Da Parigi a Praga o… da Praga a Parigi? In quale direzione intraprendere questo viaggio? La PanEuropea viene sovente descritta in Internet partendo da Parigi, ma le tracce GPS che invece ho trovato, erano sempre in senso opposto. Quale direzione scegliere? La scelta della direzione doveva necessariamente seguire determinati parametri. Le variabili delle pendenze da superare per esempio, ma anche il vento prevalente. Dai siti Internet ho scoperto che statisticamente, nel periodo di fine luglio, il vento spira da ovest verso est. Inoltre le pendenze del primo tratto francese sono in leggerissima salita, ma non impossibili. Bene, la scelta è fatta: da Parigi a Praga!

13/07/2012 – Treno Milano – Parigi. Ore 22.00 – Stazione Centrale di Milano.
Il treno è il Thellò, con carrozze letto, che raggiunge Parigi viaggiando di notte. Questo è perfettamente adatto per essere già nella mattinata a Parigi pronto per il viaggio. Sistemo la bici, smontata e impacchettata, nel portabagagli alto sopra il corridoio, con l’aiuto di altri passeggeri, e mi preparo per la notte.

14/07/2012 – Parigi – Isle les Villenoy – 59.7 km.
Il viaggio in treno scorre tranquillo. La mattina appena sveglio mi preparo con l’abbigliamento ciclistico e, sceso dal treno, trovo un angolo tranquillo della stazione di Gare de Lion, per rimontare la bici. In breve, sono già a pedalare tra le strade di Parigi. Direzione: la Torre Eiffel. Infatti, mia intenzione partire, per questo viaggio, dal simbolo storico della città. Oggi, 14 luglio, è festa nazionale! Parigi è un brulicare di gente e alcuni blocchi alla circolazione, anche per i ciclisti, mi creano dei problemi. Sono passati alcuni anni da quando ho visitato l’ultima volta la città, ma ricordo ancora le vie principali, così passo davanti al Petit Palais, poi a Notre Dame e, seguendo la riva sinistra della Senna, arrivo ai giardini e quindi alla base della famosa torre. Ci sono molte piste ciclabili e abbastanza diffuse le bici di uso collettivo. Suscita la mia curiosità anche un parcheggio riservato alle auto elettriche con l’apposito dispositivo per la ricarica delle batterie. La torre Eiffel ha sempre un insolito fascino! Attraverso il Parc du Champ de Mars e mi mescolo tra i turisti. Anzi mi faccio, da loro, aiutare per la classica foto di rito. Sono già le 11e30. E’ tempo di partire. Devo riattraversare la città. Le manifestazioni e i cortei militari mi obbligano a diverse variazioni di percorso.

La ciclabile della PanEuropea, asfaltata per i primi 30 km, parte dalla Gare dell’Est o meglio dalla piazza della Bastiglia. Esattamente dove il Canal Saint-Martin, unisce la Senna e il canale dell’Ourcq che seguirò fino a Claye-Souilly, la fiorente città visitata da numerosi escursionisti e ciclisti. Il sole spunta tra grosse nubi e l’aria è abbastanza fresca e umida. Questa zona, durante il periodo della rivoluzione industriale era residenza di classi operaie. Oggi, invece, un luogo per il tempo libero e la cultura. Il canale fu completato all’inizio del 1800 e fu costruito come “scorciatoia” per raggiungere la Senna, ma successivamente si rivelò anche una ottima barriera, dai quartieri ribelli dell’est di Parigi, durante la Rivoluzione francese. Dopo poche decine di metri sono a costeggiare il Bassin de la Villette. Il bacino ha una larghezza di 70 metri ed è lungo circa 700. Fu inaugurato da Napoleone, e a quel tempo era un luogo alla moda. Successivamente, lo scavo dei canali di Saint-Martin e Saint-Denis, e il sistema di navigazione verso Parigi, resero il bacino solo centro di transito delle merci. Oggi, su tutto il perimetro, numerose banchine di attracco sono per i battelli delle mini crociere. Sul lato destro si trovano numerosi luoghi di incontro, magazzini, cinema, negozi e ristoranti.

Proseguo adesso attraverso una grande zona a verde. Da non credere, il Parc de la Villette, che era il luogo della macellazione e della lavorazione della carne, è oggi un avveniristico “Parco delle attività” che sfata il concetto di parchi e giardini come luoghi di relax e ben ordinati! Con uno scontro di stili, il suo punto focale è la Cité des Sciences. L’edificio principale è un museo High-Tech, quattro volte più grande del Centro Pompidou. Di fronte al Museo della Scienza e dell'Industria “galleggia” il Geode. Una gigantesca sfera rivestita da lastre di acciaio inox, che riflettono la luce del cielo e le nuvole. All'interno, uno schermo a 180° è per i film Omnimax. Combinando la proiezione a 70 millimetri e 30 fotogrammi al secondo con le poltrone oscillanti, creano una reale sensazione di movimento durante la visione dei film. La bella pista è asfaltata e a tratti addirittura in tartan, ma con parti in pavé e dissuasori di velocità, che fanno sobbalzare le sacche laterali. Uscendo da Parigi, continuo a seguire il canale navigabile dell’Ourcq attraversato da alcuni ponti pedonali. Infatti, salto un ponte per continuare sull’altro lato del canale e devo purtroppo tornare indietro. La ciclabile adesso corre tra il canale e la ferrovia. Solo in corrispondenza di curve e restringimenti è presente un parapetto. Ormai alla periferia della città entro direttamente nel Parc National Forestier da la Poudreire de Sevran.

Il parco è ben tenuto e recintato. Alcuni viali fanno intravedere dei binari ferroviari conglobati nella pavimentazione. Tra le diverse aree boschive, una palazzina in stile liberty ospita un piccolo bar. Tutto intorno l’esterno una moltitudine di gente ai tavolini si gode la giornata di festa e di sole. Scelgo per pranzo una baguette. Il barista ci mette dentro di tutto, tanto che non riesco a finirlo e una parte lo porto via con me. Proseguo quindi costeggiando il canale e ormai nel pomeriggio inoltrato, con una piccola nuvola fastidiosa, piove un po’. Sono in quell’ansa del canale prima di Chantilly quando è ora di trovare da dormire. Non risulta facile e mi affido al GPS. Devo fare così una piccola deviazione per raggiungere l’hotel più vicino. L’hotel è della catena Formula1, un po’ ristretto con il bagno e doccia in comune nel corridoio, ma va bene per solo 35 euro. C’è un distributore automatico di bibite e bevande calde. Un the caldo dopo gli ultimi chilometri fatti sotto la leggera pioggia è un gradito ristoro. In hotel non c’è posto per la bici così mi consentono di portarla in camera.

15/07/2012 –Isle les Villenoy – Dormans – 92.7 km.
La mattinata è fresca e il cielo, molto nuvoloso, non promette niente di buono. Dopo la colazione devo ripercorrere, per qualche chilometro, la deviazione di ieri sera e quindi in breve raggiungo Trilbardou. Qui una gigantesca ruota idraulica alimentava d’acqua il canale dell’Ourcq de la Marne. Oggi l’Usine élévatoire de Trilbardou, sostituita da pompe elettriche, è divenuta un monumento storico. La strada è a lato del canale e sovente si discosta per attraversare piccoli paesini. Qui alcuni cartelli stradali ricordano agli automobilisti la prudenza nei confronti dei ciclisti. Il profilo è ondulato. Nei pressi di un castello, quasi una fortificazione che si affaccia sulla strada, incontro un ciclista che mi chiede informazioni sulla mia bici Olympia. Scambio con lui alcune considerazioni sui viaggi cicloturistici. Alberi ad alto fusto mi accompagneranno per altri 30 chilometri, fino a Meaux.

Il percorso ora mi fa abbandonare l’asfalto e, dopo una bella salita in sterrato, indicata come il Chemin de l’Ermitage, arrivo su di una altura, circondato da campi di grano. Lo sterrato peggiora e quasi mi pento a aver abbandonato la strada asfaltata. Tra grosse lepri, che si nascondono nel grano, al mio sopraggiungere e ancora salita, incrocio una strada di grande traffico. Il mio GPS mi indica l’attraversamento, invece di recente è stato costruito un sottopasso e ne approfitto in tutta sicurezza. Sono contento di questo sottopasso, però, solo fino all’incrocio successivo! Infatti, un enorme cumulo di terra sbarra la via fin oltre il marciapiede. Non ne comprendo il motivo dello sbarramento, ma, per superarlo, devo mettere in spalla la bici e arrampicarmi sulla terra fangosa e resa scivolosa dalle recenti piogge. Successivamente una leggera discesa mi permette di riposare un po’ e raggiungo Meaux. Una nascosta passerella passa sopra la ferrovia e, un bel ponte ciclabile, supera il fiume e raggiunge una zona residenziale di recente costruzione.

La cittadina di Meaux sul fiume Marna è considerata la patria del formaggio Brie. Già ai tempi dei Romani e dei Galli era un importante centro urbano. Fuori città un monumento è in omaggio alle truppe americane che arrestarono l’esercito tedesco nella battaglia della Marna. Il Brie de Meaux, “il formaggio del re... e il re dei formaggi” disse Napoleone I°, ma il Brie fece la sua prima apparizione storica nel 774 grazie a Carlo Magno, che assaggiandolo avrebbe detto: "Ho appena scoperto una delle pietanze più deliziose". Il principale elemento architettonico è la gotica Cattedrale di S. Stefano. Esco dalla cittadina, su un percorso che passa davanti all’edificio de l'Usine de Traitement des Eaux Potables de Meaux, che risale ai primi anni del 1800. Seguendo ancora il canale, spesso incontro molti monumenti in riferimento alla prima guerra mondiale e della battaglia della Marna. Il percorso è ora nuovamente su sterrato e a volte anche in single trek ai lati di belle villette, ma le borse e le mie scarpe sono completamente infangate.

Ad un incrocio, ai margini di una zona boscosa, la strada è stata volutamente sbarrata da grossi rami. Probabilmente le forti piogge l’hanno resa impraticabile. Nessun problema, proseguo a sinistra su una strada che pare corra parallela al mio percorso predefinito. Dopo qualche chilometro però tento il rientro sulla pista indicata dal mio GPS, ma adesso è in sterrato pietroso in discesa. Credo sia più opportuno, per il momento, rimanere sulla strada! I campi si alternano tra coltivazioni di lattughe e granoturco. Però, malgrado ormai manchi poco alla regione dello Champagne, del vino ancora nulla! E’ il momento di pedalare lungo la Marna, a zig-zag, per altri 30 chilometri fino a La Ferté-sous-Jouarre. Qui si susseguono piccoli tratti in pavé a zone impossibili per le ruote della mia bici. Spesso la ruota posteriore perde aderenza ed evito di sterzare velocemente per non cadere. A La Ferté sous Jouarre, la locale delicatezza è una "macina" ripiena di mousse al cioccolato. Infatti La Ferté è famosa per le sue macine da mulino, con cui, il grano è macinato per le famosissime baguettes.

Le piste ciclabili sono indicate con GR11 e GR14 tra Ussy Sur Marne e Saulchery. Superato il ponte, entro in un bel paesino con chiesa e mercato in piazza. Una bancarella vende dolci. Almeno, credo che quelli esposti siano dolci! Ne compro uno che sembra uno strudel per due euro e il tempo adesso migliora un po’. L'autostrada E50, tra Parigi e Praga, corre lontana e parallela al mio percorso, quando mi fermo per pranzo in un piccolo giardino. Mangio lo strudel, ma non mi piace. Forse sarebbe stato meglio scaldarlo un po’ in forno. Lo mangio lo stesso, perché purtroppo non ho niente altro ed è importante, adesso, una adeguata carica di proteine. Uscito dal paesino, sono di nuovo sulla ciclabile che costeggia il fiume. La pista qui sinceramente non è bella per niente. Soprattutto per il fango e spesso rischio di cadere. Alterno parti sulla ciclabile con tratti sulla provinciale. Un tratto sterrato in particolare è davvero da MTB da gara! Percorro così la strada cittadina parallela e senza traffico. Vedo e controllo comunque in distanza la ciclabile infangata. A Azy sur la Marne sbaglio strada e in più inizia a piovere fortissimo. Mi riparo un po’, ma poi proseguo per altri 10 km fino a Château Thierry.

Per raggiungere Chateau Thierry e il suo castello medioevale occorre aggirare una piccola collina, ma ne vale la pena. A Château Thierry soggiornò, nel 1435, Jeanne D'Arc (Giovanna d’Arco), come riporta una insegna sulla volta di un arco in muratura. Infatti, molti sono i riferimenti alla Pulzella di Orleans. Giovanna d'Arco, l'eroina nazionale francese è qui venerata come una Santa. Riunì al proprio Paese parte del territorio caduto in mano inglese, contribuendo a risollevarne le sorti durante la guerra dei cento anni e, nel 1920, fu proclamata patrona di Francia. Proseguo lungo il fiume della Marna, la sua valle e i suoi vigneti incorniciati dalle creste delle colline, punteggiate dalle grandi pale eoliche. Improvvisamente riprende a piovere, e rapidamente trovo un riparo di fortuna. Troppo “di fortuna”, sono già bagnato! Ad ogni modo mi attrezzo per la pioggia. Sono sulla D969, a sinistra della pista che è a ridosso del fiume, dove un single track schifosissimo aumenta più volte il rischio di cadere. Decido, con l’aiuto del GPS, una strada alternativa. Sulla strada tra dolci colline, il percorso è abbastanza facile lungo il lato nord del fiume, lontano dai camion e dal traffico. Raggiungo Dormans e scorgo i cartelli del suo Ufficio del Turismo. La gentile signora mi indica su una cartina i due hotel della città. Quando li raggiungo sono entrambi chiusi. Così torno appena in tempo prima della chiusura dell’ufficio. La veramente gentile signora a questo punto telefona e, dopo una breve discussione, ne fa aprire uno per me. La stanza è veramente grande e accogliente. Dopo una doccia ristoratrice, esco per cena e giro tutta la cittadina. I ristoranti, paninoteche e fast food sono chiusi! Chiedo informazioni a un gestore di una birreria il quale mi informa che il primo ristorante è purtroppo a sei chilometri da lì. Per fortuna un negozio di frutta e verdura in piazza è ancora aperto. Compro anche dei tramezzini e dei biscotti.

16/07/2012 – Dormans – Epernay 32.2 km, Epernay – Reims (treno), Reims – PanEuropea 39.1 km, PanEuropea – Saint Martin Sur 34.2 km – Totale in bici: 105.5 km.
Mattina soleggiata, finalmente! Ho fatto colazione con i biscotti comprati dal fruttivendolo. Subito in partenza mi aspetta una dura salita. Fino al Memorial della battaglia della Marna. A tratti, su sterrato, devo spingere la bici a mano, ma la campagna attorno è davvero molto bella. Il Memoriale è un imponente edificio a cui si adduce da una monumentale scalinata che parte da un bel giardino dove si trovano una meridiana e la tavola d’orientamento che indica i nomi dei villaggi della valle della Marna dove si svolsero le battaglie del 1918. Adesso sono sulla D18 per un breve tratto, poi a sinistra, tra i campi coltivati e le vigne. Ogni villaggio che si incontra ha numerose case produttrici di champagne, riconoscibili dalle belle insegne in ferro battuto o anche un piccolo torchio delle viti quale simbolo di riconoscimento. E ho già la borraccia asciutta! Ho qualche difficoltà a trovare delle fontane e quelle poche che trovo sono di acqua non potabile. In questa zona sarebbe più facile trovare dello Champagne da mettere nella borraccia piuttosto che della semplice acqua! Ancora una salita su erba e una gradevole discesa su asfalto senza traffico. Di nuovo ripida salita e devo spingere. Una ennesima deviazione mi porta sulla strada trafficata D3 che corre parallela alla pista, ma pericolosa. Non è facile e ora sono un po’ stanco.

Lascio la strada nazionale per girare a destra verso la città di Oeuilly e ritorno finalmente sul percorso prestabilito. La strada indicata come la Rue de Champagne, fatta fino ad adesso è abbastanza piacevole. Tutta a saliscendi, ma asfaltata tra bei paesini, passando in mezzo alle proprietà di case vinicole. Davanti ai filari della vite sono spesso piantate delle rose. Questi sono come dei sensori per segnalare ai contadini eventuali malattie delle piante. Le rose infatti, più sensibili e delicate, si ammalano prima. All’incrocio, il GPS segnala la strada più a monte, mentre io mi trovo su una sua parallela. Quella che indica il GPS è in mezzo al bosco con divieto di accesso (il percorso GPS era forse al contrario?). Preferisco scendere sulla D3 anche perché sono ormai a 10 chilometri da Epernay. In questo tratto le doti di navigazione dei ciclisti sono messe a dura prova! Già “navigazione”!

La regione dello Champagne-Ardenne è bagnata da 600 km di canali e vie navigabili costituite da parti della Mosa, della Marne, della Senna, e da numerosi canali. Questa rete è aperta alla navigazione di battelli da crociera e house-boats senza bisogno di patente nautica e di piccole barche a motore. Le imbarcazioni offrono l'occasione di conoscere la regione da un punto di vista diverso e di scoprire paesaggi spesso inaccessibili. All’ingresso di ogni Comune, il cartello che ne indica il nome, reca anche una classificazione turistica, con il simbolo dei fiori. In Francia la regione Champagne-Ardenne ha conquistato il primo posto nella classificazione delle "Villes et Villages Fleuris". Valutati da uno a quattro fiori, l'attribuzione del marchio si basa sull’apprezzamento del patrimonio paesaggistico e verde del Comune, degli sforzi per il miglioramento degli scenari urbani, lo sviluppo e gli interventi di animazione e valorizzazione turistica. Tra i più premiati è Epernay che raggiungo in breve. Nel cuore dei vigneti, Epernay è famosa nel mondo come la “Capitale dello Champagne”. Questo sito straordinario, le sue vigne e le cantine, accolgono ogni anno circa 450.000 visitatori da tutto il mondo. Epernay, centro di un importante mercato internazionale, ha una storia legata alla produzione e all’esportazione dello champagne. Nel Quartier Generale delle grandi case di produzione, l'Avenue de Champagne è costellata di numerosi palazzi del XIX secolo, rinascimentali o neoclassici che ospitano le sedi delle più prestigiose “maisons dello champagne” come Moët et Chandon, Perrier Jouët, Mercier e De Castellane. Ma a Epernay il vero grande spettacolo è sottoterra, nelle cantine. Le cantine Moët & Chandon sono come un dedalo con più di 100 km di tunnel, scavati nel terreno gessoso, che contengono i prestigiosi tesori!

Da Epernay voglio raggiungere in breve tempo Reims e le sue cattedrali Patrimonio dell’Unesco. Reims è situata più a nord fuori dall’allineamento Parigi Praga. Ma a una distanza comunque raggiungibile. Alla stazione ferroviaria, un giovane addetto alla biglietteria mi suggerisce di acquistare il biglietto per Reims dalle macchinette verdi, piuttosto che da quelle blu. Infatti quelle verdi sono Regionali e costano meno. In appena 22 minuti arrivo a Reims una delle destinazioni francesi da non perdere. La città di Reims è arte e storia, infatti, ben quattro dei suoi siti sono classificati nel patrimonio mondiale dell’UNESCO. La Cattedrale Notre Dame di Reims è un capolavoro dell’arte gotica e una delle più grandi realizzazioni dell’Europa medievale. Più di 2000 statue scolpite ne segnano il carattere unico ed eccezionale. La Cattedrale, costruita nel Medio Evo, è il monumento più famoso della città, fu destinato ad accogliere la consacrazione di ben 33 Re di Francia, da Clodoveo a Carlo X, gioiello dell’architettura gotica francese, con il magnifico “Angelo che sorride” diventato il simbolo della città.

Il Palazzo del Tau, antica residenza dell’arcivescovo di Reims, oggi sede del Museo, il suo nome deriva dalla pianta dell'edificio a forma della lettera greca tau. Inserito nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO dal 1991, è visitato da circa 100.000 visitatori ogni anno. Da qui mi sposto all’altra Cattedrale della città, quella di Saint Remì. A differenza della Cattedrale di Reims, qui tutto attorno, mi delude un po’ per l’incuria dei giardini e delle strade. La Basilica di Saint Remì, meraviglia del romanico che ha festeggiato il millenario nel 2007, è il luogo dove è stata conservata, fino alla Rivoluzione Francese, la Santa Ampolla, indispensabile alla consacrazione dei Re di Francia. Insignita del titolo di Basilica minore, denominazione onorifica che il Papa dà ad edifici religiosi cattolici particolarmente importanti, le vetrate nell'abside, come pure gli arazzi, rappresentano la storia di San Remigio, e dell'abbazia benedettina attigua. L’Abbazia di Saint Remi, luogo chiave della storia di Francia e della spiritualità, ospita un ricco museo di storia e archeologia della città di Reims. L'Abbazia, fondata intorno all'anno 1000, conserva le reliquie di San Remigio, vescovo della città, che convertì al Cristianesimo il re dei Franchi Clodoveo I il giorno di Natale del 496.

E’ ora di ritornare al percorso originario dopo la bella deviazione di Reims. Seguo la ciclabile su sterrato, lungo il canale navigabile de l'Aisne a la Marne in direzione sud-est indicata come V30. Dopo pochi chilometri però nei pressi di Sillery la pista diventa impraticabile e con l’aiuto del GPS mi sposto sulla D37 che però è tutta un saliscendi. Passo davanti ad un cimitero di guerra americano a 10 km dalla PanEuropea, che approccio a Condè sur Marne. Numerosi piccoli villaggi ai lati della strada nel mio passare. Le alzaie del canale sono strade a volte sterrate, non sempre piste ciclabili vere e proprie, ma è proprio bello attraversare i numerosi villaggi che si incontrano. Dopo pochi chilometri sono nei pressi di Châlons en Champagne e trovo un discreto hotel a Saint Martin sur le Prè. L’hotel Balladins è un po’ fuori città, ma giusto all’esterno trovo un ristorante cinese della serie “all you can eat”. La cucina un po’ pesante ma comodo.

17/07/2012 – Saint Martin sur le Prè – Commercy 132.0 km.
La mattina si preannuncia fresca e molto nuvolosa. Dopo colazione mi dirigo verso Châlons-en-Champagne, tornando sul lato nord della Marna e seguendo la D1. Nel cuore della regione di Champagne-Ardenne, Châlons-en-Champagne è stata per lungo tempo un crocevia economico, per la sua posizione strategica sulla Marne e sulla via Agrippa, la strada romana che collegava Roma con Boulogne-sur-Mer. Immersa in un ambiente naturale particolarmente piacevole, la città deve ai numerosi corsi d’acqua, che la attraversano, il soprannome di “piccola Venezia”. La vita artistica della città è in grande sviluppo, come l’artigianato. In particolare per la lavorazione della pietra, la scultura e le vetrate. Châlons-en-Champagne, che ha conservato nel corso dei secoli un importante patrimonio architettonico, è una città dove è piacevole passeggiare per le strade fiancheggiate da case a graticcio o lungo i canali. La visita della città è un vero momento di relax, tanto è costellata di soste in splendidi giardini e spazi verdi. La Cattedrale Saint Etienne, bell’edificio gotico, è famosa per lo splendore delle sue vetrate. Ma è soprattutto davanti alle vetrate della Notre-Dame-de-Vaux, classificate dall’UNESCO, che si rimane incantati.

Dalla Place de Mairie, la piazza di fronte all'Hotel de Ville, luogo pubblico principale della città, mi sposto in direzione nord-est, verso la piccola cittadina di L’Epine. L’Epine è sede di una basilica Patrimonio dell’Unesco e richiede una escursione di andata e ritorno. La strada è un rettilineo un po’ pericoloso. Nella prima parte molto trafficata con molti camion. Successivamente scorgo una strada di campagna che scorre a lato che mi conduce fino nella piccola cittadina. La fantastica Basilica merita sicuramente la deviazione. Adagiata nella grande pianura agricola della regione dello Champagne, la Basilica di L’Epine, dalle dimensioni di cattedrale, è meta di grandi pellegrinaggi. Elevata su una piccola altura, la basilica appare già da lontano. Sarebbe stata edificata dopo la scoperta da parte di un pastore, verso il 1400, di una statua miracolosa della Vergine. Il materiale strutturale è una pietra bianca, insieme al gesso di Champagne, che si trova sul posto, utilizzato per le arcate e le volte.

Ritorno a Châlons sulla stessa strada e riprendo la pista PanEuropea, tra campagne di girasoli e coltivazioni di ortaggi in genere. Su strade secondarie, con traffico leggero, si pedala abbastanza facilmente. Spesso però le piccole città, lungo la strada, non hanno servizi. Sembra di essere in una zona residenziale. Per fortuna a La Chaussée sur Marne trovo una boulangerie. Baguettes, coca-cola e ricarica della borraccia. Seguo il percorso sull'alzaia del canale laterale della Marne, o sulla via GR654 e poi sulla strada D760, che corre lungo il canale. Nelle indicazioni stradali la lettera "D" indica le strade Dipartimentali e la lettera "N" le strade Nazionali, che bisogna evitare. La pista è abbastanza piatta e in alcuni momenti tra piccoli boschi. A tratti è a lato della strada, per poi distaccarsi nei pressi di Vitry le Francois e svoltare decisamente a est. Uso la ciclabile a nord della cittadina di Vitry, punto di incontro di diversi canali, ma senza fermarmi, proseguo in direzione nord-est tra campi di granoturco, girasoli e verdure tra fattorie sparse. Qui abbandono la Marna per seguire il corso del fiume La Saulx e poi l’Ornain. Panino al prosciutto, croissant con le mele e una bottiglia di acqua per 6 euro! Ancora la pista su sterrato che, per un tratto, costeggia la ferrovia.

Da Vitry en Perthhois a Landstassen incontro poco traffico, diretto alla prossima meta di Bar le Duc, città d’arte e di storia. Adesso sto attraversando praterie e enormi campi di grano ed erba medica in una leggera e costante salita, sempre di compagnia delle pale eoliche sulle vicine grandi colline. Poi riprendo il canale da Revigny a Bar-le-Duc, piatto e bello. In alcuni punti si ha in ordine il canale, l'alzaia, la strada e la ferrovia, tutte una al fianco dell’altra. Ancora qualche chilometro non ben indicato, ma per fortuna il mio GPS fa il suo dovere e raggiungo Bar le Duc e il suo Chateax Marbeaumont. Simpatico è il monumento agli inventori della bicicletta. A immagine del Manneken pis di Bruxelles, questo monumento è intitolato a Pierre Michaux, fabbro originario di Bar-le-Duc. Questi fu l’inventore che aggiunse i pedali alle biciclette nel 1860. Lui, o suo figlio Ernest, adattarono leve e pedali sulla ruota anteriore di una draisina o dandy-horse. Il telaio fu rifatto in ghisa e imbullonato, invece dell’originale in legno. Questo per renderlo più elegante e per una migliore produzione di massa. Però, divenne ben presto evidente che ben 45 kg di ghisa e telai non abbastanza robusti necessitavano di un nuovo progetto, che portò ben presto alla costruzione di biciclette con telaio diagonale.

Bar-le-Duc, capitale del dipartimento di Mense, è una città medievale arroccata su una scarpata. Una passeggiata attraverso la "città alta" fa scoprire uno degli edifici rinascimentali più belli di Francia, lo Chateax Marbeaumont. Questo Castello fu costruito da un banchiere per mostrare il successo della sua banca. Così lui copre l’edificio con tutti i lussi e sfarzi dell’epoca. La facciata è in mattoni e pietra e il tetto in ardesia e zinco. Bar le Duc è anche famosa per una specialità tipicamente francese. Il “caviale” ovvero una marmellata di ribes rosso senza i semi! Infatti a Bar-le-Duc, dove sono pazienti quanto golosi, rimuovono tutti i semi dai ribes! Victor Hugo e Alfred Hitchcock ne andavano abbastanza matti. Uscito da Bar le Duc, la pista in asfalto è al fianco del canale navigabile con diverse chiuse di sbarramento e indicata con il simbolo verde del ciclista.

Si pedala per circa 20 km lungo il Canal de la Marne au Rhin su strade di campagna fino a Ligny-en-Barrois. Questo tratto di ciclabile è molto bello e di conseguenza molto frequentato da tanti ciclisti. Tra allevamenti al pascolo di pecore, mucche e cavalli, arrivo al piccolo porto di Randonnee en Vallee de l'Ornain. E ancora problemi con la ricerca dell’acqua. Il cielo è migliorato e un gradevole vento a favore mi aiuta nella pedalata. Sono sul lato destro del canale quando ad un tratto un airone vola al mio fianco a pelo d’acqua sopra il canale. Sono ammirato e troppo tardi estraggo la macchina fotografica. Un cartello, forse orientato male, mi fa sbagliare, ma poi confronto il tracciato con il GPS. Mangio qualcosa e una mamma in bici col bambino passando mi augura buon appetito. Sono poco prima di Menaucourt. Dopo Menaucourt, nei pressi di Naix Aux Forges, abbandono momentaneamente il Canal de la Marne au Rhin, per andare ad incrociare la Meuse e successivamente ancora il Canale. Lungo questa scorciatoia una cortina di strutture eoliche catturano il vento che ancora mi sta gradevolmente aiutando nella mia pedalata. La strada è attraverso la verde campagna senza traffico e a tratti attraverso piccoli paesi. Raggiungo Marson Bourboure e finalmente adesso, le fontane con acqua potabile, sono molto frequenti. Con l’aiuto del vento riesco a tenere i 26-27 km/h. Sono sempre sulla strada D29 e attraverso delle zone rurali tra piccole fattorie e installazioni per l’energia eolica. Sono vicino ad una base aerea. Pedalando seguo il volteggiare dei piccoli aerei, alcuni dei quali compiono piccole evoluzioni.

Arrivo a Void-Vacon intorno alle 17e30. E’ ora di trovare da dormire. Scruto ogni cartello e ogni indicazione, ma invano. Neanche il GPS mi segnala alloggi nei pressi. Con un po’ in ansia chiedo agli abitanti della piccola cittadina. “L’alloggio più vicino è a 8 km a nord di Void e per raggiungerlo ci sarà una lunga salita” mi avvertono. Non c’è alternativa, devo andare a nord a Commercy. Infatti, come correttamente indicato, alle porte della città, trovo rapidamente l’hotel “Madeleine”. A Commercy il dolce tipico è appunto il "Madeleine". Inventato alla corte del re Stanislao nel 18° secolo, è una miscela leggera di zucchero, burro, uova, farina e limone, a forma di conchiglia allungata. Qui il palazzo del re Stanislao e il palazzo della musica sono gli edifici storici più rilevanti. L’hotel è molto confortevole e la cena è servita nel salone al piano terra. Qui incontro degli italiani, a Commercy, per un lavoro a un impianto tessile. Scelgo il menù fisso che prevede la classica entrecote con patate e una deliziosa creme caramel.

18/07/2012 – Commercy – Dombasle sur Meurthe 113.2 km.
Questa mattina il cielo è terso e già il sole tenta di riscaldare, un po’, la fresca mattinata. Sto pensando che troppo spesso ho perso tempo in interpretazioni del percorso e dei cartelli e troppo spesso ho preso direzioni sbagliate. A Foug acquisto un panino e una lattina di aranciata per 3.30 euro ed ecco la città di Toul. La sua cattedrale di St. Etienne, in stile tardo gotico, domina la città circondata da mura tra incantevoli spazi pubblici e bellissimi fiori. Da Toul proseguo a destra per seguire la Mosella con le sue chiuse in salita. La pista ciclabile adesso è davvero fantastica e accoglie molti ciclisti che si godono, anche la bella giornata. A tratti sono su un lato un bel bosco e il vento, anche oggi, prosegue ad aiutarmi. La decisione presa per la direzione del percorso, da Parigi verso Est, è stata davvero corretta! E’ ora di pranzare. Il panino acquista maggior sapore in una area attrezzata di tavoli in pietra disposti lungo il fiume. Vicino, una famigliola sta apprestandosi a una grigliata e i bambini chiassosi giocano intorno. Sono nella zona meridionale del Parc Naturel Régional de Lorraine e la pista è la Veloroute “Charles le Temerarie”, che mi conduce verso Nancy, seguendo un altro canale che collega il fiume La Meurthe.

Il percorso della PanEuropa bypassa Nancy a sud, ma una deviazione è davvero necessaria per visitare la città piena di ricchezze culturali e storiche. Poi arrivo a Nancy e di nuovo mancano dei cartelli. In piazza entro nel locale ufficio del Turismo e faccio presente la mancanza. Mi dicono che altri ciclisti hanno segnalato questa situazione, ma attendono che intervengano a più presto le autorità competenti. Nancy, antica capitale della Lorena, è oggi una delle più belle città della regione francese. Con un passato avventuroso e sotto la guida dell’amatissimo duca Stanislao, che le regalò un rinnovato prestigio architettonico e culturale, vide contendere il primato artistico addirittura a Parigi. Al duca Stanislao, tanto importante per la crescita della città, è dedicata la bellissima Place Stanislas, cuore di Nancy, sempre brulicante di affascinati visitatori e dichiarata, non a torto, patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.

La piazza è costeggiata da una splendida schiera di monumenti decorati in ferro battuto, ornata da balconate e cancellate in ottone, che sono gli elementi caratteristici della città. Una piazza barocca, sontuosa, ma equilibrata nelle dimensioni. Colpisce per il bianco abbacinante della pavimentazione che risplende anche la sera! L’Hotel de Ville (Municipio), il Museo delle Belle Arti, la Fontana di Nettuno, l’Arco di Trionfo e i numerosi e raffinati ristoranti, sono alcuni dei dettagli che non si possono trascurare guardandosi attorno dal centro della piazza. Da una delle tante aperture, che danno sulla piazza, si raggiunge poi il Parco della Pépinière, abbellito da un rigoglioso e caratteristico giardino all’inglese, e poco lontano ci si imbatte nella imponente Basilica di Saint Epvre. Vale poi la pena di lasciarsi trasportare dall’atmosfera spensierata e allegra della bella Rue des Marchéaux, preparandosi a scorrere di fronte ad alcuni dei migliori esempi di Art Nouveau della città.

Infine, percorrendo l’Arc de Triomphe e l’alberata della piazza, si raggiunge il Palais du Gouvernement in Place de la Carrière. Fuori Nancy prendo la strada D2 e poi la ciclabile sterrata vicino al canale De La Marne Au Rhin che ora, per un tratto, è in discesa. Alla mia destra c’è Saint Nicolas de Port. E’ già tardi e devo trovare un hotel, così decido di non compiere una ulteriore deviazione. Saint Nicolas de Port è però un centro con una spiccata vocazione ai maestri del cioccolato, della pasticceria e anche del vetro colorato. Spiccatamente ambientalista sta provvedendo alla salvaguardia delle cicogne. Se nel 1960 queste erano quasi sparite, oggi vivono sul territorio del comune più 80 esemplari. Ma è tardi e proseguo per fermarmi all’hotel Bis di Dombasle sur Meurthe. Dombasle sur Meurthe si trova alla confluenza del Meurthe e del Sanon. Dal 1873 sorge qui la fabbrica della Solvay, fondata da Ernest Solvay, ingegnere belga attivo nella industria chimica e della plastica. Infatti il sito di Dombasle è uno dei più importanti in Europa e attualmente impiega più di 400 tecnici.

19/07/2012 – Dombasle sur Meurthe – Strasburgo 144.0 km.
Questa notte è piovuto, ma ora le strade sono asciutte. Riprendo la ciclabile sterrata vicino al canale in leggera discesa, purtroppo senza un deciso interesse paesaggistico, fino a Sarrebourg. La rete dei canali navigabili in questa regione è davvero molto vasta e intricata. Questo canale mi accompagnerà fino a Strasburgo. Occorrerebbe fermarsi ad ammirare il ritmo della vita dei turisti su di loro. A Lorquin, il sentiero lastricato ciclabile lungo l'ex ferrovia conduce direttamente alla città di Sarrebourg. I campi coltivati e le colline sono la meraviglia di questo tratto. Dall’alto si godono in ogni direzione spettacolari paesaggi delle enormi aziende agricole. In generale sto seguendo il percorso della Paneuropa, ma anche se le strade “D” sono facili da percorrere, purtroppo sento a volte la mancanza un più precisa segnaletica. La città è bella e molto tranquilla. Sarrebourg, situata a lato del fiume Sarre non ha particolari monumenti storici, ma prevalgono industrie e le fonderie, collegate ai piccoli giacimenti di ferro e di carbone nelle vicinanze. Esco da Sarrebourg in direzione dell’aeroporto e subito dopo incrocio il Canale Au Rhin.

L’aria è fresca e il cielo nuvoloso. Mi dirigo verso il “ligne de partage des eaux Sarre/Rein. Nella parte superiore del Canal de la Marne au Rhin. A 50 km a nord ovest da Strasburgo, un paio di gallerie attraversano le colline, facendo risparmiare la onerosa costruzione di numerose chiuse per le barche. Scavalcare la cima della collina avrebbe fatto perdere moltissimo tempo alle imbarcazioni. Un primo Tunnel è quello di Niderviller lungo 470 m, al quale si aggiunge un secondo a Arzviller di 2306 metri. Mi fermo sul piazzale di sosta dove il canale-tunnel esce dalla montagna. Il canale è navigabile e permette alle imbarcazioni di “attraversare” la montagna. Il canale è stretto, quindi le imbarcazioni procedono in senso unico alternato. Nell’attesa alcuni ragazzi improvvisano, nel piazzale, una partita di pallone. Poi mi sposto a poca distanza, sempre a Arzviller, per visitare il piano inclinato. Gli ultimi metri, per raggiungere l’ingresso turistico di questa grande opera ingegneristica, sono su una decisa salita. Qui un eccezionale ascensore è per barche! Una enorme vasca lunga 45 metri, che ospita fino a quattro barche contemporaneamente, viene fatta salire o scendere lungo la parte scoscesa della collina su dei binari. Questo ascensore per imbarcazioni sostituisce ben 17 chiuse.

Ritorno poi sul percorso prestabilito e mi ritrovo su una strada un po’ troppo trafficata. Ad un tratto scorgo la pista alla mia sinistra, ma un, se pur piccolo canale, ci divide e non c’è modo di oltrepassarlo. Proseguendo scorgo un ponte arrugginito e chiuso al traffico. Decido di passare malgrado il divieto e spero che il ponte regga al mio passaggio. Dopo pochi chilometri lascio la regione della Lorena e sono in Alsazia e già tutto sembra più tedesco. Dall'alto, sulla pista ciclabile asfaltata, sto seguendo il percorso di numerose chiuse ormai abbandonate, tra bellissimi boschi, in un percorso favoloso, tra vecchie chiuse arrugginite, bacini d'acqua, piante acquatiche e le case in muratura per lo più abbandonate. Sto attraversando la punta meridionale del parco nazionale dei "Vosges du Nord". Questo parco è stato riconosciuto come riserva della biosfera dall’Unesco. Qui sono su uno dei tratti più belli dei Vosges, che corre lungo l'alzaia della Marne-Reno. La pista ciclabile attraversa la stretta valle dello Zorn fino a Saverne, la porta Alsazia.

Arrivo a Saverne definita la citta delle rose. Qui degno di nota è il maestoso castello di Rohan dalla solenne facciata di arenaria rosa e con il suo fantastico roseto. La vicina Torre Chappè Telegraph era usata come linea telegrafica che collegava Parigi a Strasburgo intorno al 1800. E ancora, forse, salto una indicazione e perdo mezzora in una deviazione, prima di incrociare la Pista de Fortes. A questo punto chiedo indicazioni, a due anziani, lungo il canale. Uno dei due ha una maglietta con scritto “Little Italy” e mi indica di svoltare a sinistra per portarmi sull’altro lato del canale e poi di andare sempre dritto, indicandolo con un braccio che, dall’alto si porta in orizzontale che, nella gestualità internazionale, indica “di qua, sempre dritto”. Poi aggiunge che sua moglie è di Benevento e accenna a qualche parola in italiano. La pista è tra deliziose foreste e ampi prati nella zona del Hochfelden, una roccaforte del arte della birra. Poi Brumath che in epoca romana era conosciuta come la capitale dell'Alsazia.

Ai confini della città di Strasburgo la pista ciclabile è molto affollata e richiede una guida prudente. Arrivo a Strasburgo lungo il canale de la Marne au Rein e con emozione sono davanti al palazzo del Parlamento Europeo. Poco distante c’è il Palazzo d’Europa e la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. La via ciclabile che circonda i Palazzi è intitolata ad Acide de Gasperi. Alcune tende intorno al palazzo mi fanno pensare a dei campeggiatori più o meno abusivi. In realtà queste genti sono qui per esprimere la loro protesta alla Corte Europea. Infatti numerosi cartelli, danno informazione e spiegano le azioni e motivi del loro gesto. Strasburgo è una città bellissima sita a metà strada tra Parigi e Praga, da sempre crocevia dell'Europa. Il suo nome in tedesco significa “borgo di strade”. Città aperta e cosmopolita, dove cattolici e protestanti vivono in armonia e pregano nella stessa cattedrale. Infatti il suo cosmopolitismo e la sua centralità sono stati alcuni dei motivi per cui si decise di farne, dal 1949, una delle capitali dell'Europa Unita. L'antico centro storico è situato su un'isola del fiume Ill e dominato dalla maestosa cattedrale gotica, che con la sua guglia di 142 metri, nel 1439, era l'edificio più alto del mondo.

In una parte dell'isola, l'antico quartiere di case a graticcio è il “Petite France”, un tempo ritrovo di pescatori, oggi sede di laboratori artigianali. Questo luogo, dove sembra che il tempo si sia fermato, con le sue stradine, i ponti turriti e i tetti a graticcio, è uno dei siti patrimonio dell'Umanità dell’Unesco. Strasburgo fu accampamento militare romano e la sua posizione strategica la fece diventare nel medioevo un importante centro commerciale. Grazie a questo, nel 1262, diventò una città libera del Sacro Romano Impero e ai giorni nostri Strasburgo è anche la città con il porto fluviale più importante della Francia. Un importante monumento cittadino è ai caduti di tutte le guerre e mostra una madre che regge i corpi di due figli, simboleggiando in questo modo la Francia e la Germania. Essi sono nudi, privi di qualsiasi divisa simbolo riconducibile ad una parte o all'altra. Nella zona ovest, i Ponts-Couverts, i ponti coperti, collegati dalle torri di guardia medievali e un tempo punti strategici sui quattro canali dell'Ill, danno accesso alla pittoresca Petit France.

La splendida Cattedrale di Notre-Dame è realizzata in arenaria. Un capolavoro di intrecci e ricami scolpiti nella pietra. In origine era prevista la costruzione di una guglia gemella sul lato opposto che non fu mai realizzata. Le bellissime vetrate riflettono la luce all'interno sotto forma di scintillii e bagliori. Nella piazza della cattedrale, la Maison Kammerzell, fu la residenza di un ricchissimo mercante, con la sua sontuosa facciata è oggi adibita a bellissimo ristorante! Altro posto da vedere è il Palais Rohan, un palazzo classico destinato ai principi-vescovi della città. Ora è sede di musei, tra cui, il museo delle belle arti è noto per i dipinti italiani da Giotto a Botticelli, Raffaello, Canaletto e Tiepolo. La città è poi una tipica città universitaria. Infatti dopo aver trovato un discreto hotel, quasi in centro, per pochi euro vado a mangiare alla mensa dei cattolici universitari. Dopo cena visito Strasburgo “by night” tra i suoi canali, orchestre di ogni genere, che vanno dal Blues ai ritmi africani. E per finire, in un coloratissimo negozio, compro dei saporiti biscotti.

Testo di Sandro Foti

Il viaggio continua:
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