Da anni desideravo andare a Capo Nord e quella del camper mi è sembrata un’eccellente opportunità per sfruttare appieno il mezzo, valutando itinerari alternativi per accorciare il percorso qualora i bambini, Clelia di 6 anni e Fabio di 4, avessero problemi di insofferenza o altro. Con Rosy e i nostri adorati pargoli siamo partiti senza alcun tipo di informazione preventiva e ogni cosa è stata preparata in modo sommario.

La scelta di seguire la via dei Paesi Baltici, passando per Slovacchia e Polonia, si è rivelata ottima: ci ha permesso di evitare il percorso lineare classico attraverso le autostrade trafficate e monotone di Germania e Svezia in cambio di paesaggi molto più integri e interessanti. Tuttavia, una volta giunti in “cima” al tetto del vecchio continente la voglia di viaggiare non si era ancora estinta, anzi. Così abbiamo girato il camper e scelto di continuare verso il Portogallo e l’estrema punta sud-ovest d’Europa passando per Disneyland Paris, Mont St. Michel, con l’aggiunta dell’escursione marina alle isole Jersey e Guernsey, e ancora San Sebastian, Lisbona, quindi il Marocco; sulla via del ritorno Gibilterra, Andorra e di nuovo a Modena per un totale di 14.735 chilometri percorsi in 53 giorni di campeggio libero attraverso 23 nazioni. Di seguito le tappe, gli appunti da diario di bordo, e i chilometri percorsi e sommati a indicare la distanza dal punto di partenza.

Mercoledì 4.7 - La prima notte la trascorriamo a Padova, a soli 160 km da Modena. Troviamo posto in uno dei pochi parcheggi liberi di fronte al Prato della Valle, a due passi dalla Basilica di S. Antonio. Cucinare e dormire in pieno centro storico, tra uno scenario architettonico straordinario e frotte di turisti che girano attorno, è una sensazione unica e davvero piacevole.

Giovedì 5.7 - Nel tardo pomeriggio sostiamo sul lungomare di Lignano Sabbiadoro (305 km da Mo), tra spiaggia e pineta, per un bagno in mare prima di introdurci all’interno, nel cuore d’Europa.

Venerdì 6.7 - Partiamo alle 6.20, una breve sosta ad Udine e alle 9 entriamo in Austria dal passo del Tarvisio. Primo problema del viaggio: la pompa dell’acqua funziona, ma l’acqua non esce dai rubinetti. A Klagenfurt un meccanico mette le mani un po’ dappertutto e l’acqua torna a scorrere, ma neppure lui ha capito dov’è il difetto (€ 35). Per utilizzare l’autostrada austriaca bisogna acquistare presso qualsiasi distributore di benzina un tagliando valido minimo 10 giorni (€ 9.30). Alle 18 ci sistemiamo per la notte in una stradina di Graz (680 km), capoluogo della Stiria. Il suo centro è uno dei più conservati dell’Europa centrale, aggiunto nell’elenco dei Patrimoni dell’umanità dall’Unesco: architettura curata, gente cortese e molti ristoranti all’aperto la fanno sembrare una località balneare. In auto ho attraversato più volte l’Austria, ma certamente il comfort del camper dà la possibilità di assimilare i luoghi con maggiore intensità, osservarli da una diversa angolazione.

Sabato 7.7 - Partenza alle 6. Clelia sostiene che in Austria i chilometri sono più lunghi che in Italia; in verità è il nostro mezzo che procede più lentamente di un’auto. In compenso, l’intero percorso attraversa boschi e foreste verdissimi, con comode aree di sosta fornite di fontana: l’intera nazione ci appare come un grande giardino voluto ed organizzato con intelligenza. Credo sia la prima volta che cedo ad apprezzamenti sugli austriaci. Ore 13.30 siamo a Vienna (870 km), nell’area pedonale attorno alla cattedrale di Santo Stefano, dove si svolge una parata di camion allestiti a discoteca, con musiche intrecciate a tutto volume e centinaia di giovani che ballano per strada: bella dimensione di festa. Alle 19 entriamo in Slovacchia senza alcun controllo particolare. Bratislava (948 km) è subito oltre il confine, città illuminata che fu anche capitale del Regno d’Ungheria dal 1536 al 1783, quando Budapest era sotto l’occupazione ottomana. Oggi l’impronta cupa del passato regime sovietico non si è ancora dissolta. Dopo diversi giri di perlustrazione alla ricerca di un posto ideale, ci sistemiamo sull’argine meridionale del Danubio, in un parchetto panoramico sulla destra del ponte nuovo. A Bratislava nessuna zona è a rischio, ma per scrupolo è meglio evitare il quartiere Petrzalka. Dalla nostra cellula godiamo di una vista notevole, con chiatte ristorante, battelli a quattro piani che solcano le acque del fiume ed il castello sulla collina che sovrasta il centro cittadino di fronte a noi. Da antica fortezza romana, il castello di Bratislava raggiunse la sua massima notorietà durante il regno di Maria Theresa. Ricostruito nel 1761 come residenza reale, oggi ospita il museo nazionale di storia ed è pure la residenza ufficiale del Presidente della Repubblica. Ci affianca un camper di napoletani diretti ai parchi della Polonia; l’anno passato sono stati a Capo Nord e ci passano alcune informazioni. Siamo giunti a Bratislava con il caldo di piena estate, ma al tramonto si alza un ventaccio e di colpo torna l’inverno. Notte con tormenta e sacco a pelo.

Domenica 8.7 - Partenza ore 6.20. Per l’utilizzo dell’autostrada bisogna acquistare presso un qualsiasi distributore di benzina il tagliando da 4 euro, ma anche qui come in Austria non ci sono caselli o indicazioni comprensibili in proposito. La strada costeggia i Carpazi alternando tratti nuovi in buono stato ad altri caratterizzati da pericolosi solchi sull’asfalto. Il traffico è quasi inesistente; forse perché è domenica. La via più breve per Katowice, Oswiecim (Auschwitz) o Cracovia passa da Cadca, via Repubblica Ceca, mentre per la località turistica di Zacopane (in territorio polacco) dal bivio di Zilina occorre proseguire verso est per Poprad. Ore 13 "pranzo alla dogana" di Mosty, in attesa del nostro turno: è un privilegio attendere in fila seduti in poltrona, con tanto di frigo e stufa a disposizione. Percorriamo una quarantina di chilometri dentro ai confini della Repubblica Ceca per entrare in POLONIA da Cesky Tesin. Sono le 19 quando ci sistemiamo sotto alla collina del Wawel di Cracovia (1407 km), sulla riva sinistra del fiume Vistola. E’ un luogo simbolico ed ha grande significato per i polacchi. Visitiamo il Castello Reale e la Cattedrale situati sulla collina. Qui avvenivano le incoronazioni dei re di Polonia, che per cinque secoli, dal 1038 al 1596, hanno governato il paese. Tutti i reali sono sepolti nelle tombe dentro alla cattedrale. Sul lato opposto al camper c’è il Ristorante Drago; ottima cena e giusta spesa, tuttavia al momento di pagare la cameriera ‘sparisce’ per svariati minuti con la mia carta di credito e la motivazione di tale assenza non mi convince: telefono alla banca in Italia e la disattivo per evitare il rischio di un’eventuale masterizzazione.

Lunedì 9.7 - Partenza alle 5.15. Aria fredda e cielo coperto con pioggia. La strada in Polonia è caratterizzata da saliscendi continui; torna inoltre il traffico di mezzi pesanti unitamente a grossi solchi sull’asfalto che fanno sbandare il mezzo e rendono la guida stressante. Alle 14.30 siamo a Varsavia (1715 km), accanto a un parcheggio custodito nei pressi del grigio e mastodontico Palazzo della Cultura e della Scienza. Una città anonima con deprimenti stradoni da socialismo reale di stampo sovietico. Fino al XIX secolo Varsavia era conosciuta come la “Parigi del nord”, per i suoi ampi viali alberati e la struttura architettonica di ampio respiro. Purtroppo, durante la seconda guerra mondiale la città venne quasi completamente distrutta e la ricostruzione ne cambiò il carattere e l’assetto urbanistico. Per cautela, ci consigliano di evitate il quartiere malfamato di nome Praga. Andiamo a mangiare vietnamita nella vicina stazione metropolitana, regno di piccole gang stile anni ’50.

Martedì 10.7 - Partenza alle 5.50 con freddo, pioggia e strada sconnessa, ma anche con tempo infame viaggiare in camper è favoloso. Dopo Suwalki (2013 km) la strada migliora e si allarga, sempre ornata da una stupenda scenografia immutata da giorni: boschi e foreste. Ore 15.40 frontiera polacco-lituana. Le informazioni davano 5-6 ore di fila, si procede invece normalmente e senza problemi. Piuttosto la ‘carta verde’ non è riconosciuta in Lituania e bisogna perdere 5 minuti in un apposito ufficio per acquistare un’assicurazione locale valida 3 giorni al costo di € 7.80. Questo è l’unico passaggio via terra tra i Paesi Baltici ed il centro Europa, di conseguenza s’incontrano più camion che altrove, ma niente di paragonabile alle nostre strade. Dopo il confine inizia la valle percorsa dalla superstrada che conduce a Marijampole ed alle 18 entriamo a Kaunas (2139 km), graziosa cittadina ordinata, con bei ristoranti, agenzie di viaggio, cambiavalute, boutique e fornitissimi supermarket. Parcheggiamo di fianco alla "Rambla", il viale pedonale che conduce al tempio cattolico di San Michele Arcangelo (1891), nato però come tipico esempio neo bizantino della chiesa russa ortodossa. Kaunas è il luogo ideale per fare provviste di cibi genuini (caviale, salmone, formaggi e latte fresco buonissimo) a prezzi convenienti. Gente riservata, dimensione di estrema tranquillità e in molti conoscono l’inglese. Una razza di giganti: mai viste tante persone così alte in una volta sola.

Mercoledì 11.7 - Partenza ore 6.10. Finalmente è tornato il sole, assente da Bratislava. Autostrade gratis e deserte tra folte ali di verde, vasti campi arati, caratteristici borghi rurali con singolari casette dal tetto spiovente, pascoli recintati per cavalli, buoi e mucche in un paesaggio tipico della letteratura russa. Le strade laterali sono perlopiù in terra battuta e ricche di sterpaglie. Sosta per la colazione a Truskava (30 km da Panevezys), un gruppetto di case con il cimitero attorno ad una interessante chiesa cattolica, che fu distrutta dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale e ricostruita solo tre anni fa dalla piccola comunità locale. Qui incontriamo Stefano, impiegato lituano presso la Santa Sede come operatore di Radio Vaticano da una decina d’anni ed ora in visita ad alcuni amici. Ci invita a fare un giro sul suo piccolo aereo da turismo. Quello che più gli manca della Lituania è lo spazio e si rammarica perché in Italia credono che questo sia un Paese povero, pieno di mendicanti e di rischi. In verità, a noi pare un Paese magnifico. Anche qui come in Polonia e in tutti i Paesi a seguire gli anabbaglianti si devono tenere accesi anche di giorno e in ogni condizione di tempo. Alle 10.30 entriamo in LETTONIA; faccio una foto al camper in prossimità della dogana e il poliziotto minaccia di dar luce alla pellicola, con un maldestro appunto alla maniera sovietica: le cattive abitudini sono dure a morire. A giudicare dal percorso che passa per Bauska, la natura in Lettonia appare meno curata che in Lituania. A mezzogiorno sostiamo per il pranzo davanti alla barra automatica che delimita il bellissimo centro storico di Riga (2414 km), una città marittima con grandi ponti, piena di vita e di movimento, dove il turista deve però prestare un po’ più di attenzione del solito. Anche qui esiste il problema di alcool e droga tra i giovani. Pare che ci sia molto uso di eroina importata di contrabbando dal Tagikistan. Nel centro accedono in auto solo i possessori della tessera magnetica, parecchio cara e inutile per il turista. Parcheggiare per strada all’esterno del centro costa ben € 1.70 l’ora ed i parcheggi custoditi anche di più. Ci fermiamo un paio d’ore soltanto.

In compenso, alle 16 facciamo un bagno stupendo nei pressi di Saulkrasti, grande spiaggia semideserta sul Mar Baltico. Alle 18 entriamo in Estonia e alle 19.30 siamo nell’incantevole Parnu (2610 km), la principale località balneare del paese, totalmente immersa nel verde: linde stradine percorse da villeggianti molto composti, immacolate casette in legno abbellite da delicati accostamenti cromatici, tipicamente nordici, in apparente contrasto coi colori vivaci della chiesa ortodossa voluta da Caterina II di Russia nel 1764. La grande spiaggia, con cabine e seggioloni paravento, riporta ai tempi sereni della nostra belle époque felliniana. Regna una grande pace.

Giovedì 12.7 – Prima di partire, alle 6.30 giriamo in piena libertà tutte le stradine della cittadina a quell’ora deserta. Appena in strada, ancora tanto verde e traffico quasi inesistente. Ore 11 Tallinn (2742 km). La Old City è indicata dalla pavimentazione fatta a ciotole. Perlustriamo i dintorni alla ricerca di una sistemazione tranquilla e non onerosa: parcheggiare nelle strisce blu all’interno del centro storico costa l’equivalente di € 3 l’ora per un totale di € 72 ogni 24 ore; nelle zone limitrofe, fuori dal ciottolato, costa invece € 0.77 l’ora dalle 8 alle 20 e gratis la notte. I parcheggi con custode costano € 1 l’ora.

Noi siamo stati molto fortunati a imbatterci casualmente in uno dei rari parcheggi privati della città per solo 1 euro al giorno. Chiedete del Sakala Keskus Centre, sulla Estonia Poeste, nei pressi dell’Estonia Bank e di fronte al teatro, a meno di cento metri dal centro. Il simpatico custode Deniss Denisseu, un ex taxista di San Pietroburgo, parla inglese e non avrebbe voluto neppure farci pagare. Fin qui di camper ne abbiamo visti pochissimi. Tallinn è una città superba, molto turistica, con caratteristici borghi tipicamente medioevali, dai colori pastello e camerieri in abiti d’epoca. I musicisti ambulanti amano esibirsi all’inizio di via Viru, a due passi dalle bancarelle ricolme di souvenir allineate sotto le antiche mura cittadine. L’efficiente ufficio turistico nazionale lo trovate in Raekoja Plats, la bella piazza in cui convergono le strade del centro. Nei Paesi Baltici (come in quelli Scandinavi) la percentuale di persone che conosce l’inglese è altissima. Alla Estatravel (tel. 372-6266200), lungo la viuzza del centro chiamata Suur-Karja, acquistiamo il biglietto del traghetto per Helsinky della compagnia di navigazione Tallink: € 115 (2 adulti, 2 bambini e l’autocaravan alto più di 2,50 metri). Tallin è l’ultimo luogo dove fare una buona provvista di generi alimentari a prezzi convenienti, adeguati al tenore di vita (salario standard € 180 al mese; pensione € 50), prima di entrare nella costosissima Scandinavia. Nei pressi del parcheggio ed esattamente di fronte al palazzo del Viru Hotel, trovate il supermercato dei grandi magazzini Kahbamaja.

Venerdì 13.7 - Verso mezzogiorno ci rechiamo al porto, non distante, ed alle 12.30 la nave Fantaasia parte puntuale. Sono 3 ore e mezzo di viaggio piacevole; la traversata via mare regala la sensazione di entrare nel vivo dell’impresa. Esiste anche un regolare servizio di traghetti express, che in appena due ore conduce in Finlandia, ma sono più cari e noi non abbiamo fretta. Alle 17, ora locale (le 16 ora estone ed italiana), sbarchiamo a Helsinky e troviamo posto davanti al museo. Riconosco i luoghi nonché l’atmosfera del 1971, curiosamente quasi immutati, e di colpo mi rendo conto che sono passati trent’anni (gasp!). Anche Helsinky è una città viva, piena di gioventù, musica ed aria di festa. La breve estate e le giornate di sole sono eventi da vivere in allegria. E’ la prima volta che parcheggiamo in una via un po’ trafficata e bisognerebbe evitarlo: le macchine che sfrecciano, il bagliore della luce diurna fin oltre le 23 e soprattutto la marea di giovani ubriachi che urla e schiamazza fino alle 5-6, rendono la notte meno riposante del solito.

Sabato 14.7 - Partenza ore 7.15. A Lahti inizia la sconfinata zona dei laghi finlandesi; nell’autogrill di Heinola si può fare rifornimento di diesel e acqua. Al bivio per Jyvaskyla termina l’autostrada (nessun pedaggio), ma la statale E75 diretta in Norvegia prosegue ottimamente tra pini, abeti e acquitrini ricchi di zanzare. Il traffico è quasi scomparso, pochissimi camion, qualche camper, nessuno italiano. Per avere un’idea di quello che potrebbe costare viaggiare in auto, senza camper, mi annoto i prezzi di un B & B indicati a caratteri cubitali lungo la via: 90-150 Finnmark (16–26 euro): niente di così tremendo, se considero che al supermercato per una bottiglia d’acqua minerale ho pagato 3 euro. L’acqua ai distributori è comunque potabile e si può fare scorta senza problemi. Cielo pulito, terso; ogni tanto giunge qualche nuvola improvvisa, piove e poi schiarisce di nuovo. Alle 20 parcheggiamo nella piazza del municipio di Oulu (3392 km) sotto un pesante temporale, un vero diluvio, ma noi cuciniamo al caldo senza bisogno di uscire: ‘simply the best’. Siamo sulla riva del golfo di Botnia e il termometro oscilla tra 9 e 18°C. Ad Oulu la luce diurna è continua per 24 ore, i bambini giocano per strada fin verso mezzanotte sotto un cielo vergato da luci rosse: il tramonto che si fonde con l’alba.

Domenica 15.7 - Alle 7 il sole è già alto; dopo colazione e i compiti delle vacanza di Clelia alle 9.30 si riparte. A Kemi, in prossimità del confine svedese, la E75 si congiunge alla rotta classica per Capo Nord e si cominciano a vedere alcuni camper e motociclette provenienti dall’Italia; lo scambio di suoni e saluti al volo danno la carica e fanno sentire che l’impresa sta entrando nella sua parte più esaltante. Alle 14.30, poco oltre Rovaniemi, giungiamo alla ‘sospirata’ (per chi viaggia con dei bambini) casa di Babbo Natale, situata 2 km a sud del circolo polare. L’ingresso al Santa Park per 2 adulti e 2 bambini costa 57 euro (sconto family): tantissimi se si considera che in 30 minuti si è visto tutto e non c’è niente di particolarmente interessante. Alcuni stranieri rifiutano d’entrare a causa del prezzo alto ed io avrei voluto imitarli. Si tratta di un tunnel che conduce ad un piazzale apparentemente sottoterra: in pratica hanno ricoperto le strutture di terra creando all’esterno una piccola collina artificiale. Al suo interno due modestissime giostre da luna park, una delle quali consiste in elicotteri a pedali durissimi, alcuni giochi per bimbi che troviamo in qualsiasi centro commerciale (anche qui funzionano con la monetina), un cubo simile a quelli utilizzati negli asili nido, qualche chiosco a pagamento, dove si pescano pesciolini rossi o si tirano palle di stoffa a pile di barattoli, un ristorante, un bar, una decina di negozi di souvenir e finalmente la stanza dove ad orari d’ufficio si presenta Santa Claus per firmare autografi e farsi fotografare assieme ai visitatori.

Più stimolante, per gli adulti, è probabilmente la sosta al vicino Circolo Polare Artico (3632 km) di Napapiiri, composto da alberghi, campeggio e grandi caseggiati ricolmi di prodotti dell’artigianato locale. La giornata è limpida e si sta bene in maglietta. Per la cena ci fermiamo a Sodankyla (3759 km), accanto all’antica chiesa in legno del 1689, circondata dal cimitero cittadino posto sul ciglio del lago. L’assenza del buio invita alla guida prolungata e, mentre i bimbi dormono, noi proseguiamo imperterriti con panorami stupendi e famiglie di renne che ci attraversano la strada; il sole di mezzanotte ci abbaglia alto all’orizzonte (come da noi alle 17) obbligandoci ad indossare gli occhiali. Alle 0.30 ci fermiamo per dormire solitari in uno spiazzo in terra (3883 km) a 40 km da Ivalo, nel cuore della LAPPONIA o Lapland. E’ la terra dei Sami, impropriamente detti lapponi, una popolazione di 75 mla persone stanziate nell’area chiamata Sàpmi, che si estende dal nord della Scandinavia alla penisola di Kola, divisa dalle frontiere di quattro stati: Norvegia (40 mila sami), Svezia (20 mila), Finlandia (7 mila) e Russia (2 mila). I Sami hanno una loro storia, lingua, cultura, identità, bandiera e un loro stile di vita.

Lunedì 16.7 - Partenza ore 7.30 con cielo plumbeo e pioggia a sprazzi. Salendo verso nord il numero di camper sulla via aumenta notevolmente e s’incontrano ormai dovunque. La vegetazione a tratti si abbassa per lasciar posto alla tundra; le rare case che si vedono sono perlopiù in legno, con le facciate bordò incorniciate di bianco. Poco prima di Ivalo, in un centro turistico indicato da una fila di bandiere, si sosta nella casa di ‘Otto’, l’orso meccanico che parla italiano. Il caffè costa € 1.50 e la sauna € 7.30. Le foreste di abeti e pini cedono il passo alla tundra e appare Ivalo (3926 km), che dona l’esatta misura del popolo lappone e dei suoi costumi. Alle 12.30 pranziamo a Inari (3967 km), l’altra cittadina lappone sul lago omonimo ed ultimo grosso centro finlandese fornito di supermarket, banche, alberghi e negozi di souvenir con cataste di corna di renna (da 7 a 230 euro). Qui trovate cartoline postali in offerta a € 0.20 l’una da spedire da Capo Nord, dove invece costano 1 euro. Lungo la via si vedono qua e là capanne di tela in stile tepee dei pellerossa o casolari lapponi ornati di corna e feticci stranissimi, retaggio dei culti animisti di un tempo, oggi spesso utilizzati come richiamo per la vendita di oggetti lavorati a mano ai turisti di passaggio. A Kaamanem troviamo gli ultimi due distributori con caffetteria e spaccio prima del confine norvegese, distante 66 km.

Poco oltre c’è il bivio con il primo cartello che indica Nordkapp 343 km. Si lascia la E75, che prosegue verso nord, e si segue a sinistra la striscia d’asfalto della statale 92, che taglia la vegetazione in un continuo saliscendi collinare fino alla frontiera di Karigasniemi (4075 km). Case ordinate, mucche, un ponte con le due bandiere che ne indicano in confine: nessuna anima viva e nessun controllo. In Norvegia la morfologia cambia ed iniziano le montagne; la strada continua ad essere pressoché deserta, pare costruita solo per noi. All’ufficio turistico di Karastok, 18 km dopo il confine, parlando con l’impiegata scopriamo che per visitare Capo Nord dovremmo spendere ancora € 125 non previsti (75 per il tunnel e 50 per l’ingresso alla base di Nordkapp: offerta family 2 adulti + 2 minori). Chi ha un mezzo superiore ai 6 metri deve pagare un totale di € 232 e magari, come spesso accade, è nuvolo e non si vede niente. Memore del deludente Santa Park m’infurio e decido di non andarci. A Lakselv facciamo bancomat, carburante, ceniamo e quale nuova rotta scegliamo di andare a Havoysund, la via parallela a Capo Nord, nostra personale alternativa a Capo Nord.

Nell’estremo nord il sole è un evento raro. E’ curioso vedere la gente passeggiare sotto la pioggia senza ombrello, con la massima naturalezza. Quasi tutte le attività cessano alle 16, ma non i distributori di benzina, diversi dei quali sono aperti 24 ore, forniti di mini-market e di una macchinetta automatica per il caffè; al volo vengono preparati semplici ‘hotdog’ al prezzo di € 4.70. La Norvegia è il più caro dei Paesi scandinavi con stipendi base di € 2600-3000, ma le merci sono super tassate e spesso faticano anche qui a far quadrare i conti di fine mese. Il passatempo preferito dai giovani, a parte il bere in compagnia, è quello di recarsi sulle cime innevate dei dintorni e guidare i motor-ski in libertà. Ripartiamo da Lakselv alle 20 e alle 21.40 siamo al bivio di Russenes, sull’Olderfjorder. Lasciamo così la strada che conduce a Nordkapp, distante appena 100 km, e prendiamo la via per Havoysund immersa in una nebbia così fitta da far paura. La strada è ancora più stretta e malridotta, corre tra il mare e la parete rocciosa, piena di buche e massi caduti; la visibilità è così scarsa da indurre Rosy a chiedermi preoccupata: "Ma tu ci vuoi bene?". Negli spiazzi accanto al mare vediamo altri camper parcheggiati per la notte e questo in parte la rassicura. Sono le 23 quando ci fermiamo a dormire in una spianata sul mare nella baia di Krokelv (4291 km), a circa 30 km dalla meta, circondati da un paesaggio spettrale scolpito nella roccia, che dona al viaggio un affascinante sapore d’avventura. Nonostante il cielo coperto e qualche raffica di vento, si sta bene in maglietta e per la notte è sufficiente una coperta leggera o un normalissimo sacco a pelo aperto.

Martedì 17.7 - Partenza alle 6; il cielo è coperto e fa fresco. Sui monti oltre il fiordo si vedono sacche di neve e la strada, tutta per noi, sale e scende tra scogliere di una bellezza sconvolgente e paesaggi da favola a 360 gradi: una natura selvaggia, sublime, che rapisce e incanta. Il terreno è brullo, pettinato dai venti del nord, e ricoperto di muschi policromatici. Se la Finlandia è notevole dal punto di vista paesaggistico, la Norvegia è meravigliosa: fiordi, scogliere, fiumi, torrenti impetuosi, laghi, lagune, spiagge e cascate a raffica, mandrie di renne libere che giungono fin sotto l’auto, porticcioli ornati da case da fiaba e gli sconfinati scenari da cartolina che si susseguono a profusione rendono quest’angolo di mondo uno tra i più affascinanti del Pianeta. Quasi ogni casa ha il proprio camper, roulotte o tenda, parcheggiate nel giardino, utilizzati anche per ospitare parenti o amici. La prima veduta d’eccezione della baia di Havoysund (4325 km) si ha dall’alto, poi la strada scende verso il ponte e il panorama del paese prende forma con linde casette multicolori allineate sulla montagna, affacciate sull’abitato. Alle 7, dopo una rapida perlustrazione, parcheggiamo accanto al secondo molo. Facciamo colazione tra i gabbiani, guardando barche, pescherecci e traghetti ormeggiati e in movimento, in un’atmosfera di estrema tranquillità, nella tipica dimensione nordica. Turisti zero. D’inverno la temperatura scende a meno 20°C, c’è buio perenne e le giornate sono interminabili: ai nativi non piace, “Ma che fare?”.

Ci troviamo sull’Oceano Artico (Mare di Barents), poco a ovest dell’isola di Nordkapp, tuttavia non ci sentiamo totalmente soddisfatti e prendiamo la decisione di andare comunque a Capo Nord, la ‘Mecca dei camperisti’. In ogni caso, questi 180 km fuori programma ci hanno dato l’opportunità di vedere un tratto di terra incredibilmente bello, prezioso, da consigliare a chiunque. A mezzogiorno siamo nuovamente sulla strada per Capo Nord; si segue la bellissima costa in compagnia di tantissimi camper con gli occupanti che alzano il braccio in segno di saluto, come se tutti appartenessimo ad una grande famiglia: ogni baia, piazzola o spiazzo che sia ne raccoglie a decine. Ma anche auto, moto, motorini e perfino biciclette, di tutte le nazionalità: un vero assalto a Capo Nord, che si ripete ogni anno nel mese di luglio. Repvag, sulla via, è una sosta obbligata per la straordinarietà del panorama: un istmo con due baie comunicanti, una piccola isola di fronte e tanti merluzzi appesi in robusti filari ad essiccare. All’ingresso del tunnel sottomarino, lungo quasi 7 km, si paga il pedaggio ai casellanti, che valutano il prezzo in base al mezzo ed al numero dei componenti (al ritorno ci siamo arrogati il diritto di nascondere i bambini in mansarda).

Alla meta mancano ancora una trentina di chilometri fatti di ripide salite fin sull’altopiano. Alle 15.15 giungiamo al gate della base di Nordkapp (4545 km), a un centinaio di metri dal punto estremo rappresentato da un grosso mappamondo (71°10’21"N), con un tempo infame e la zona avvolta da fitte nubi, così ci rifiutiamo di pagare un salato pedaggio per niente. Come spesso accade quassù, anche oggi nessun visitatore riuscirà a vedere il sole di mezzanotte. L’opuscolo, oltre ad informarci che il primo a recarvisi fu l’italiano Francesco Negri nel 1664, ci avvisa che il sole di mezzanotte si vede, tempo permettendo, solo fino al 27 luglio. Un giovane lappone ci mostra la via per aggirare i caselli a piedi, così come altri camperisti stanno facendo, ma ci dice anche che il punto più estremo del continente non è Nordkapp, ma la punta di Knivsjelodden (71°11’21"N), dove si arriva solo con un impegnativo trekking di cinque chilometri. A quel punto ci sentiamo in pace col mondo, scattiamo alcune foto e facciamo ritorno. In pratica il viaggio da Modena a Capo Nord è una bella passeggiata su strade asfaltate ben rifornite. Il campeggio libero in Scandinavia è di estrema sicurezza; nessuno che accenni a qualsiasi disturbo, anzi, molto spesso si attraversano paesi che sembrano disabitati.

Il nostro viaggio prosegue verso altre mete, ma la Norvegia continuerà a nutrirci con la poesia della natura e delle sue meravigliose case dai cento colori per altri 2300 km di strade strette e tortuose, ma talmente ricche di punti d’interesse, compresa la base del circolo polare artico norvegese e lo zoo artico, da non avvertirne la fatica: noi ci abbiamo impiegato una settimana. Usciti dalla Scandinavia il tempo a disposizione è ancora tanto e così ci siamo trovati a guidare verso ovest; Clelia e Fabio si sono divertiti da impazzire passando dalle foreste del nord abitate da renne ai deserti del sud della Spagna e Portogallo con tori, cammelli e scimmie. Incidenti, un paio, entrambi in Spagna sulla via del ritorno: l’imprudenza di scendere in una baia isolata seguendo una pista troppo ripida, con relativo insabbiamento, e lo scoppio di una gomma sull’Autovia nei pressi di Barcellona. Per il resto tutto è filato liscio ed il motore del camper ha retto divinamente.

Informazioni Paese per Paese:

Austria Ambasciata italiana (tel. 1-7125121), Rennweg 28, Vienna; soccorso stradale 24 ore, tel. 120.
Slovacchia Ambasciata italiana (tel. 07-54412585), Cervenova 19, Bratislava; Slovensky Autoturist Klub (tel. 744456864); carro attrezzi, tel. 44252100; pronto soccorso, tel. 155; polizia, tel. 158. Cambio: 1 € = 42.18 Slovakia Koruny.
Polonia Ambasciata italiana (tel. 22-8263471), Plac Dabrowskiego 6, Warsawa; Ufficio Turismo, (tel. 22-266448), Ul Mazowiecka 7, Warsawa; PFCC (Federazione Polacca Camping e Caravanning), tel. 22-6106050. Cambio: 1 € = 3.67 Zloty.
Lituania Ambasciata italiana (tel. 2-220620/2; cellulare per le emergenze: 00370-2-292388), Tauro Gatve 12, Vilnius; Dipartimento Statele del Turismo (tel. 2-622610), Vilniaus 4/35, Vilnius; Polizia con personale anglofono, tel. 719900 (da fuori Vilnius: tel. 8-22-719900). Cambio: 1 € = 3.53 Litas.
Lettonia Ambasciata italiana (tel. 7-216069; cell. per emergenze nei giorni festivi: 00371-92730279), Tetra iela 9, Riga; Latvia Tourist Board (tel. 7044377), Pils Lauk 4, Riga; Touring Camp Riga (tel. 553161), 2 Bikernieku str., Riga. Cambio: 1 € = 0.56 Lat.
Estonia Ambasciata italiana (tel. 6256444/6), Vane 2, Tallin; l’Estonian Tourism Board lo trovate nella piazza principale Raekoja plast 10 o anche al porto marittimo; polizia emergenza, tel. 002. Cambio: 1 € = 15.64 Estonia Kroon.
Finlandia Ambasciata italiana (tel. 9-175976; cell. emergenze, 0400-418185), Itainen Puistotie Helsinky; soccorso stradale, tel. 9-72584400; assistenza e informazioni 24 ore, tel. 9-77476400.
Norvegia Ambasciata italiana (tel. 22552233/4), Inkognitogate 7, Oslo; soccorso stradale, tel. 81000505. Cambio: 1 € = 7.9 NOK (Norway Kroner).

Per misure di prudenza … Dimensioni massime: altezza 4 m, larghezza 2.50 m, lunghezza 18 m (veicoli e caravan).