Da quando ho iniziato il dottorato di ricerca ho incontrato un ambiente sano e stimolante che mi spinge ogni giorno a dare sempre di più. Nonostante ciò, capita che ci siano dei momenti in cui ci assale la sensazione di non potercela fare. Proprio in questi momenti è bene tenere a mente che si è umani, che ognuno segue il proprio percorso, unico e personale, e non c’è alcun problema nel prendersi alcune volte delle pause o nel fare delle deviazioni. Alla fine ciò su cui dovremmo principalmente contare è ritrovare in noi consapevolezza ed equilibrio, riuscire a stare con i piedi per terra, capendo che se si è fatta una scelta bisogna poi trovare il modo di perseguirla, seguendo qualunque ritmo ci sia consentito.

Anche i dottorandi vanno in paradiso

Gentile professoressa,
munifica e dolcissima presenza
immensa ispirazione significante
che dà senso alle mie analisi
le scrivo la presente
con mani umili
stringendo un’ancor più umile penna
per dirle che non ho ancora guardato
il bando da lei inviatomi
mi vergogno profondamente
di quanto fatto
e mi rendo conto che la mia non defenestrazione
è un avvenimento del tutto eccezionale
lo so benissimo che
la domenica è fatta per studiare
è che sbaglio sempre
come quando mi dice
che sono troppo distante
quasi pantomimico
nelle mie relazioni
col mondo…
dannazione
ho sbagliato di nuovo
è che non so con quale algoritmo
analizzare la vostra vicinanza
come clusterizzarci
e unirmi a motore
nel nostro gruppo di lavoro
forse ha ragione lei
dovrei darle del tu
e raccontarmi un po’
sciogliermi e non badare
a tutti gli occhi puntati addosso
allora… rifacciamo

Gentile prof,
come sta? Non ho molto da dirti
se non che a volte guardo il cielo
e sospiro. Succede quando vengo al campus
mi nascondo dal suddetto cielo
prendendo la metro
e sono cinquanta minuti di niente
una volta era pace
e potevo leggere,
ma ora tutto parla e non mi lascia stare
la gente, e il signore
come prende la maniglia
per stare in equilibrio
e non essere passivo
nel dondolio periodico
che c’è tra una e l’altra fermata.
Scusami, se oggi non ci sono
Ma è passata una signora
Con un profumo pazzesco
ho deciso di non guardarla
Ed ho sentito di folata
Tutte le donne della mia vita
Lei si ricorda quanto è passato
Dall’ultimo bacio, che l’ha fatta emozionare

Non cerco una risposta approssimativa,
no, dico con precisione
una roba del tipo
“Due mesi o due anni, nove giorni
Quindici secondi e quarantotto ore”
Io no, non me lo ricordo, mischio tutto
E mi sembra vicino e lontano
Un dondolio emotivo
Che scandisce il mio tempo
E mi fa paura
Quindi scusami se sono scappato, sono fuggito, so’ jito
Non ne potevo più della metro
E ho preso un treno
Sono andato nelle Marche
A guardare il mare
E mi sono sentito morire,
anche se mi ci mischio,
non mi ci annacquo, mi ci annego,
io tremo, capisci tremo!
All’idea di non avere più sta mezza vita
Fatta di pixel e ufficietti
E lo so che è normale
Tutti i dottorandi vanno in burnout,
ma a me qui sembra
che ci siamo tutti
te compresa.
Scusami non dovevo permettermi
Faccio un passo indietro
Mi permetta un ultimo tentativo…

Ciao Prof, sarò breve
Mi scuso dello sproloquio,
ma tutto quello che ho detto è vero
come è vero solo in parte ciò che vedresti
guardando fuori della finestra
tra U6 e U7, e capiresti
che siamo più grandi dei nostri dolori
e in fondo
questa è la libertà
che tutti possiamo permetterci
inoltre, il bando
non l’ho ancora guardato.
con un breve sorriso,
Ciao!
Federico