Relazioni e tensioni dinamiche tra corpo e materia caratterizzano l’esposizione personale dell’artista argentina Luciana Lamothe (1975), ospitata nella sede veneziana della Galleria Alberta Pane. La mostra è accompagnata da un testo critico della curatrice Ilaria Gianni.

Chiamata a rappresentare il suo paese alla 60ª Biennale di Venezia, Lamothe dimostra tutta la sua poliedricità con un’esposizione retrospettiva che, in dialogo con l’importante progetto installativo creato negli spazi dell’Arsenale, permette di addentrarsi in un universo artistico fatto di forme sinuose e ortogonali, organiche e al contempo architettoniche.

Folding Roads si snoda negli spazi della galleria lagunare mettendo in dialogo quattro corpi di opere principali: sculture, lavori su carta, fotografie e video realizzati nel corso dell’ultimo decennio. Attraverso diversi media, l’esposizione invita a esplorare la pratica di Luciana Lamothe, ponendo in particolare l’accento sulla costante relazione tensiva, empatica, sensibile e fisica tra corpo e materia che da molti anni caratterizza il suo lavoro.

Le sculture in mostra, fatte di materiali solidi e strutturali resi flessibili e mobili, sono infatti attivate dall’azione e percezione dello spettatore: in uno scambio osmotico, senza soluzione di continuità né gerarchia, il fruitore si trova coinvolto in una relazione con l’opera, vitale e destabilizzante, tra tensioni materiali e spaziali.

Si distinguono invece per la loro dimensione più intima le sculture della serie Adentro; delle maniglie che, persa la loro funzione, fanno della forza energica della distruzione il punto di partenza per un processo di trasformazione.

Richiamando visivamente e concettualmente le opere scultoree, i disegni esposti si caratterizzano per forme geometriche e curvilinee che coesistono tra ordine e casualità; attrezzi da lavoro e mani contornate a matita disegnano forme ambigue, che si combinano in un’infinità di soluzioni. Delicatezza e fragilità coabitano così con elementi geometrici, solidi e definiti in un insieme di tensioni dalle apparenze mutevoli, dietro cui l’azione è sottesa.

Corpo, mani e azione sono elementi ricorrenti anche nelle fotografie in mostra, che mettono in luce un aspetto performativo, talvolta anche vandalico e sovversivo, della pratica di Luciana Lamothe. Nelle serie Encd e Perspectiva le mani dell’artista, protagoniste, catturano la silhouette di un ignaro passante, che diventa complice di un’azione e proiezione di una idea. Nella più recente serie di autoritratti invece, Retrato Borde (2022), un riflesso effimero e transeunte in una pozzanghera urbana vede sovrapporsi, in guisa di Narciso, il corpo dell’artista con acqua e scarti urbani.

In un continuum di relazioni e corrispondenze, tra elementi vegetali, materiali e interventi dell’uomo, resti e detriti sono anche centrali nel video in mostra Caja Tarra Silla Marco del 2011, girato in un paesaggio rurale, in cui l’artista si muove, camera alla mano, tra scarti, natura e architetture industriali. Ma è nell’intrecciarsi fugace di dita che appare nel quasi impercettibile One Frame Life (2022) che, come Lamothe è solita fare con altri materiali, il medium artistico è portate al massimo della sua potenzialità attraverso le sue minime possibilità; un’opera che, annullando il movimento e impedendo la visione dell’immagine, riflette sulla fragilità dei materiali e sulla transitorietà del tempo.

In Folding Roads emerge quindi con forte evidenza la capacità trasversale di Luciana Lamothe di trattare diversi media e materiali. In modo particolare, è messa in luce la concezione di trans-materialità attraverso cui l’artista ripensa la condizione dei materiali stessi, concependoli come entità sensibili e in tensione. La comunione vitale tra corpo e materia resta essenza di un’importante ricerca, tra potenzialità e sensibilità dei materiali, qui presentata mediante installazioni, sculture, disegni e video realizzati nell’ultimo decennio.

Luciana Lamothe lavora con scultura, disegno, fotografia, video e, soprattutto, installazione. Il pubblico è invitato e al contempo sfidato a percorrere, attraversare e relazionarsi con le opere installative di Lamothe, che spesso provocano sensazioni di instabilità e vertigine, quale metafora della fragilità delle strutture socialmente stabilite. Nei suoi lavori un’estetica brutalista e minimale coesiste con forme delicate e sinuose, nate da materiali solidi e strutturali portati all’estremo delle loro potenzialità.

Lamothe è l'artista selezionata per rappresentare l'Argentina alla 60ª Esposizione Internazionale d'Arte de La Biennale di Venezia (2024). Le sue opere sono state esposte inoltre alla 11ª Biennale di Lione, alla 5ª Biennale di Berlino e alla 3ª Biennale di Montevideo. Il suo lavoro è stato mostrato a livello internazionale in istituzioni e appuntamenti quali Art Basel Miami Beach Meridians; Art Basel Cities, Buenos Aires; Kunstraum Kreuzberg/ Bethanien, Berlino; CGAC, Santiago de Compostela; La Maison Rouge-Fondation Antoine de Galbert, Parigi; Palais de Tokyo, Parigi; Da Maré Museum, Rio de Janeiro; Museo del Barrio, New York; MAMBA, Buenos Aires; Fundación PROA, Buenos Aires; MNBA, Buenos Aires.

Luciana Lamothe è inoltre stata Artist-in-Residence presso MANA Wynwood, Florida; Art Dubai, Dubai; Air Antwerp, Anversa; Skowhegan, Maine. Nel 2021 ha inoltre partecipato al programma Artist-in-Residence dell'Atelier NI di Marsiglia. L’artista è stata insignita del 1° Premio del Lichter Art Award, Francoforte; del 1° Premio dell'Itaú Cultural Award, Buenos Aires e nel 2011 è stata borsista dell’Artists Program dell'Universidad Torcuato Di Tella, Buenos Aires. Lamothe ha anche ricevuto, nel 2019, il Pollock-Krasner Grant for Artists dalla Pollock-Krasner Foundation di New York.

Le sue opere fanno parte di importanti collezioni private e pubbliche come il Centro Galego de Arte Contemporánea (CGAC), Santiago de Compostela; Fundación Itaú Cultural, Buenos Aires; Museo Arte Contemporáneo de la Provincia de Buenos Aires (MAR), Buenos Aires; Museo de Arte Contemporáneo de Rosario (Castagnino+MACRO), Santa Fe; Museo de Arte Moderno de Buenos Aires (MAMBA), Buenos Aires; Museum of Fine Arts (MFA), Texas; 21C Museum Hotels, Kentucky.