e i giocolieri a effettuare le loro rappresentazioni.

All’apparire del trono d’oro è emersa la famiglia reale con il re, la regina e le guardie nei loro costumi tradizionali. Il re, arrivato sulla portantina posta sotto un enorme parasole, e la regina, che procedeva al suo fianco, indossavano sfarzosi gioielli in oro con simboli riferiti alla loro cultura ed alle loro tradizioni.

Non sapevo dove guardare tanta era l’animazione nel piazzale: alla presenza del re seduto sul trono d’oro e della mamma sfilavano dignitari con il copricapo a ventaglio in piume di struzzo, oppure in pelle ricoperto da lamine d’oro, suonatori e personaggi con in testa gli oggetti più curiosi, arcieri con antichi fucili. Davanti a loro i capi, venuti da tutto il territorio ashanti, si inchinavano in segno di sottomissione e tutti gli ospiti offrivano i loro regali, noi compresi. Tutti a rendere omaggio a un re privo di poteri amministrativi ma molto rispettato e amato dalla popolazione e che ha un ruolo importante essendo un simbolo del legame tra il governo presente e passato del Ghana.

È passato del tempo e ripenso con piacere all’atmosfera di Kumasi, all’Akwasidae, a quel mondo antico, tra tamburi, suoni di corni e a quel braccialetto d’oro che mi ha portato in Ghana che resta il più importante fornitore d'oro del mondo e, insieme al Sudafrica, il maggior estrattore. Ma non posso non rattristarmi al pensiero che, a causa della sua estrazione illegale e indiscriminata, con forza lavoro sottopagata anche in altissima percentuale composta da minori, il Ghana stia subendo danni ambientali gravi, deforestazione e avvelenamento delle falde acquifere e viva contrasti estremi: ricchezza e povertà.