Andy Torbet non è un uomo ordinario. È straordinario. Fuori dalla norma, fuori da ogni possibile schema. È l’incarnazione dell’ideale di ogni uomo, e credo della fantasia di ogni donna. Uniamo James Bond unito ad Action Man, Mission Impossible e Spider Man, scekerato ma non mescolato, ovviamente, e si ottiene Andy Torbet, un personaggio quasi super umano che si trova a proprio agio nelle profondità oceaniche e tra le nuvole, in caverne claustrofobiche e in missione di controterrorismo marittimo e, per non farsi mancare nulla, direttore della squadra di smaltimento bombe, personaggio televisivo, scrittore e stuntman. Come ciliegina sulla torta, può giocare con gadgets tecnologici e tecnologia sperimentale come gli stivali-razzo o “hardsuit”.

Nato in Scozia nel 1975, l’11 giugno come Jacques Cousteau, Andy Torbet, una laurea in zoologia e un master in archeologia, membro del MENSA, da quando aveva 9 anni voleva essere un soldato, un uomo rana, un astronauta e un esploratore ma a differenza della maggior parte dei bambini, Andy non ha abbandonato i suoi sogni e li ha trasformati in realtà.

“Non ho mai smesso di crederci. Le persone vedono solo i miei successi ma ho avuto tanti rifiuti e tante volte non ho guadagnato, probabilmente sono riuscito a realizzare solo l’1% dei miei progetti. Ma i momenti brutti sono positivi perché non c’è epifania che derivi da momenti felici. Ho continuato a lavorare e impegnarmi, giorno dopo giorno, migliorando poco a poco. Non avrei mai voluto essere quello che abbandona il campo il giorno prima di raggiungere il successo. Proprio come mia moglie che non ha mai smesso di credere nella sua passione sassofono e musica jazz, anche lei ha sempre perseverato”.

Nato in Scozia ma cresciuto in Aberdeenshire vicino al fiume Wye, ha passato dieci anni nelle forze armate britanniche: “Sarò per sempre un ex soldato. In quegli anni ho imparato la resilienza fisica e mentale, la disciplina, la resistenza e la sopportazione. Prestare servizio militare in posti come l’Iran, l’Iraq e l’Afghanistan ti dà una prospettiva totalmente diversa sia sulla tua vita che su quella degli altri”.

Subacqueo esperto, sommozzatore per grotte, ma anche rocciatore ed esperto di arrampicata sul ghiaccio, molte delle sue avventure sembrano una sfida alla morte: “Ho sempre capito e riconosciuto la differenza tra impossibile e difficile. È questione di preparazione maniacale di ogni impresa o avventura. Rivedo tutta la routine, step by step, momento per momento. Esamino ogni dettaglio, ogni momento, ogni movimento e mentre lo faccio controllo che tutto sia a posto. Non si può pensare in termini essere salvati da altri ma di autosalvataggio preparando in anticipo ogni più piccolo dettaglio”.

Paure?

La paura è uno strumento. La differenza tra l’incoscienza e la consapevolezza. La paura ti salva. Per questo credo nella forza e nel potere del pensiero negativo. Pensare ai possibili futuri ostacoli aiuta a pianificare delle strategie che permettano di superarli. Devi pensare alle soluzioni prima che i problemi si presentino, immaginare lo scenario peggiore e avere pronto un piano B e un piano C in modo che non sei preso alla sprovvista. Io non credo nella fortuna ma nell’esperienza e nella preparazione. Non sono un drogato di adrenalina, sono probabilmente una delle persone più caute e prudenti che incontrerai. Prima di immergermi sono più paranoicamente attento possibile in modo di non doverlo essere una volta che sono in acqua.

La forza mentale è accompagnata dalla forma fisica.

La forma fisica non si raggiunge da un giorno all’altro, ci vogliono anni, ma poi diventa uno strumento che porti con te proprio come io porto sempre un coltello con me, eccetto quando mi immergo perché allora ne porto tre! Se ti impigli, un coltello ti salva la vita, sia sott’acqua che nell’aria. E la forma fisica è lo stesso. La forza pura può non solo salvarti ma anche far si che un infortunio sia meno grave.

Il mare preferito?

Difficile dirlo. Ogni mare, ogni specchio d’acqua è diverso. Mi sono immerso tra gli iceberg e tra i coralli, ogni mare ha i suoi incredibili colori: dal blu profondo del mare Artico al color whisky di un lago scozzese allo smeraldo di un fiume. Anche la fauna è incredibile e contribuisce alla diversità dell’ambiente.

Incontri ravvicinati con qualche animale fantastico?

La volta che un branco di orsi polari mi si è avvicinato sul pack dell’Artico è stata un’esperienza in cui mi sono sentito una preda di fronte alla maestosità di questi animali. In Giappone mi sono immerso al largo e d’un tratto, da una nuvola di bollicine è apparso un enorme squalo martello dal muso a forma di capasanta che mi ha fatto sentire intimidito dinanzi alla sua stazza più grande della mia. Ma l’animale più affascinante io abbia mai incontrato è un tipo di seppia, che in inglese si chiama cuttlefish, si può definire il re del camouflage che si mimetizza in un attimo diventando come una pietra o un’alga e d’untratto attacca e cattura il pescce cha ha la sfortuna di passargli accanto.

Guardo Andy mentre lo intervisto su Skype, la somiglianza con Daniel Craig è impressionante e infatti la sua nuova avventura è fare lo stuntman e la controfigura di Craig in No Time to Die, il film di James Bond che uscirà fra qualche mese. “Ho lavorato a questo film per circa otto mesi spostandomi tra Norvegia, Italia, Giamaica, Scozia e ovviamente i Pine Studios in Inghilterra. Mi sono divertito tantissimo. Il team degli stuntman è stato professionale, positivo, supermotivato, amichevole e accogliente. Un giorno ero sulla veranda della villa costruita apposta per il film in Giamaica e mi sono detto che devo aver fatto qualcosa di buono nella vita per meritare tutto ciò”.

La conversazione si sposta sul Coronavirus e la gratitudine nei confronti della vita è quello che mi colpisce in Andy Torbet. “L’ordinanza di stare a casa non è per me, è per chi è intorno a me, per gli altri, per la nostra “tribù”, citando il libro Tribes di Sebastian Junger – la cui teoria è che abbiamo un forte istinto di appartenenza a piccoli gruppi definito da uno scopo preciso e dalla comprensione. Questa connessione tribale è stata perduta nella società moderna ma il riappropriarcene potrebbe essere la chiave di volta per la nostra sopravvivenza psicologica. L’uomo è fatto per aiutare ed essere aiutato e se da un lato ci sono eventi sui quali non abbiamo controllo e dobbiamo subire, dipende da noi come reagiamo. La crisi del Coronavirus ha messo in evidenza le centinaia di volontari che stanno aiutando gli altri ma anche tutte quelle persone che si lamentano e protestano. Non riesco a capirlo. Abbiamo cibo, abbiamo la salute, viviamo in un paese bellissimo dove in tanti abbiamo la fortuna di avere un giardino, abbiamo Internet e Netflix, cosa c’è da lamentarsi? Ribadisco, non si tratta dell’individuo ma del gruppo nel quale viviamo e che ci permette di affrontare e superare lo stress e l’ansia”.

L’attenzione di Torbet per la società e l’ambiente lo ha portato a lavorare con Fully Charged, un canale YouTube su veicoli elettrici e a energia pulita diretto da Robert Llewellyn. “Lo dobbiamo alle future generazioni di utilizzare gli sviluppi tecnologici per rendere il mondo un posto migliore. Questo canale ha lo scopo di educare, sostenere e spiegare che una grande percentuale dell’energia necessaria può e dovrebbe provenire da fonti di energia pulita come quella solare, eolica e conservazione enrgetica”.

Testare nuova tecnologia è uno dei vantaggi di essere Andy Torbet. Le immersioni profonde e nelle caverne lo portano in alcuni degli ambienti più ostili, situazioni simili a quelle del paracadutismo spaziale e, per quanto riguarda le immersioni in grotta, alle passeggiate nello spazio per cui Torbet è il candidato ideale per testare nuove tecnologie come, per esempio, gli hardsuit Oceanworks e prototipi di motori elettrici a turbina. Il primo è una specie di sottomarino da indossare che permette di andare a 600 metri di profondità (61 volte la pressione atmosferica) rimanendo a una pressione di 1 atmosfera, cioè quella del livello del mare. “Volevo fare l’astronauta ma per il mio desiderio di esplorare andare sott’acqua è esplorare un mondo altro”. Il secondo è stato legato alle gambe per una spinta extra in un salto da un aeroplano. Di recente Andy ha iniziato a collaborare con la comunità spaziale inglese nella progettazione e nel test di attrezzatura speciale per l’esplorazione spaziale e per creare contenuti divulgativi per STEM e Outreach. Prima di salutare Andy gli chiedo a quale avventura si sta preparando: “Ho sentito che c’è una caverna piena d’acqua su Marte...”