Un articolo pubblicato sulla rivista Nature Microbiology riporta i risultati di uno studio su 176 centenari giapponesi e 19 centenari sardi in buona salute che risultano avere una combinazione alquanto unica di batteri e virus come parte del loro microbiota intestinale. Un team di ricercatori ha investigato sulla composizione del microbiota intestinale di persone di diverse età per valutarne similitudini e differenze. Il risultato è che i centenari in buona salute hanno un microbiota più diversificato che include alcuni generi di virus che finora non erano mai stati descritti i quali possono offrire protezioni contro alcuni problemi metabolici e alcuni ceppi di batteri patogeni. Una buona notizia è che è possibile migliorare il proprio microbiota con una dieta mirata che favorisce i microrganismi benefici. Sembra che vi siano anche correlazioni tra problemi al microbiota e malattie come l'Alzheimer e si tratta di un ulteriore fronte della ricerca.

Gli studi sul microbiota intestinale, l'insieme di microrganismi di tutti i tipi che vive in simbiosi non solo con gli esseri umani, sono aumentati notevolmente negli ultimi anni. Ormai è noto che si tratta di un vero e proprio ecosistema in cui virus, batteri, funghi e archei vivono nel tratto intestinale e la loro armonia o mancanza di tale può avere notevoli ripercussioni sul loro ospite. Un buon microbiota assicura una buona qualità di processi metabolici importanti e una prevenzione di processi infiammatori.

I progressi nelle tecniche di studio biologico e di analisi genetica hanno permesso di ottenere grandi passi in avanti. L'esplorazione dei collegamenti tra microbiota intestinale e salute sta portando risultati molto interessanti per le possibilità che si aprono anche dal punto di vista della gestione medico.

I vari studi di solito si concentrano su alcune funzioni di certe specie di batteri o virus parte del microbiota intestinale. Nel caso dello studio pubblicato su Nature Microbiology lo scopo era di investigare i collegamenti tra microbiota e salute con la longevità al centro dell'interesse.

La composizione del microbiota intestinale di 195 centenari giapponesi e sardi in buona salute è stata confrontata con quella di persone appartenenti ad altre fasce di età. Il risultato è stato la scoperta di una maggiore diversità di specie di virus e batteri nei centenari in buona salute. Si tratta di microrganismi che vivono in simbiosi con il nostro intestino e anche tra loro, nel senso che alcuni virus rafforzano alcuni batteri che sono benefici per noi.

Capire in quali condizioni il microbiota intestinale favorisce la longevità è il primo passo per trovare il modo di migliorarne la composizione in persone ancora giovani. Trattandosi di un vero e proprio ecosistema, è necessario capire le interazioni tra i vari microrganismi che lo compongono e l'influenza che la dieta ha su di essi. In sostanza, una buona dieta ha un effetto diretto sulla salute della persona che viene rafforzato perché c'è un effetto positivo anche sul microbiota.

Capire quanto il microbiota intestinale sia influenzato da caratteristiche genetiche dell'ospite e quanto dalla dieta è uno degli interrogativi al centro di vari studi. Ad esempio, un articolo pubblicato sulla rivista Scientific Reports ha indagato sul potenziale dell'uva nel portare benefici al microbiota e quindi ai suoi ospiti.

Un team di ricercatori ha analizzato la composizione del microbiota intestinale di un gruppo di persone sottoposte a due settimane di restrizione calorica, altre due settimane con la stessa dieta a cui è stata aggiunta uva e quattro settimane della precedente dieta a restrizione calorica. È risultato che il consumo di uva ha un'influenza positiva su alcuni processi metabolici e inibisce alcuni processi infiammatori. Le sostanze chimiche benefiche prodotte grazie all'uva si diffondono in tutto il corpo portando benefici alla salute degli organi.

Certe analisi del microbiota intestinale potrebbero anche aiutare a diagnosticare l'insorgenza di certe malattie prima ancora che si presentino i loro sintomi. Un articolo pubblicato sulla rivista Science Translational Medicine riporta uno studio che indica una correlazione tra alterazioni al microbiota e l'insorgenza dell'Alzheimer prima che il declino cognitivo possa diventare evidente. Sono i primi stadi della sindrome in cui essa può essere diagnosticata grazie alla rilevazione di certe proteine nel cervello.

Non è chiaro se vi sia un rapporto di causa-effetto con le alterazioni cerebrali che causano quelle del microbiota o viceversa e i ricercatori hanno lanciato uno studio mirato che durerà per cinque anni per cercare di capirlo. Di nuovo, uno degli obiettivi è capire se sia possibile rafforzare il microbiota per migliorare la salute dell'ospite, in questo caso per riuscire almeno a rallentare l'insorgenza del declino cognitivo.

Questi sono solo alcuni degli studi che sono stati pubblicati recentemente riguardo al microbiota intestinale e ai vari aspetti del suo legame con la salute del loro ospite. Le conoscenze accumulate negli ultimi anni hanno portato al forte sviluppo di un mercato di prodotti come prebiotici e probiotici. Tuttavia, è probabile che nei prossimi anni le nostre conoscenze sull'ecosistema intestinale cresceranno al punto da portare alla creazione di integratori più sofisticati e addirittura di medicinali mirati alla sua salute.