Prende il via al Teatro Olimpico di Vicenza il prossimo 18 settembre (prosegue fino al 16 ottobre), il 75° Ciclo di Spettacoli Classici, dal titolo “Domani nella battaglia pensa a me” e sotto la direzione artistica di Giancarlo Marinelli.

Il titolo della rassegna è un verso del “Riccardo III” di Shakespeare per questa nuova edizione dei Classici all’Olimpico, la quarta firmata dallo scrittore e regista Giancarlo Marinelli , che segna una tappa fondamentale nel percorso artistico e drammaturgico progettato per il teatro coperto più antico del mondo. I Classici di Marinelli hanno voluto raccontare, in questi anni travagliati, una storia che parte dalla ribellione degli uomini che si vogliono liberare dal giogo e dalla sudditanza agli dei, agli uomini che combattono l’uno contro l’altro per imporre la loro volontà e il loro arbitrio; sino alla solitudine, alla nevrosi dell’uomo moderno che, proclamatosi dio, se ne sta nel suo Olimpo, sovente infernale, a meditare sulla sua identità, sul suo tormento e sul senso del mondo.

L’edizione 2022 del Ciclo dei Classici è promossa dal Comune di Vicenza, Assessorato alla Cultura, in collaborazione con la Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza, e propone otto produzioni, di cui sei in prima nazionale - per una trentina di repliche sul palcoscenico del Teatro Olimpico e in alcune sedi storiche e monumentali della Città (la Basilica Palladiana, Palazzo Thiene, il Giardino del Teatro Olimpico, il Museo Naturalistico Archeologico di Santa Corona, oltre ad un progetto site specific per i siti Unesco del Veneto), un evento speciale sul teatro e la città, a cura dell’Accademia Olimpica con la partecipazione della Biblioteca Bertoliana, che si terrà in Basilica Palladiana, e un ciclo di incontri di approfondimento sui temi degli spettacoli e sui molteplici riferimenti letterari contenuti nelle drammaturgie (La Bertoliana per i Classici all’Olimpico).

Ma “Domani nella battaglia pensa a me” non è solo un verso del Bardo: è il titolo di un romanzo del 1994 dello scrittore spagnolo Javier Marías, un’opera e una storia vorticosa e straniante, un cortocircuito che immette direttamente nei territori del sogno e dell’incubo, sulla forza del ricordo come generatore di trame inaspettate, con citazioni che vanno per “gradi” - come quella shakespeariana che dà il titolo al romanzo ed al Ciclo dei Classici 2022 - per poter essere ricordati e diventare quindi immortali.

La rassegna al Teatro Olimpico “Domani nella battaglia pensa a me” si apre giovedì 22 settembre 2022 alle 21.00 con “Assassinio nella Cattedrale” il dramma di Thomas Stearns Eliot, mai rappresentato prima al Teatro Olimpico, per la regia di Guglielmo Ferro, una produzione Teatro ABC Produzioni in collaborazione con il Teatro Quirino di Roma, protagonisti Moni Ovadia, nel ruolo dell’Arcivescovo di Canterbury Thomas Becket e Marianella Bargilli. Il dramma è del 1935, ma venne costruito come una tragedia classica, una contrapposizione esemplare tra potere temporale e potere spirituale, con l’accettazione del martirio da parte dell’Arcivescovo a rappresentare una delle pagine più alte della letteratura tragica di tutti i tempi. A Moni Ovadia è affidato il canto desolato dell’eroe inglese “invaso” dalla fede cristiana, il lamento assoluto di un uomo indeciso tra abnegazione e incarnazione del Cristo, tra smania di potere e fede assoluta in Dio (repliche: venerdì 23 e sabato 24 settembre, alle ore 21.00).

Fa parte integrante del Ciclo dei Classici La Tragedia Innocente, il teatro classico portato in scena dai giovani e giovanissimi attori di Tema Cultura Academy, direzione artistica di Giovanna Cordova, coreografie di Silvia Bennett. Il titolo scelto per l’edizione 2022 dei Classici al Teatro Olimpico è “Romeo e Giulietta” liberamente tratto da William Shakespeare, in programma - in prima nazionale - domenica 25 settembre e domenica 2 ottobre alle 18.00. Il più celebre dramma dell’amore giovane e contrastato, è cristallizzato in un “fermo immagine” di pochi giorni, reso sulla scena da coppie di amanti di età diverse: bambini, adolescenti, giovani uomini e donne per raccontare quello stato d’innamoramento in cui tutto è assoluto, incosciente, straordinario; in uno svolgimento corale dell’azione, come in un caleidoscopio le parole dei vari protagonisti della tragedia rimbalzano da coppia a coppia intrecciandosi, scomponendosi e ricreandosi, in un’affermazione di esistenza attraverso l’amore ma che porta con sé l’idea stessa della fine. E un grande eroe tragico dominerà nel terzo titolo della rassegna: ”Prometeo” dal testo di Eschilo - ancora una prima nazionale - uno spettacolo di cui regia e drammaturgia sono di Gabriele Vacis, per la prima volta al Teatro Olimpico, con la collaborazione per scenofonia, luminismi e stile di Roberto Tarasco, in programma giovedì 29, venerdì 30 settembre e sabato 1 ottobre alle 21.00, una produzione del Ciclo Classici in coproduzione con CMC/Nidodiragno.

Prometeo è sempre stato il simbolo della ribellione, un personaggio amato dai giovani perché, come loro, non riesce a contenere i suoi sentimenti e la forza dei recinti stabiliti dalle convenzioni, un eroe che fa della sfida all’autorità costituita la sua condizione vitale. Ma è anche l’archetipo della conoscenza tecnologica e scientifica, liberata dalle catene della superstizione e dell’ignoranza. Così i giovani attori - al loro debutto nazionale sulla scena scamozziana - affrontano questo progetto con le parole di Eschilo, parole che attraversano i loro corpi senza mai rinunciare all’azione fisica, per arrivare alla danza e al suono che diventa canto. Canto del coro, come nella tradizione delle tragedie classiche, in cui i personaggi emergono dal coro senza mai separarsene. E in questa storia di un tempo giovane che parla di paura e del coraggio di affrontarla, “il Teatro Olimpico è il luogo ideale per mettere in scena una tragedia fatta di parola, azione e musica, senza nessun tipo di allestimento che non sia l’architettura palladiana, in qualche modo ‘originaria’ come il testo di Eschilo” ricorda Gabriele Vacis nelle sue note di regia.

E della sezione Off, è il quarto titolo del programma, una produzione del Teatro dei Borgia, compagnia con i suoi lavori di forte impegno civile e sociale. Da martedì 4 a domenica 9 ottobre alle 21.00, (mercoledì 5, venerdì 7 e domenica 9 ottobre in doppia recita con uno spettacolo anche alle 19.00) sarà in scena al Museo Naturalistico Archeologico di Santa Corona, il terzo titolo della loro trilogia del Trasporto dei Miti, ovvero “Filottete dimenticato” dal testo di Sofocle, parole di Fabrizio Sinisi, con Daniele Nuccetelli, consulenza clinica di Laura Bonanni, progetto e regia di Gianpiero Alighiero Borgia. L’intenso lavoro è costruito sul tabù della malattia, grande rimosso dalla prospettiva del mondo occidentale; e Filottete è il rimosso per eccellenza, l’espulso, il corpo dello scandalo. Il tema affrontato è quello dell’abbandono a causa di una malattia irreversibile come la demenza, e racconta lo strazio, la sopravvenuta inutilità sociale e la messa al bando dal mondo dei “normali”. Il teatro della tragedia non è la vicenda, la trama, ma l’esistenza stessa del personaggio: abbandonato, confinato nel recinto della sua malattia, Filottete non risponde più alle regole comprensibili della vita civile. E qui nasce la tragedia, piccola, domestica, familiare, in cui gli spettatori, come di consueto nelle drammaturgie della compagnia pugliese, partecipano alla vita del personaggio, coinvolti in un percorso esperienziale di rivivificazione del mito per condividere, in presa diretta, tutta la potenza del dramma.

Progetto speciale completamente inedito - inserito nella sezione Off del Ciclo Classici – è il quinto titolo, ovvero “Milk Wood” dal testo del grande poeta gallese Dylan Thomas (“Under Milk Wood” Sotto il bosco di latte, è il titolo del radiodramma uscito postumo con la sua voce nel 1954), un reading teatrale e poetico per celebrare l’Olimpico che si apre ad altri mondi, un festeggiamento gioioso progettato per i siti patrimonio dell’Unesco nel Veneto, una co-produzione Ciclo dei Classici e Arteven, che andrà in scena giovedì 6 ottobre in luoghi simbolo della Città, partendo dalla Basilica Palladiana, proseguendo per Palazzo Thiene e il Giardino del Teatro Olimpico, con una recita alle 19.00 e poi alle 20.00. Gli attori Jane Alexander, Giorgio Marchesi ed Emilio Solfrizzi - ciascuno nel suo “bosco” - interpreteranno i versi di Dylan Thomas, artista romantico e assoluto, precursore della Beat Generation, con l’idea di trasformare la Città e il paesaggio naturale in un grande teatro a cielo aperto. “Per fare questo, però, servono un testo e, insieme, un topos capaci di accoglierlo, di esserne, più che la cornice, il luogo, il palcoscenico ‘ideale’ per il suo inscenarsi. Non una maratona teatrale fine a se stessa; ma tramutare, nell’arco delle ore, il posto prescelto nell’esclusiva e unica dimora teatrale di un racconto che solo lì può essere narrato e solo in quel momento”. Di questo progetto di rigenerazione dei luoghi della Città attraverso la performance artistica degli attori, Vicenza sarà la capofila, con il suo patrimonio Unesco di ville e monumenti palladiani di cui il Teatro Olimpico fa parte dal 1994; le altre tappe di “Milk Wood” per i siti veneti della World Heritage List sono previste sabato 22 ottobre nel dolce paesaggio delle colline del Prosecco e sabato 29 ottobre nel panorama delle Dolomiti.

Venerdì 7, sabato 8 e domenica 9 ottobre al Teatro Olimpico alle 21.00, è la volta di “Histoire du Soldat” musica di Igor Stravinskij, libretto di Charles Ferdinand Ramuz, nella versione di Giancarlo Marinelli (è sua la regia), con Drusilla Foer, attrice icona di stile e di ironia che proprio dall’Olimpico ha lanciato l’anno passato la sua carriera di divina del palcoscenico, André De La Roche nei panni del Diavolo (e come coreografo) e Beatrice Venezi direttore d’orchestra tra i più acclamati a guidare la musica dal vivo, con la multivisione di Francesco Lopergolo. L’elegante spettacolo, che ha inaugurato il Ciclo dei Classici della scorsa stagione, una produzione del Ciclo Classici in collaborazione con Savà Produzioni Creative, sarà ripresentato al Teatro Olimpico per tre serate, su richiesta del pubblico. L’opera, scritta nel 1918 agli albori dell’epidemia di spagnola, è una storia di guerra che riflette il sentimento di perdita dei riferimenti e rappresenta una ricerca di senso nel tempo e nello spazio; una composizione di impatto fortissimo, “leggera, adatta a viaggiare nelle piazze” nell’idea di Stravinskij, con un’orchestrazione straordinaria e una drammaturgia di profonda introspezione.

Una nuovissima produzione sarà proposta invece venerdì 14, sabato 15 e domenica 16 ottobre al Teatro Olimpico alle 21.00, “La Voix Humaine” di Jean Cocteau con Sophie Duez nel ruolo che è stato di Anna Magnani, Anna Proclemer, Sophia Loren, Tilda Swinton (solo per citare i più iconici), regia di Giancarlo Marinelli, multivisione di Francesco Lopergolo. Lo spettacolo, prodotto dal Teatro Nazionale della Toscana “Porta d’Europa”-Teatro della Pergola di Firenze, il Nuovo Teatro Parioli di Roma, il Teatro Ghione di Roma, sarà presentato al Teatro Olimpico di Vicenza - in prima assoluta - per passare poi ad altri palcoscenici. Recitato in lingua originale, quindi in francese, con i sopratitoli in italiano, è una sorta di opera in prosa sul famosissimo monologo dell’abbandono, tutto al telefono, di una donna che parla per l’ultima volta con il suo amore perduto. Protagonisti la disperazione assoluta, e tutto il dipanarsi delle sue sfumature con lei, un personaggio senza nome, nella sua camera da letto, ed un cane che assume via via le sembianze di un lupo; lei che parla, soffre, scava le trame del suo dolore quasi guardandosi allo specchio, in una messa in scena che parte da quella solitudine per moltiplicarla all’infinito e per giungere ad una ricchezza estetica di elementi teatrali, in una fusione di discipline e modalità espressive che mira ad un risultato unico e irripetibile. “L’eroina di Cocteau diventa qui una creatura del tutto straordinaria: Marilyn che subisce l’abbandono di Kennedy, Afrodite lasciata da Zeus; il testo e la sua musica in presa diretta, (filo diretto si dovrebbe dire pensando al telefono), scavalcano la quarta parete. E in questa battaglia, il pubblico dovrà decidere a chi pensare; se a quella parte di sé che è stata abbandonata o a quella che ha abbandonato” spiega Marinelli nella presentazione del nuovo spettacolo.

Un titolo che ritorna, ma in veste inedita, per l’ultimo spettacolo del Ciclo Classici edizione 2022: è “Assassinio nella Cattedrale a Vicenza. Oratorio per Cacciafronte” una conferenza-spettacolo (una produzione Tema Cultura), inserita nella Tragedia Innocente, condotta da Antonio Stefani, giornalista e memoria storica del teatro vicentino e non solo, autore della ricostruzione storica, in programma sabato 15 ottobre alle 21.00 e domenica 16 ottobre alle 15.30 e alle 18.30 a Palazzo Thiene. L’Oratorio, testo di Antonio Stefani, riprende la vicenda, ambientata nella Vicenza medievale delle lotte per le investiture, dell’assassinio avvenuto nel 1184 nella Cattedrale della Città del vescovo-conte Giovanni Cacciafronte. Nato a Cremona nel 1125, divenuto monaco, il vescovo sostenne strenuamente la fedeltà al Papato e per questo fu esiliato dall’imperatore; nel 1179 fu inviato a Vicenza dove venne ucciso da un feudatario scomunicato per aver abusato dei beni messigli a disposizione dalla Chiesa. E anche qui, come nel dramma di T.S.Eliot, il testo e la sua resa drammaturgica diventano l’occasione per affrontare quello che è il tema di fondo che ha guidato il protagonista, fino al tragico epilogo: la fede intesa come “testimonianza di vita”. Una rassegna che muove tutta all’insegna della riflessione e di una possibile analisi sull’esistenza e le contraddizioni dell’uomo.