A undici anni dall’antologica dedicata a Guido Pinzani (Firenze, 1939), la Galleria Open Art di Prato mette in mostra, dopo un’attenta selezione, circa trenta lavori, tra sculture in legno di grande formato (è recente l’acquisizione di una di queste da parte della Fondazione VAF per la collezione permanente del MART) e bronzi, ciascuno dei quali fuso in un unico, prezioso, esemplare. Saranno parte del percorso espositivo anche alcune opere protagoniste nel 2018 della mostra cinese di Pinzani presso lo Sculpture Museum di Qingdao, seconda città al mondo per estensione superficiale.

Dal 18 gennaio al 7 marzo 2020, la Galleria Open Art di Prato (Viale della Repubblica, 24) ospita la mostra “Guido Pinzani. La forma nel tempo della forma”.

In questa nuova antologica, sono soprattutto le opere di grande formato ad essere protagoniste, molte delle quali inedite, mai esposte o pubblicate prima, esemplari unici come sempre nella sua ricca produzione, opere che chiariscono e confermano l’immutabilità del suo percorso. Un percorso che, maturato nel flusso dei favolosi anni Sessanta, e dopo avere assorbito, e soggettivato la lezione informale, non si è mai allontanato da visioni attente ai temi della forma, dell’oggetto e dalla ricerca di un puntuale profilo estetico.

«L’opera di Guido Pinzani – spiega Maria Letizia Paiato – risponde in maniera autonoma e autorevole a una delle più tormentate domande dei secoli XX e XXI: che cos’è la scultura moderna? Una domanda che di converso rimbalza nell’attualità con una risposta che apre forse al quesito più corretto da porsi: non tanto che cos’è la scultura? Piuttosto chi è lo scultore oggi? Nella sua personale riorganizzazione della storia dell’arte, che guarda al primitivo, al mito, alla cultura orientale e occidentale, Guido Pinzani con le sue sculture definisce, oltre al concetto di forma nel tempo stesso della forma, anche e soprattutto chi è l’uomo, chi è l’artista e chi lo scultore».

L’inaugurazione si terrà sabato 18 gennaio alle ore 17.30, alla presenza dell’artista. Accompagna la mostra un catalogo bilingue edito da Carlo Cambi Editore, con un testo critico di Maria Letizia Paiato.